Quando ragazzo cercavo lavoro nella mia Londra

Quando ragazzo cercavo lavoro nella mia Londra Quando ragazzo cercavo lavoro nella mia Londra PETER NICHOLS Solo una volta in vita mia mi è capitato di passeggiare per le strade di Londra cercando un lavoro. E' successo molti anni fa fra l'Università e il mio varo nel giornalismo quando il Paese stava subendo ancora un'austerità rigorosa: non conosceva nemmeno i Beatles, per non parlare dei Punk che figurano nel finale del ritratto di Londra visto recentemente alla televisione nel programma «Come mai». L'episodio raccontato è stato veramente vissuto dal protagonista, Danilo Moroni (un giovane che rassomiglia un po' a George Harrison, il più mistico dei Beatles), che andava a Londra cercando lavoro e libertà. Aveva più o meno la stessa età che avevo io quando l'anticipavo sulla stessa strada. Mi ricordo bene ancora con che amarezza sentii il netto rifiuto del funzionario municipale nel considerare la mia richiesta per un lavoro che mi sembrava così attraente, quello di assistente-giardiniere a Kensington Gardens. Era la mia prima esperienza pratica della mancanza in questo mondo di una vera uguaglianza dei diritti, dato che un cosiddetto intellettuale non poteva pretendere di fare dei discorsi con le piante e con gli alberi dei parchi londinesi. Fu una lezione amara per un convinto socialista. Rassegnato, feci un giro delle più importanti librerie del centro di Londra, chiedendo — quasi come un diritto — un posto di lavoro. Questa volta il ragionamento era diverso ma ugualmente negativo: mi mancava qualsiasi preparazione commerciale. Danilo incontra le stesse difficoltà ma ancora aggravate: è straniero; e questo vuol dire non soltanto che non troverà un lavoro serio ma che sarà spesso giudicato come un incapace e persino un immorale. Un esempio è la scena della poliziotta che lo sgrida perché vuol attraversare la strada quando il semaforo rimane rosso: la donna rimprovera non soltanto per quello che sta facendo ma anche perché non è inglese. L'unico inglese che dimostra comprensione è un ubriaco. La ragazza che trova è stucchevole e golosa, specialmente nelle sue richieste sessuali. Tra il puritanesimo inglese e le uscite libertarie lui si trova più « costretto » di prima. L'unico simbolo per bene è la figura della regina (immaginaria naturalmente) che vede, passeggiando, sola nei supermarkets e nella metropolitana. Non mi ricordo di aver visto la regina durante le mie peregrinazioni un quarto di secolo fa — tranne che nel corteo dell'incoronazione. Poi, l'innegabile sentimento verso gli stranieri esisteva, sì, ma senza cattiveria. Era ancora così ovvio agli inglesi che valevano più di tutti gli altri che non c'era bisogno di trattare male gli altri. Una canzone di quei tempi solo parzialmente ironica, diceva: « The Englisli, the English, the English are best, i wouldn't give tuppence for ali of the resi ». I Punk ovviamente erano impensabili e nessuno poteva prevedere la loro apparizione. Forse sono adesso troppo lontano, in termini di tempo, dalla Londra dell'incoronazione. Credo anche che Danilo Moroni, nonostante il fatto meritorio di aver sottolineato certi elementi nel carattere inglese normalmente meno osservati, perda una visione più vasta perché troppo vicino, in termini attuali, a certi fenomeni più recenti e — speriamo almeno — passeggeri nella vita della patria dei Beatles e dei posti di lavoro privilegiati nei bei parchi londinesi.

Persone citate: Danilo Moroni, George Harrison, Punk

Luoghi citati: Londra