Sì, no: la gente, i partiti e la voglia di normalità

Sì, no: la gente, i partiti e la voglia di normalità Sì, no: la gente, i partiti e la voglia di normalità A una settimana dal voto, la campagna per i referendum non è ancora veramente esplosa. Finora, l'atteggiamento più diffuso può riassumersi in poche frasi: « che cosa dice veramente la legge Reale? »; « come facciamo a decìdere se è buona o cattiva? »; « dobbiamo davvero finanziare con i nostri soldi i partiti, come chiedono loro? »; « non penseranno poi ai loro interessi, più che a governare bene il Paese? ». In questi e altri simili discorsi, che tutti ascoltiamo, si esprime quel diffuso malumore verso « il potere », che « il potere » ha coltivato negli anni con i suoi sbagli. A sentir parlare la gente si direbbe che l'Italia sia fatta, sì, di democristiani, comunisti, socialisti ecc., ma di democristiani riluttanti, di comunisti critici, e così via: il che non è poi tanto strano. Si vedrà solo alla prova del voto (di un voto che pochi sentono come « vitale ») se prevarrà la fedeltà al partito o l'umore di protesta, un po' giustamente critica e un po' qualunquistica, che è così diffuso. I partiti, con le note poche eccezioni, dicono concordi: votate no. Ma l'« umore » può indurre a votare sì, magari per « dare una lezione » ai partiti (« comunque, dei no ce ne saranno tanti... »). Abbiamo già cercato di spiegare perché a noi sembri che « dare una lezione » possa essere un gusto un po' costoso. Chi d'istinto va verso un « sì punitivo » deve meditare sul calore con cui raccomandano il « sì » l'estremismo dì sinistra e i neofascisti; avrà pure un significato che siano così accanitamente per il « sì » partiti che certo tutto vogliono, meno il risanamento della democrazia. Queste stesse forze, col loro ostruzionismo in Parlamento, hanno impedito che la « nuova legge Reale », già varata dal Senato e che perciò già esiste, passasse anche alla Camera in tempo per rendere inutile il referendum. Che senso avrebbe premiare col sì abolizionista quei partiti che, per opposti motivi, hanno impedito la revisione della legge, e punire gli altri che si erano impegnati a farla? * * Sul voto influiranno molte considerazioni semplici ed istintive. Nel giudizio prò o contro l'abolizione della legge per il finanziamento pubblico dei partiti peserà il giudizio globale che l'elettorato dà sul mondo dei partiti e sul loro « rinnovamento », come sulla serietà dei processi penali in corso per punire ì colpevoli dei casi di corruzione (che il mancato ìuiduziamento pubblico favoriva), e la fiducia o meno nel fatto che i partiti, ora che siamo noi a finanziarli, righeranno diritto. Noi non abbiamo dubbi che questa legge è molto importante per favorire la pulizia morale nel mondo della politica, come per affrancare i partiti dai finanziatori interni o stranieri e dai loro condizionamenti. La legge non ha fatto scomparire per magia il pericolo della corruzione: l'elettore dovrà tenere sempre gli occhi aperti, gli onesti dovranno non rimanere in disparte (e lamentarsi), ma occuparsi attivamente di politica. Certo è però che questa legge aiuta i politici onesti. Circa la legge Beale, nella difficoltà di esprimere un giudizio di dettaglio sui singoli articoli (o su quelli « migliorativi» della nuova legge), l'elettore si lascerà probabilmente guidare da alcune valutazioni globali: il cittadino medio, rispettoso della legge, si sente minacciato o protetto dalle disposizioni, già in vigore da tempo e di cui quindi conosce grosso modo gli effetti, che hanno rafforzato i poteri della polizia? La ricchissima cronaca della criminalità politica gli ha dato l'impressione che questi poteri siano eccessivi, o giusti, o magari ancora troppo limitati? Si sente, il cittadino medio, più in pericolo per la minaccia della violenza anarchica e terroristica, o per i pericoli di una repressione esagerata? Se si fosse votato all'indomani dell'atroce assassinio di Mrtzlpssiptmadvrpc Moro vi sarebbe stato, sicuramente, un « no » plebiscitario alla proposta di abolizione della legge Reale. Ma la violenza politica, anche se purtroppo è tutt'altro che scomparsa, è diminuita (il silenzio delle pistole Br è il loro modo di «fare campagna per il sì »?), e per fortuna noi tutti tendiamo a dimenticare presto le nostre angosce: già quasi ci domandiamo se non abbiamo forse vissuto un incubo passeggero... Così, non è escluso che proprio il profondo desiderio di normalità, il bisogno di credere nella normalità, giuochino a favore dei sì. *★ L'invito a dire « sì » alla proposta di abolizione della legge Reale è sostenuto anche da persone eccellenti, con argomentazioni almeno in parte valide: tanto valide che proprio per questo i partiti stavano correggendo la vecchia legge e avevano quasi condotto in porto quella nuova. Accade perciò una cosa strana: che il voto sulla « legge Reale », favorevole o contrario, sarà comunque privo di qualsiasi effetto sulla legge futura, che sarà appunto quella nuova e non quella su cui si vota. Il voto avrà invece un notevole significato politico generale, di plebiscito prò o contro « i partiti », prò o contro il principio di una certa severità nella repressione dell'estremismo violento. Noi, da sempre contrari alle « leggi speciali », ed essendo convinti che la legge Reale com'è, e più ancora come sarà una volta corretta, rimanga ampiamente nell'ambito di una risposta correttamente democratica alla minaccia gravissima dell'eversione, invitiamo al « no » anche per quelle valutazioni politiche generali che abbiamo indicato. Ma alla fin fine, dette le nostre ragioni e riferite quelle degli altri, fatti parlare i partiti, pubblicati (come faremo nei prossimi giorni) testi e spiegazioni, sarà l'elettore a dover'decidere con la sua testa. Abbiamo fiducia nel suo buon senso e certo non ci lamenteremo se il voto avverrà — speriamolo — in giornate meno tese di quelle recenti (ma attenti a non avere la memoria troppo corta). Il bisogno di normalità è fortissimo, si esprime prepotente in pacifiche esplosioni di socialità — sia l'adunata degli Alpini nella « rossa Modena», o la strepitosa Stratorino, o i festeggiamenti col tricolore per una sudata vittoria degli Azzurri al « mundia'i » — e ci sembrano sintomi non di una « patologia dell'evasione », ma di una tenace fisiologia della normalità, segni di quanto sia forte il voler « vivere insieme » e tenaci i tessuti connettivi di questa società, nonostante drammi e lacerazioni. Vanno nella stessa direzione anche fatti politici, come certe inaspettate convergenze e tendenze solidaristiche, in vista di difficili scelte politiche o economiche o sindacali, tra leaders del mondo del lavoro e imprenditori, o tra partiti di segno opposto. Ci appaiono questi come segni di una volontà di rinnovamento e ritrovamento che è anch'essa tipica di questo, per tanti aspetti così drammatico, 1978.

Persone citate: Beale

Luoghi citati: Italia, Modena