Volontà di reagire senza alcuna paura nelle lettere degli iscritti dc al partito di Giuseppe Fedi

Volontà di reagire senza alcuna paura nelle lettere degli iscritti dc al partito Scrivono a Zaccagnini, al «Popolo», alla «Discussione» Volontà di reagire senza alcuna paura nelle lettere degli iscritti dc al partito ROMA — Dietro la mobilitazione generale, le manifestazioni, le assemblee, i messaggi, i telegrammi, le mozioni di condanna, le «veglie militanti», la base democristiana ritrova intatta la forza democratica e popolare in cui il partito s'identifica. Nessuna debolezza, nessun cedimento, nessuna rassegnazione, anzi, proprio il sentimento che lega i de ad Aldo Moro li spinge ora a rafforzare la loro determinazione e a rispondere al terrorismo nell'unico modo secondo loro possibile. «Occorre — spiega il sociologo Achille Ardigò — fedeltà attiva alla linea politica di Aldo Moro e una crescita, anche per tentativi, ogni giorno, di un po' più di impegno morale, di responsabilità, di severità, di efficienza». «A tutti coloro che ci hanno espresso solidarietà — si legge in una lettera inviata al settimanale La discussione dal direttivo della sezione 'Tomolo" di Sesto Fiorentino — abbiamo risposto che in questo momento non servono né lacrime, né recriminazioni. La de, nella buona e cattiva sorte, guarda sempre avanti verso l'avvenire come è nella sua storia, nelle sue tradizioni e nella sua identità cristiana. I democratici cristiani sono popolo e come popolo intendono fare sino in fondo il loro dovere nelle grandi come nelle piccole sezioni. Non cederemo a nessun ricatto, da qualunque parte provenga, come non hanno ceduto Stur- zo, Minzoni, De Gasperi e, ora. Moro». In molti degli scritti, giunti a migliaia a Zaccagnini, alla Discussione e al Popolo lo sgomento e lo sconforto lasciano il posto all'intransigenza di reagire e di non lasciarsi intimorire, per respingere gli attacchi che mirano al cuore della democrazia e tendono a farne cadere le istituzioni. «Il ricordo di esperienze storiche nel passato vissute dalla nostra e da altre società — osserva il Gip del Centro di produzione tv di Roma — è presente a ricordarci che se lo Stato diventa imbelle a succedergli trova sempre un fascismo di turno. Gli atti di guerra civile vanno combattuti finché si è in tempo senza cedimenti, con coraggio, con l'unità di tutti i democratici». Non manca un tipo di reazione epidermica, che va da chi reclama le dimissioni di Francesco Cossiga a chi addirittura propone di «creare delle bande per dare alle istituzioni maggiori possibilità di reagire». C'è anche chi — e sono in molti — sollecita un'azione della democrazia cristiana volta alla ricostituzione rapida dei servizi segreti dello Stato e al potenziamento della polizia, in modo da «poter colpire le centrali del terrorismo internazionale, operanti da tempo in Italia quasi indisturbate». Tra questi figura Walter Zandonà, 42 anni, vicesegretario della de di Ostia («Per ottenere risul¬ tati positivi occorre l'apporto dei servizi di sicurezza e, tenuto conto che i nostri sono distrutti, bisogna ricostituirli e farli funzionare»). Sulla linea di chiusura alle trattative con le Br la base democristiana è compatta. «Se facciamo una eccezione per Aldo Moro — rileva Zandonà — saremo costretti a farla per tutti». Quanto alla condotta del governo, il giudizio non è del tutto positivo, «anche se obiettivamente riconosciamo la difficoltà del momento». Resta il fatto, sottolineato dalla maggior parte degl'iscritti, che il partito, pur con le sue deficenze, gli errori commessi, ha dimostrato di saper fronteggiare, con unità e coraggio anche il più lacerante stato d'emergenza. E il movimento giovanile? «Noi siamo pronti a difendere la nostra libertà», scrive alla Discussione Pino Pragiola, dirigente a Succivo (Caserta). «Per la prima volta — aggiunge riferendosi ad una recente manifestazione a Roma — ho visto tanti giovani de partecipare, ed era dopo anni di immobilismo. A Roma abbiamo voluto far capire a tanta gente male intenzionata che per loro non ci sarà posto nel contesto di una vita corretta e serena. Ci batteremo con tutte le nostre forze per combattere la violenza». Pragiola conclude con uno degli slogan scanditi dai giovani de per le vie romane: «Che ne faremo delle Brigate rosse, un sol fascio poi le bruceremo». La de continuerà a promuovere una vasta opera di sensibilizzazione verso l'opinione pubblica perché vengano riaffermati quei valori di civiltà, dalla negazione dei quali nascono la violenza e l'odio. «Dalla manifestazione di Piazza Santi Apostoli — dice il senatore Signorello, segretario del Comitato romano — abbiamo avuto la conferma del senso di responsabilità dei nostri amici, gente di ogni ceto accorsa spontaneamente a testimoniare la volontà a non farsi intimidire. L'impegno della base nella difesa dei valori dello Stato democratico sarà uno dei temi che dibatteremo nel congresso della de romana che si terrà in giugno». Giuseppe Fedi

Luoghi citati: Caserta, Italia, Roma, Sesto Fiorentino, Succivo