Un "oggetto misterioso,, per salvare l'agricoltura

Un "oggetto misterioso,, per salvare l'agricoltura Si parla di una nuova Finanziaria Un "oggetto misterioso,, per salvare l'agricoltura ROMA — E' stata convocata per giovedì pomeriggio una riunione fra i partiti della maggioranza per discutere la proposta di istituire un ente che si occupi dello sviluppo del settore agricolo-alimentare o di raggruppare, quanto meno, in un'unica società finanziaria le partecipazioni industriali detenute dalle imprese pubbliche e che oggi sono in parte in seno all'Iri, tramite la Sme, in parte presso l'Efim, tramite la Sopal. L'ente o la finanziaria di cui si parla appartiene alla categoria degli oggetti misteriosi della vita politica italiana: nessuno, né in seno al governo ove — si dice — l'idea ha dei formidabili patrocinatori, né in seno ai partiti che vi si dichiarano favorevoli, ha mai fornito risposta ad alcune domande che si direbbero preliminari a qualsiasi ulteriore discussione: quali compiti esatti debba svolgere l'ente, quale struttura esso debba avere, quale sia l'onere prevedibile che esso comporta e quali probabilità vi siano che non si tratti di una spesa a fondo perduto. Le finalità Per quanto se ne può comprendere, l'esigenza di un ente agricolo alimentare nasce dalla considerazione, in sé esatta, che l'agricoltura italiana versa in una condizione di non particolare floridità, che una industria alimentare moderna favorirebbe una certa razionalizzazione nell'agricoltura e che tale razionalizzazione probabilmente ridurrebbe le importazioni di prodotti delle industrie alimentari e magari anche di prodotti strettamente agricoli come risultato indiretto della razionalizzazione delle strutture nell'agricoltura. Si può convenire, penso, su queste considerazioni anche se molti esperti, per esempio il prof. Sicca, dell'Università di Napoli, e il prof. Romano Prodi, dell'Università di Bologna, hanno rilevato in più occasioni che le trasformazioni industriali interessano una quota percentualmente modesta della produzione agricola, cosicché da un forte rilancio dell'industria alimentare non seguirebbe un particolare sollievo delle condizioni dell'agricoltura italiana o un particolarmente for¬ te stimolo alla sua razionalizzazione. Ma il punto è un altro: cioè quali garanzie vi sono che un ente pubblico (con la tradizione non particolarmente brillante del nostro Paese in questo campo) saprebbe mettere in moto questo processo di razionalizzazione? Basta, cioè, la speranza di un qualche vantaggio produttivo nel campo dell'agricoltura a giustificare l'istituzione di un nuovo ente o la costituzione di una nuova società finanziaria? Potrebbe bastare ove si potesse chiarire che cosa dovrebbe esattamente fare l'ente e con quali mezzi, non invece se non esista alcuna plausibile individuazione di compiti, strutture e mezzi. Per quanto riguarda ciò che l'ente dovrebbe fare, ci si deve riferire a quanto il settore pubblico già fa in questo campo. Nel settore alimentare operano, come si è detto, sia l'Iri che l'Efim, tramite le società finanziarie Sme e Sopal. Né la prima, né la seconda possono, a dire il vero, essere considerate un modello di intervento razionalizzatore dell'attività agricola. La Sme raccoglie imprese fra loro molto diverse, di cui alcune guadagnano qualcosa, talvolta importando i prodotti agricoli da conservare o da trasformare dall'estero, altre perdono. Nel complesso la parte alimentare della Sme, grazie soprattutto a una iniziativa posseduta a metà con un industriale privato che probabilmente sarebbe assai poco incline a partecipare alla avventura di un nuovo ente agricolo-alimentare politicizzato e mal gestito come probabilmente sarebbe, sopravvive alla meno peggio. La Sopal invece, di cui mi sono occupato in varie occasioni su questo giornale, raggruppa un bel numero di società che operano nei campi più disparati, ma che hanno in comune la capacità di perdere, dando occupazione a non più di tremila dipendenti, alcune decine di miliardi all'anno (mi si dice che nel '77 la perdita sia stata pari a soli 16 miliardi, segno per qualcuno di riconquistata salute). L'ente o la finanziaria dovrebbero mettere insieme queste due realtà disparate e nessuno è mai riuscito a spiegare esattamente per quale motivo non dovrebbe verificarsi ciò che avviene quando si mettono insieme aziende che hanno ciascuna proprie difficoltà, cioè un aumento delle perdite oltre la somma delle perdite rispettive. Se i partiti della maggioranza che oggi si riuniscono per discutere del problema vogliono degli esempi a questo proposito, pensino alla fusione Montecatini-Edison, a quella fra Rhodiatoce e Chàtillon e, per restare al settore alimentare, a quella fra Motta e Alemagna, da cui è nata prima, e morta poi, l'Unidal. I precedenti Per questo motivo pare lecita la terza domanda: come dovrebbe funzionare l'ente o la nuova finanziaria? Metterebbe insieme Sopal e Sme limitandosi a gestirne le probabili accresciute perdite o amplierebbe le sue competenze a molti altri campi di intervento agricolo e industriale, generando perdite, guai, errori di ogni genere? E in ogni caso quanto costerebbe allo Stato quest'opera, ivi comprendendosi la necessità di indennizzare i soci privati della Sme che cercherebbero di defilarsi al più presto da questa specie di Egam alimentare? Se vi fossero risposte chiare ed analitiche a questi quesiti basate su osservazioni di semplice consenso si potrebbe cominciare a discutere l'idea dell'ente agricolo-alimentare. In questo caso, non si tratterebbe di arrivare in tutta fretta a una legge, bensì si dovrebbe cominciare a fare un serio studio di fattibilità del progetto. Ove, come è in questo caso, le risposte non vi l'ossero, la risposta deve essere negativa. Non è il caso, a me sembra, di ripetere in campo alimentare la vicenda della legge sull'Egam, di cui il Parlamento si è dovuto occupare qualche giorno fa, che prevede una spesa di oltre 1200 miliardi, e della cui destinazione effettiva nulla si sa ma che tutti, dal ministro proponente ai partiti che hanno votato la legge, sanno bene saranno gettati al vento. Un tempo si diceva che una volta all'anno sono lecite le follie: la quota di quest'anno risulta già ampiamente coperta. Giorgio La Malfa

Persone citate: Alemagna, Giorgio La Malfa, Motta, Romano Prodi, Sicca

Luoghi citati: Napoli, Roma