Aperta un'inchiesta sul "caso,, Piancone

Aperta un'inchiesta sul "caso,, Piancone Quali mire in un'intervista? Aperta un'inchiesta sul "caso,, Piancone Si chiedono, al- TORINO la procura della Repubblica di Torino, «quale disegno nasconde la pubblicazione dell' intervista impossibile"» al brigatista rosso Cristoforo Piancone? «Ci sono responsabilità a monte?». Occorre sapere perché certe parole siano state messe in bocca al clandestino, dice il procuratore aggiunto Flavio Toninelli E aggiunge: «La via è lunga, ma alla fine sapremo la verità». E fa anche capire come il reato commesso da chi ha diffuso le «notizie» potrebbe essere più grave di quello ipotizzato nei rapporti inviati per competenza alla procura di Roma e Milano, dove vengono stampati i due giornali che avevano dato ampio spazio all'«esclusiva». Per il mo mento nelle carte si accenna a «pubblicazione o diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose, atte a turbare l'ordine pubblico». Nella relazione in possesso della procura torinese ci sono tre rapporti: della Digos, dell'ufficiale che comandava il servizio di piantonamento al brigatista, del comandante del raggruppamento delle guardie di p.s.: concordano |neìl'escludere la possibilità di e i a . i i n r e t o i 9 a à a n o i o o i l un contatto fra Piancone e un giornalista o altri. Nella stanza del brigatista, al terzo piano del settore ricovero, stazionavano due agenti, altri due erano fuori dalla porta; i medici di altri reparti, se dovevano varcare quella soglia proibita, venivano perquisiti. L'autore dell'«intervista», Franco Capone, è stato convocato dal dottor Pietro Pascalino, procuratore generale di Roma, che da ieri ha in mano le carte sull'«affare Moro» e sugli episodi marginali. Al Capone, come ai giornali che hanno pubblicato il servizio, potrebbe venir contestato il reato di diffusione di notizie false. Dopo giorni di paura, all'ospedale delle Molinette è tornata una calma almeno relativa. La presenza di Piancone aveva provocato grossi problemi. Del brigatista si occupavano sedici infermieri: otto al mattino, cinque al pomeriggio, tre la notte. Qualcuno è stato minacciato, un delegato sindacale della Cisl ha parlato di «minacce pesanti» , di lette che parlavano di bombe che avrebbero dovuto espio dere vicino al reparto. C'era stata assemblea del personale paramedico, l'altra mattina, e all'unanimità era stata votata la richiesta di allontanamento dal reparto del brigatista. Strisciante la psicosi del colpo di mano o dell'attentato: si racconta che, una decina di giorni or sono, dopo una telefonata confidenziale e anonima giunta intorno a mezzanotte che avvertiva di un'irruzione di brigatisti nell'ospedale, la polizia era accorsa in I forze e setacciato l'ospedale e dintorni. OraPiancone è a Parma: venerdì prossimo, 5 maggio, i giudici torinesi Caselli, Griffey e Laudi lo interrogheranno alla presenza del difensore di fiducia, l'avvocato Giannino Guiso di Nuoro. Ieri il legale ha fatto un'apparizione a Torino: è stato all'ufficio istruzione, alle 11, in carcere dove, per tre ore, ha avuto un colloquio con Renato Curcio. Quando è uscito è balzato su un taxi; a mezzo pomeriggio era ripartito da Torino. E' stato avaro di dichiarazioni, si è saputo che i brigatisti ancora non conoscevano il testo dell'ultima epistola di Aldo Moro. Poi, alle Nuove, è entrato Sergio Spazzali: il suo è stato un colloquio più breve. Anche l'avvocato Spazzali è stato parsimonioso di parole. Sembra che i brigatisti in carcere considerino «poco consistenti» le trattative: le continue iniziative avrebbero fatto imboccare alla vicenda un labirinto senza via d'uscita e i brigatisti considererebbero tutti i tentativi per risolvere la situazione un modo come un altro per cancellare «le contraddizioni che il caso aveva fatto scoppiare». Era giorno di colloqui, ieri. Dalle 8 i parenti dei brigatisti attendevano davanti ai cancelli della prigione: c'erano il padre di Franceschini e quello di Ognibene, le mogli di Paroli e di Guagliardo, il fratello di Isa, alcuni erano accompagnati dai figli piccoli. I familiari hanno chiesto il colloquio senza il vetro divisorio. L'incontro col vetro è rifiutato anche dai brigatisti. Dopo la concessione fatta a Franca Rame dal ministero di Grazia e Giustizia, pareva che la situazione potesse essere risolta. E' stata una giornata di inutile attesa, per i parenti: soltanto tre bimbi hanno potuto varcare la soglia del carcere. Vincenzo Tessandorì

Luoghi citati: Milano, Nuoro, Parma, Roma, Torino