" Il perfido frate ha carpito la buona fede dell'avvocato Borgna di Borgomanero" di Clemente Granata

" Il perfido frate ha carpito la buona fede dell'avvocato Borgna di Borgomanero" L'arringa dell'avvocato Ravasio al processo delle Brigate rosse " Il perfido frate ha carpito la buona fede dell'avvocato Borgna di Borgomanero" L'imputato, che deve vati - « Non è Br; ha rispondere di partecipazione a banda armata, avrebbe messo in contatto il Girotto con il Lepeccato di ingenuità » - L'avv. Bianca Guidetti Serra ha difeso appassionatamente «nonna Mao» Da una parte c'è Girotto, il male assoluto; dall'altra le sue vittime, quali il sindacalista Caldi o l'avvocato Riccardo Borgna di Borgomanero, persone che forse hanno peccato di «ingenuità» o di «leggerezza», ma i cui nobili sentimenti fondati sull'altruismo, sulla «partecipazione ai problemi esistenziali», non possono essere messi in dubbio. Così, basando buona parte della sua arringa di quasi quattro ore sul presupposti di una distinzione manichea fra «traditori» («Girotto è un Giuda») e traditi, perversi e generosi, «vanesii, millantatori, superbi, carogne, che di strada ne hanno fatta parecchia» e uomini colti, sensibili, raffinati, l'avvocato Giuseppe Ravasio di Novara ha chiesto ieri mattina ai giudici di assolvere Borgna dall'accusa di partecipazione alle Brigate rosse (il p.m. Moschella aveva proposto la condanna a tre anni). Ravasio in sostanza (e bisogna dargli atto che come difensore non poteva comportarsi in modo diverso) non si è lasciato sfuggire l'occasione di battere sul tasto della presunta immoralità del personaggio Girotto per infirmarne tutta la testimonianza, che si traduce in atto d'accusa contro il «gruppo di Borgomanero», da Caldi, a Borgna, a Levati. E' proprio ciò che il giudice istruttore Caselli considera «falso problema». Girotto, secondo l'accusa, può essere presentato, a seconda dei punti di vista, demone, provocatore, individuo assetato di denaro o uomo che ha combattuto le Br per quelle «ragioni ideo- logiche», per quell'«inimicizia militante» di cui parla lo stesso «frate mitra». Girotto pub essere tutto ciò o anche peggiore o migliore di questo ritratto, ma il risultato non cambia: il problema dell'immoralità non va confuso con quello dell'attendibilità, fondandosi quest'ultima su ben altri «criteri obiettivi», che non le parole dell'ex rapinatore, frate, guerrigliero, agente infiltrato. Semmai potrebbe sorgere l'interrogativo se una persona dotata esclusivamente di quelle «qualità esemplari», di cui la difesa del «gruppo di Borgomanero» lamenta l'assenza, fosse adatta ad infiltrarsi nell eBr che «non sono una banda da convertire con predicozzi» e a far scattare le manette ai polsi di Curcio e Pranceschini. Girotto, dunque, tuona Ravasio nell'aula dell'ex caserma Lamarmora, è talmente perfido che «sarebbe meglio non fosse mai nato» (considerazione, che, crediamo, condividono anche i «capi storici» delle Br). Egli, dice il legale, ha carpito la buona fede di Borgna. In qual modo? Presentandosi all'avvocato di Borgomanero come perseguitato dai fascisti, bisognoso di aluto e di risolvere la propria posizione personale. E Borgna, il cui padre in tempo di guerra subì proprio quelle persecuzioni, era tutt'altro che insensibile a slmili situazioni, tanto più che Girotto, presentatogli da Caldi, era circondato dall'aureola del combattente per cause giuste, in difesa degli oppressi. Scatta quindi, sostiene Ravasio, la trappola tesa da «frate mitra». Borgna non è delle Br, ha ifeso una volta Buonavita in pretura per una causa di poco conto, non ha stabili rapporti con il medico Levati, ma di fronte alle insistenze di Girotto telefona allo stesso Levati e procura il contatto tra i due. Una leggerezza? Certo, dice Ravasio, ma è leggerezza già pagata cara. Per Borgna non c'è nient'altro. Di parere diverso, ovviamente, il giudice Caselli, che nell'ordinanza di rinvio a giudizio sostiene: «L'iniziativa del Borgna per far la conoscenza del Girotto, la sua affermazione di essere certo di poter "introdurre" il Girotto nelle Br, la possibilità, affermata dal Borgna di usufruire all'occorrenza anche di canali diversi dal Levati (Ravasio nega però che Borgna lo abbia detto, n.d.r.), gli accenni a possibili prossime azioni delle Br nella Rhodiatoce, sono tutti elementi che provano una concreta partecipazione del Bor¬ gna alle Br». E poi, aggiunge Caselli, c'è l'elemento insuperabile rappresentato dal fatto che al termine della catena Caldi - Borgna Levati - Lazagna, Girotto incontra nientemeno che Renato Curdo (è il 28 luglio 1974). L'udienza è proseguita nel pomeriggio con le arringhe di tre avvocatesse: Anna Rosa Oddone per gl'imputati Poppino Muraca e Paolo Raffaele; Anna Fusari per Giovanna Legoratto e Bianca Guidetti Serra per Francesco e Giacomo Cattaneo, Pietro Sabatino e Cesarina Carletti («nonna Mao»). Le legali hanno insistito nel rilevare la mancanza di prove per la partecipazione degli imputati alla banda armata. Come tesi subordinata l'avvocatessa Oddone ha proposto per Muraca e Raffaele (accusati di aver diffuso con un altoparlante un messaggio che esaltava il sequestro del magistrato Sossi) la concessione dell'attenuante del «particolare valore morale e sociale». Particolarmente appassionata l'arringa della Guidetti Serra per il Sabatino e la Carletti (anche il p.m. ha chiesto la loro assoluzione). «Hanno sempre pagato dt persona per le proprie convinzioni e la Carletti fu anche torturata e deportata dal nazisti in un campo di concentramento». Barbaro ha definito l'intervento delia Guidetti Serra «un segno di civiltà giudiziaria». Oggi, con la difesa di Levati, è ancora di scena il «gruppo di Borgomanero». Clemente Granata Gli avv. Giuseppe Ravasio, Anna Rosa Addone, Anna Fusari, Bianca Guidetti Serra

Luoghi citati: Borgomanero, Novara