Quattro donne e l'intubo della tragedia "Alla giustizia non si deve rinunciare,,

Quattro donne e l'intubo della tragedia "Alla giustizia non si deve rinunciare,, Scambio delle Br con Moro: ipotesi respinta con sdegno Quattro donne e l'intubo della tragedia "Alla giustizia non si deve rinunciare,, Abbiamo parlato con Giovanna Frecchio (accecata nel '64 dalla banda Cavallero) ; Michelina Ciotta e Severina Croce (i loro mariti furono uccisi dai terroristi) - La figlia del maresciallo Berardi: "Quello che avevamo di più caro ce l'hanno tolto" La città era quieta nel giorno di festa, un silenzio da domenica d'estate. Eppure non era una giornata qualunque. Qua e là se ne intravedeva il segno: un fiore sulla lapide di un partigiano, una bandiera su qualche balcone; troppo poche, in verità, per il ricordo di una primavera luminosa. Ieri era tempo d'attesa, senza l'euforia di 33 anni fa, mentre pesa, su tutti, la richiesta di scambio: la vita di Aldo Moro per la scarcerazione di tredici «brigatisti». Accomunati in un'unica tracotante sfida alle istituzioni democratiche, tra gli uomini che si autodefiniscono «prigionieri comunisti» ci sono ideologi del «nucleo storico» delle Br e banditi protagonisti di rapine sanguinose. Dietro ognuno una storia; dietro molti il sangue di vittime innocenti. Il 22 gennaio '64 una giovane donna durante un assalto della banda Cavallero al Credito Italiano di p.zza Rivoli fu colpita a una tempia dai proiettili sparati ad altezza d'uomo: Giovanna Frecchio Traversa perse l'occhio sinistro. E' la prima vittima di una nuova efferata criminalità che insaguina Torino. Tra i rapinatori spietati, Sante Notarnicola, il killer della banda, convertitosi in carcere al terrorismo e oggi «prigioniero politico», nella lista del ricatto. Il dolore è un ricordo lontano, ma chi ha sofferto non dimentica. «E' assurdo, tutto assurdo — dice con voce sicura Giovanna Frecchio —. A sangue freddo lianno sparato sulla gente, hanno ucciso il medico Gaiottino a Ciriè, l'orefice Baudino in corso Agnelli. Sono assassini. E' assurdo definirli, anche soltanto pensare che sono "prigionieri politici"». S'interrompe, forse una visione, come un incubo. Poi riprende, senza esitazioni: «Non ci può essere scambio. Dico no, non per vendetta; ma alla giustizia non si può rinunciare. Il diritto è il nostro presidio. Lo scambio non salverebbe la vita di Moro, segnerebbe soltanto l'inìzio di un doloroso cedimento». Il dolore brucia ancora la vita di Michelina Ciotta. Il 12 marzo dell'anno scorso, suo marito, brigadiere dell'ufficio politico, cadde sotto i proiettili di ignoti assassini mentre usciva di casa, la mattina, per recarsi in servizio al Politecnico. Michelina Ciotta ha un fi¬ 10 di voce: «Sto male ogni giorno a sentire le notizie, rivivo il dolore mio e degli altri. So bene che cosa significa soffrire». Un silenzio, un pianto appena trattenuto. In un soffio, poche parole: «Lo scambio è Impossibile, impossibile». Un anno fa, un giorno d'aprile. 11 28, fu assassinato Fulvio Croce, presidente dell'Ordine degli avvocati di Torino, un'altra vittima delle pallottole brigatlste. La moglie Severina non esita: «Sono semplicemente assassini, che credono di poter comandare a un'intero Paese. Ma spero che ciò non sia vero. No allo scambio, ne proverei vergogna. Sono state troppe le vittime». Molti 1 lutti anche recenti, 11 maresciallo Berardi, l'agente Cutugno, in un crescendo di violenza omicida: «Afa quando un uomo si assume certe responsabilità, certi doveri morali — continua Severina Croce — se li assume fino in fondo. Lo ha fatto mio marito, perché lo riteneva giusto, nel profondo dell'animo. Lo sta facendo l'onorevole Moro. In quello che viene scritto c'entra soltanto la sua mano, non il suo pensiero. Di questo sono certa. Lui è pronto a sacrificare la sua vita, non la camblerebbe con quella dei brigatisti». Ha un attimo di pausa, un'angoscia che riemerge. Sospira: «Altrimenti tutti noi avremmo sbagliato tutto. Ma io credo ancora negli uomini di fede. Questo è ciò che il mio cuore sente. Ma non ho ancora perso l'ultima speranza». In casa del maresciallo Berardi i la ferita è ancora troppo recente. ' Dì fronte alle notizie del ricatto, alla richiesta di scarcerazione dei detenuti, la famiglia si chiude nella sua tragedia, a poco più di un mese e mezzo dall'assassinio rivendicato dalle Br. «E' un moi mento molto duro per noi — dice ; la figlia maggiore di Berardi — ; non mi sento di parlare». Aggiun| ge: «Quello che avevamo di più ! caro ce l'hanno tolto; il resto non ! conta». Simonetta Conti Giovanna Frecchio - La vedova dell'avvocato Croce e quella del brigadiere Ciotta

Luoghi citati: Ciriè, Rivoli, Torino