Sulle Br, l'intellettuale da scheda bianca

Sulle Br, l'intellettuale da scheda bianca Lo scrittore Carlo Castellaneta e l'aspra polemica della "latitanza Sulle Br, l'intellettuale da scheda bianca Un fenomeno che mi sembra tipico dei nostri giorni, e forse anche di quelli che verranno, è l'assoluta mancanza di profeti, di guide, di maestri capaci di vaticinare il domani e di leggerlo nell'oggi. E' un dato di fatto che dovrebbe essere acquisito dalla coscienza pubblica, e invece l'uomo della strada (o quanto meno i giornali che suppongono di interpretarne i bisogni) ad ogni occasione va a bussare alla porta dell'intellettuale. Chi scrive (si pensa ancora, con innocenza) ha in pugno le chiavi del mondo, immagina e intuisce, analizza e giudica. Sembra impossibile, quasi, che costui non sia in grado di intravedere per primo la linea di sviluppo globale del domani, rispondere alle domande che ci assillano, e soprattutto ad una: in quale società vivranno i nostri figli, considerate le condizioni generali del mondo? Un tempo, forse, è esistito chi sapeva dare questo tipo di risposta: l'uomo di Stato, il sacerdote dal pulpito, il poeta venerato come classico. Ma quale scrittore potrebbe oggi arrogarsi questo diritto? Nessuno di noi conosce più, nemmeno nei libri che scrive, la fine delle sue storie. Lascia che sia il j lettore a immaginare una I conclusione, e a trarne una {morale, se c'è da trarla. Insomma. mai come ades- !so, l'intellettuale si è trovato !sgomento e disarmato, capa- !ce soltanto di aggiungere do- jmande alle domande, anzi- Iche formulare risposte at- Ifendibili. Come dire che ormai l'orologio del Tempo cammina più veloce dell'orologio del Poeta, perché la realtà ha superato l'immaginazione. Non parliamo dei Vati, che hanno fatto tutti una brutta fine. Eppure questo mito, dell'intellettuale demiurgo, resiste all'usura, anzi caparbiamente chiede di rinnovarsi. C'è una conquista tecnologica o un delitto di tipo nuovo? Si chieda all'intellettuale cosa ne pensa. Aumenta il prezzo dell'oro o diminuiscono le vocazioni religiose? Lo Scrittore dica la sua, qualunque stupidaggine sembrerà divinatoria. Di recente, invece, lo Scrittore è stato fatto oggetto di aspre rampogne perché, nel caos delle drammatiche vicende terroristiche, questa volta ha preferito astenersi, mandare scheda bianca, non farsi trovare al telefono. Ma una volta tanto il suo intervento avrebbe avuto un senso. Ecco, in parole povere, la domanda che fa l'uomo della strada: — Se è vero che siete di sinistra, voialtri scrittori e intellettuali, da che parte state in tutta questa storia? «Né con lo Stato né con le Brigare rosse» hanno già risposto Moravia e Sciascia. E Montale ha aggiunto: «Non vale la pena di rischiare la propria vita per questo Paese...». Nessuno che abbia detto: io sono con voi; oppure: io sono contro di voi. Niente. Ognuno cerca di salvarsi l'anima, eterno peccato del letterato italiano, scegliendo di non scegliere. Non si sa mai, meglio essere prudenti. Ma a parte i rischi fisici immediati, dove li mettiamo i rischi della posterità? E se le Brigate rosse fossero gli sconfitti di oggi ma -.-taciteli di domani? Non è bello coi posteri sembrare reazionari, potrei essere cancellato dai programmi scolastici, il , giorno che Curcio sembrerà I Gaetano Bresci! I Sono ipotesi e domande a j cui ho dovuto rispondere, ! nei giorni scorsi, durante j incontri con studenti liceali. | — Puoi spiegarci — mi : chiedevano — qua! è oggi il \ ruolo dell'intellettuale? | Così ho spiegato loro che ' l'unica forma di impegno ! che ci è rimasta è forse quel- ì la di dire la verità. Dirla nei i libri che scriviamo, ma dirla j anche con le scelte pubbli- | che, quando viene il momento. Non è facile, certo, perché l'intellettuale è un uomo senza identità sociale, la sua figura è un ibrido fra il predicatore e l'entomologo, tra il poeta e il copywriter. Ma dove sta la verità, quando si parla di rivoluzione? Non a caso viviamo in anni dove la confusione ideologica è giunta al massimo, per cui c'è qualche speranza che si migliori. E poi lo Scrittore è stato, per storia ma anche per inclinazic- ne, il giullare del Re. Fosse monaco benedettino o poeta di corte, era un uomo tate- grato, in sintonia col potere, figlio della classe dominan te. Dunque, se lo scrittore di oggi è un borghese riformi sta è perché, ancora una vol ta classe egemone, cioè della piccola-media borghesia, Detto questo, come è pos sibile pretendere dallo serri tore quella visione profetica, quella lungimiranza fiam meggiante che dovrebbero egli è espressione della contraddistinguerlo dalle masse? Abbiate pazienza, ma anche lo scrittore è uomo-massa, inerme tra gli inermi, inetto tra gli inetti. La sua viltà anzi è proverbiale, e basta vedere il comportamento degli intellettuali italiani all'avvento del fasmismo. Il che si ripeterebbe, sono certo, se cadessimo in braccio a un'altra dittatura. Non so bene per quali ragioni, ma chi lavora con la penna ha sempre avuto la schiena debole, la spina dorsale già piegata, pronta a tutti i compromessi, quasi che ci fosse nella letteratura una sottile maledizione. Mi chiedo se, magari inconsciamente, questa paura non continui ad agire negli i strati profondi, quando si chiede a un intellettuale di prender partito. La gente vuole risposte, e le vuole chiare. Possiamo confessare, semmai, la nostra impotenza di fronte a certi fenomeni, la nostra perplessità davanti a casi contraddittori, ma mai sposare il silenzio. Oggi, col silenzio si fa il gioco del nemico, di chi vuol cancellare questo Paese dal numero delle nazioni libere. Essere un intellettuale dovrebbe essere questo, fra tanti privilegi: il dovere di dire alto e forte da che parte si sta. Ecco, caro Sciascia, questa Repubblica non piace neanche a me, ma mi batterò perché sopravviva. Carlo Castellaneta

Persone citate: Carlo Castellaneta, Curcio, Gaetano Bresci, Moravia, Sciascia