A Mosca si è osato scrivere che Lenin non è un profeta di Livio Zanotti

A Mosca si è osato scrivere che Lenin non è un profeta A Mosca si è osato scrivere che Lenin non è un profeta dal nostro corrispondente i MOSCA — Nell'Unione So- vietica più che altrove le gran- : di ricorrenze significano ce- rimonie rituali, ma anche oc- ; casioni politiche da legare im- j mediatamente ai problemi dell'attualità. Quella di sabato ! 22 scorso, per i 108 anni dalla I nascita di Vladimir Illic Le nin, non ha fatto eccezione. Il revisionismo eurocomunista non lascia tranquilli i crociati del dogmatismo rinchiusi tra le mura del Cremlino e la coincidenza con il congresso del partito comunista spagnolo ha acuito certi mal dissimulati timori. Neppure nel cuore del « socialismo reale », tuttavia, è possibile mantenere l'immobilismo assoluto. Sulla stam- pa è caduta una pioggia di dissertazioni sul leninismo come scienza della rivoluzione, in genere un'ulteriore affer- I mazione della sua immutata I verità. Qualche intervento è apparso però meno uniforme. 1 E ha suscitato allarme. j Stalin "il leninista" I A innescarlo è stato un lun| go articolo della rivista Za • Rubezhom («Dall'estero»), rirI mato dal segretario del par] tito comunista uruguaiano, Rodney Arismendi, ritenuto ! uno dei maggiori teorici del \ marxismo - leninismo. Forse | per la prima volta in un giori naie sovietico, vi si dice che i Lenin non è un profeta e la ' sua opera non va letta come ', se fosse il Talmud. Arismendi procede tra milI le cautele, sembra ignorare , che con quasi certezza Lenin ! non fu « leninista », mentre lo I fu sicuramente Stalin, che coI minciò a tradurlo in un co| dice già pochi mesi dopo la morte. Non considera neppu- l re che il « leninismo » teocra- I tico di Stalin, l'unico in defi- nitiva esistente nella pratica degli ultimi cinquant'anni, è alla base del « moscocentri- smo ». Nondimeno sono ba-stati i suoi distinguo e il suo incondizionato elogio di Gramsci per suscitare forti j c polemiche all'interno del Co- Q mitato centrale del pcus. eArismendi condanna certi usi del marxismo-leninismo: ! t « Il fatto che in alcuni casi questo concetto sia servito di copertura per posizioni dog matiche o per la caccia alle citazioni, invece che per lo studio dei problemi reali non diminuisce la fondatezza storica e la vitalità del suo metodo e ancor meno porta alla negazione della sua essenza ». Continua: « Certo, in Lenin non si trovano formule re ricette per tutti i nuovi, fenomeni contemporanei... ». j Egli sostiene che lo studio, critico del marxismo non può equivalere al revisionismo e che gli errori del movimento \ non devono essere po.jti sulle spalle di Lenin e di Marx. Bisogna essere creativi, con- i elude: «Gramsci dimostra che j ' per essere leninista bisogna I ! essere capaci di atteggiamenti | creativi». \ Sulla nota sono caduti so-1 spetti di cripto-eurocomuni-1 smo e Rodney Arismendi, che da anni vive a Mosca, sembra che abbia dovuto parlarne con più di una persona al Comitato centrale, prima e dopo la sua pubblicazione. Yuri Krasin, sulla rivista Novoe Vremia («Tempi nuovi»). ha subito ristabilito la chia- rezza, inequivocabile del fon- ! damentale assunto leninista: , « Dalle sue leggi deriva che nella transizione al sociali-j smo si esige la presa del po-1 tere da parte della classe ope- raia e la sostituzione della j proprietà privata dei mezzi I di produzione per la proprietà sociale e implica il ruolo di avanguardia nel processo del partito marxista ■ lettini- ! sta ». Il pcus, è sottinteso ne è il modello e a questo ci si deve rifare. Si tratta di una | riproposizione ricorrente, Ancora una volta, Krasin ammonisce a tener conto dei1 la ;orte toccata al governo j popolare di Salvador Allende | in Cile, al fine di disilludere chi crede in vie pacifiche. Queste sarebbero augurabili e legittime, ma l'imperiali smo non consente di transi tarle e chi, malgrado l'espe- rienza, vi si avventura se ne assume intera la responsabilità. Fin qui, l'avvertimento all'eurocomunismo resta tuttavia entro i limiti di una critica non nuova e comunque ben circoscritta. E' sulla Pravda di ieri che lo stile compie un ulteriore passo avanti e trascende nell'invettiva. Non direttamente: com'è costume in tali casi, l'organo del pcus si limita a(j ospitare uno scritto non suo> cne l'agenzia Tass ha ripreso dal periodico cecoslovacco Tribuna. Praga, truppa d'urto Il segretario del pc ceco. Foytik. vi scrive: « L'euroco munismo serve agli oscuri obiettivi della reazione, al di scredito del regime socialista d^lla Politica del pcus. del Wrtpo cecoslpvacco^e degl a tutto questo noi non pos siamo restarcene indifferenti. Noi non abbiamo mai accettato il "diritto" degli "euro comunisti" a questa politica "indipendente", che gli permette di svalutare e denigra- re » risultati della lotta rivo! luzionaria di tutta una gene, razione della classe operaia cecoslovacca e degli altri Paej si fratelli ». 1 Non da oggi, i dirigenti di Praga sono la truppa d'urto j del « socialismo reale », ai cui I servigi questo ricorre quando non considera opportuno parlare in prima persona. L'intervento di Foytik è però significativo delle preoccupazioni che adesso agitano Mosca: l'eurocomunismo, con sempre maggiore evidenza, serve di ispirazione al lento rinnovamento polacco ed ungherese. Gli ultimi cambiamenti nel « Politbjuro » di Budapest lo dimostrano. Livio Zanotti

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