Com'è la Cina sullo schermo

Com'è la Cina sullo schermo Film cinesi dal '52 al '77 in rassegna alla mostra di Pesaro Com'è la Cina sullo schermo NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PESARO — C'è quasi un desiderio fisico di conoscere la realtà della Cina attraverso l'occhio del cinema. Un panorama, un atteggiamento degli attori, uno slogan dettato dallo speaker equivalgono subito a un'occasione per discutere. A volte ci si smarrisce nell'interpretare il significato che avrà una crocchia di capelli acconciata in una certa maniera, a volte si fa capannello per ricostruire l'itinerario d'una certa pattuglia in guerra. La mostra del nuovo cinema — con la retrospettiva 1952-1977 — costituisce davvero un osservatorio privilegiato. Ecco Tung Tsun-jui (1955) di Kuo Wej. Protagonista è un giovane di sedici anni che l'esercito rivoluzionario non arruola per la resistenza contro l'invasione giapponese. Armato d'un lungo fucile di modello scaduto, Tung Tsun-jui implora i miliziani di portarlo con loro: un sorriso, una promessa, sempre il rinvio alla migliore occasione. Gli stessi discorsi questo giovane battagliero scambierà con la sorella. Abbiamo quasi un andamento da commedia nella ripetizione della botta e risposta. Il dramma esplode con il conflitto civile e con l'invio del giovane in prima linea contro l'esercito di Ciang Kai-shek. Sempre vivace, sempre aggressivo, deve sopportare la duplice disciplina dell'esercito e del partito. Gli sono maestri alcuni capi partigiani destinati al sacrificio. Quando Tung Tsun-jui avrà capito la lezione, accetterà di morire volontariamente per la cau- òa. Piazza una carica di dinamite su un forte nemico e, perché non cada a terra disperdendone il potenziale, la tiene ferma con le mani sino all'ultimo. Un grido rompe il silenzio che segue all'esplosione: «Viva Tung Tsunjui. Viva la Cina libera». E' il ritratto d'un eroe positivo, l'indicazione per incanalare la propria personalità nell'alveo rivoluzionario. Un'altra indicazione (la preferita si direbbe) ha invece carattere collettivo: sempre nel 1956 Chao Ming gira / partigiani delle ferrovie. Un distaccamento di ferrovieri sabota l'avanzata dei giapponesi nel territorio nazionale. Salire sui convogli e scaricarne il materiale, colpire stazioni e binari, costringere magari a piccole perdite di tempo: le giornate dei ferrovieri partigiani sono ritmate da una serie infinita di operazioni d'ingegno e destrezza. Chi si perde, sarà sostituito e chi è impedito da ferite o tattiche prudenziali, fa dono ai compagni della propria esperienza. Come nel film precedente, la resistenza al Giappone si tramuta nella lotta contro i nazionalisti di Ciang Kai-shek. Noi, che abbiamo il ricordo del capolavoro La bataille du rail di René Clement, non ci entusiasmiamo all'impiego di modellini e alla ripetizione di parole d'ordine. Tuttavia l'applicazione feroce e determinata di commettere ogni giorno un nuovo attentato, un nuovo sabotaggio, suggerisce l'idea di un popolo in marcia e d'un rivolgimento in atto. Un passo indietro con // sacrificio di capodanno (1956) di Sang Hu tratto da una novella di Lu Shun. Siamo al principio del secolo, seguiamo le vicissitudini d'una vedova che, diventata proprietà della famiglia del marito, viene venduta a un brav'uomo solo. Un raggio d'amore illumina la povera vita della vedova: nasce un bimbo, il lavoro paga. Ma l'uomo che si è indebitato per il riscatto della vedova, muore di fatica e nello stesso giorno un lupo porta via il bambino. Considerata doppiamente impura, la vedova non riuscirà mai a dare la sua offerta sacrificale per la festa di Capodanno. Muore, sola, di fame e di freddo, il giorno d'un ennesimo lugubre Capodanno. Una voce fuori campo precisa che storie di questo stampo non sono destinate a ripetersi, oggi. La cinepresa è sempre immobile: i personaggi si muovono nella cornice d'un fumetto. La condanna del passato non risulta mai per via indiretta, basta sentire coloro che riacquistano la voce nel documentario La laringe artificiale. Sono lieti di potere «condannare personalmente» il revisionismo. Piero Perona

Persone citate: Chao Ming, Ciang Kai-shek, Piero Perona, René Clement, Sang, Tung, Tung Tsun-jui

Luoghi citati: Cina, Giappone, Pesaro