Referendum Perché dico sì di Vittorio Gorresio

Referendum Perché dico sì Lettera al direttore Referendum Perché dico sì Caro Direttore, il titolo dato, su La Stampa del 30 maggio, alla lettera del senatore Luigi Anderlini in risposta a Vittorio Gorresio (Perché diciamo no ai referendum) non è, certamente, opera di Anderlini. Ma poiché, come noto, il senatore Anderlini appartiene al gruppo parlamentare della sinistra indipendente e ne è, anzi, il presidente, quel titolo può ingenerare confusioni, e cioè indurre il lettore a pensare che tutto il gruppo sia attestato sulle posizioni di Anderlini. La realtà è diversa: non tutti i senatori della sinistra indipendente sono schierati, una voce dicentes, per il «no» all'abrogazione della legge Reale (soltanto di questo referendum parla Anderlini, e soltanto di questo perciò intendo parlare). Io sono per il «sì» all'abrogazione, e già ne ho espresse le motivazioni, che qui mi pare superfluo ribadire. Mi limiterò ad osservare, brevissimamente, che non vedo i «guasti» che, secondo Anderlini, conseguirebbero all'abrogazione della legge Reale (una legge, vai la pena di ricordare, che non ha certamente debellato la criminalità comune e politica, ma ha prodotto «guasti» e favorito abusi che sono nel ricordo di tutti, e ha lasciato tanti morti, anche fra le forze di polizia, sulle strade di questa nostra Repubblica!), né il baratro di cui tanto si parla, e cioè il «vuoto legislativo» che si aprirebbe: quando è chiaro (a parte ogni considerazione sulla possibilità, per un Parlamento che lavori, di apprestare, anche — perché no? — in estate, una nuova e migliore legge) che nonostante l'eventuale abrogazione della legge Reale non sarebbe certamente riconosciuta ai criminali la libertà di delinquere, perché riprenderebbero vita pur sempre le disposizioni penali alla legge Reale preesistenti. Cordialmente, sen. C. Galante Garrone

Persone citate: Anderlini, Galante Garrone, Luigi Anderlini