Musica, e arresti

Musica, e arresti Musica, e arresti Il nostro collaboratore Paolo Barile è, fra l'altro, vicepresidente del Teatro Comunale di Firenze. Anche In tale sua qualità, egli ci manda le seguenti osservazioni. Gli arresti per quello che viene chiamato lo scandalo degli enti lirici hanno portato cittadini integerrimi (fino a prova contraria: la presunzione costituzionale di non colpevolezza vale fino alla condanna definitiva), finissimi musicisti, intellettuali di alto pregio a raggiungere a Regina Coeli, in isolamento, ladri e stupratori. La stupefacente vicenda poggia per intero sul divieto delle agenzie per le scritture degli artisti lirici e musicisti contenuto nella legge n. 800/1967: infatti, i reati di corruzione, interesse privato in atti d'ufficio, concussione e truffa in danno dello Stato presuppongono necessariamente la contravvenzione alle disposizioni di quella legge. Solo grazie all'elusione del divieto d'intermediazione, dicono le imputazioni, è stato possibile commettere atti di corruzione (vantaggi economici fruiti dagli agenti defalcando somme dai compensi destinati agli artisti), d'interesse privato (favori che un soprintendente fa all'altro nello scambio degli artisti), di concussione (scrittura degli artisti solo dietro imposizione del tramite di agenzia), di truffa allo Stato (aumento dei cachets per effetto delle percentuali dovute alle agenzie). Ora, a prescindere da ogni valutazione specifica intorno alla fantasia di simili ipotesi di reato, è chiaro che se la norma che è all'origine di tutti questi castelli di accuse venisse abrogata, i castelli cadrebbero al suolo senza fallo. Che aspetta il governo ad abrogarla per decreto-legge? Essa avrebbe dovuto funzionare a condizione che venissero creati organismi pubblici in sostituzione delle agenzie private. Il governo non li ha creati: il presupposto della norma non si è quindi verificato. L'abrogazione di essa è un dovere primario, morale ancor prima che politico. E lo strumento del decreto-legge si impone, data la necessità e l'urgenza di fronteggiare quella che obiettivamente si presenta come una destabilizzazione delle nostre più importanti strutture musicali, un «attacco al cuore» non dell'apparato dello Stato, ma della comunità che attraverso la musica esprime la sua eterna poesia, la sua ansia di pace fra gli uomini. Vorrei aggiungere una seconda considerazione. La carcera-

Persone citate: Paolo Barile

Luoghi citati: Firenze