La presenza sul mercato italiano delle auto importate dall'estero
La presenza sul mercato italiano delle auto importate dall'estero La presenza sul mercato italiano delle auto importate dall'estero In Italia operano oltre 50 marche estere e le «straniere» costituiscono una importante fetta del mercato automobilistico. Secondo gli ultimi dati noti, le aziende del settore sono 7171 con circa 45 mila dipendenti. Gli investimenti in stabilimenti, impianti ed attrezzature sfiorano i 600 miliardi di lire. Una «forza» notevole, che con la sua rete di assistenza ha offerto anche un contributo significativo allo sviluppo del turismo motorizzato: non dimentichiamo che il 70°o dei visitatori provenienti da altri Paesi giunge nel nostro in automobile. Lo sviluppo delle Case straniere sul mercato italiano, sviluppo che. naturalmente, ha sottratto spazio a quelle nazionali, suscita interrogativi e, bisogna dirlo, qualche timore nei nostri costruttori. Se nel 1965 le marche estere assorbivano una quota di mercato del 20.67 per cento e nel 1973, l'anno ante crisi energetica, del 26,77 per cento, nel 1977 siamo saliti al 36%. E' una percentuale piuttosto elevata ed anomala rispetto agli altri Paesi europei, in cui (Gran Bretagna a parte) si registra in media una penetrazione del 20-21%. E in Italia, dopo il Gruppo Fiat (Fiat. Lancia. Autobianchi. Abarth e Ferrari) che occupa il 55% del mercato, il secondo costruttore è straniero: si tratta della Renault, che con il suo 8%. sempre nel '77, supera di un punto l'Alfa Romeo. La Renault è, logicamente, in vetta alle Case estere operanti in Italia. L"anno scorso ha venduto 97.500 auto contro le 72.000 della Ford (6% del mercato nazionale), le 65 mila della Citroen, le 48.000 della Chrysler France e le 39 mila della Opel. Nell'ambito delle «straniere» la Renault ha una penetrazione del 22%, la Ford del 16% e la Citroen del 14.5% circa. I due modelli più piaciuti alla clientela italiana sono stati la nuova Ford Fiesta («è forte, è Ford, è la rivale che conta») e la R 5 con 50 e 45 mila vetture immatricolate. Come mai ìe marche straniere hanno potuto raggiungere in Italia simili risultati? Le ragioni sono molteplici e si som¬ mano fra loro in un quadro in cui le tinte cambiano a seconda se rispondono i nostri costruttori o quelli esteri. Ciascuno pone l'accento su uno o più motivi particolari, velando, per così dire, gli altri aspetti del problema. Vediamo le ragioni delle nostre Case. «Loro — si sostiene — hanno saputo cogliere le occasioni eli espansione tornite dalla mancata produzione italiana, provocata da anni di conflittualità nel mondo del lavoro. Da noi un operaio lavora in media 1.550 ore all'anno, in Europa 1.800 e in Giappone 2.200-2.500. E non c'è alcun altro Paese in cui sia così scarsa la mobilità della manodopera. Le marche estere hanno approfittato delle minori possibilità concorrenziali dell'industria nazionale". Un altro argomento si riferisce ai cosiddetti «cicli di modelli», cioè ai lanci di novità seguiti da soste che sono co- muni a tutte le Case automobilistiche. In poche parole: dicci anni fa la Fiat aveva rinnovato la gamma con le sue 127-128. Poi è arrivata la pausa provocata dalla crisi petrolifera. Ebbene, proprio in questo delicato momento, molti costruttori esteri erano pronti per presentare nuovi, moderni modelli, con cui hanno riempito certi vuoti sul mercato italiano. I costruttori esteri presenti in Italia sottolineano altri fattori. In particolare, quelli della Renault affermano: «Il 1975 e il '74 sono stati gli anni del nostro decollo. Ma la Renault ha sempre creduto nell'automobile. A Parigi c'era la convinzione che le "quattro ruote" non avrebbero mai potuto sparire di scena o finire in secondo piano. E noi, in Italia, abbiamo avuto piena fiducia nel mercato nazionale. L'allargamento della gamma e la filosofìa che è alta base dei nostri modelli — praticità, funzionalità, semplicità — ci è stata di aiuto nel momento della crisi. Dalle 40.000 vetture vendute nel '72 siamo passati alle 66 mila del '75 e alle 81.000 del '74. Oggi la Renault Italia, che ha risolto anche il problema dell'usato, ha una rete di 515 concessionari e di mille punti di assistenza». Le prospettive per il 1978 sono ora di un contenimento e, forse, di una lieve perdita delle «straniere» sul mercato italiano. Le prime statistiche dell'anno indicano segni di rallentamento, di stanchezza, e a ciò si aggiunga la controffensiva che la nostra industria sta sviluppando. Può darsi che stia cominciando un nuovo «ciclo di modelli», ma le prospettive rimangono incerte, perché il rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici, ove portasse ad una accesa conflittualità, creerebbe gravi problemi alle nostre Case. Michele Fenu Chrysler-Simca Horizon, compatta «3 porte» con cilindrate di 1100 e 1300 ce La Ford Fiesta nella versione con motore di 1300 ce e 66 cavalli di potenza Berlina Renault 18: è una novità assoluta dell'industria francese Dal Giappone è arrivata questa elegante berlina Mazda 323 « Famiiia ;
Persone citate: Michele Fenu
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