Fra i tre «Nap», il bandito condannato per l'uccisione di un orefice torinese

Fra i tre «Nap», il bandito condannato per l'uccisione di un orefice torinese Fra i tre «Nap», il bandito condannato per l'uccisione di un orefice torinese E' Giorgio Panizzari, che ha avuto l'ergastolo - Si è «politicizzato» in carcere - Pier Domenico Delli Veneri era invece l'uomo di collegamento fra i nappisti di Napoli e la sinistra rivoluzionaria milanese E' considerato un « capo » in un'organizzazione di tutti uguali dove alcuni sono forse « più uguali di altri ». Ventotto armi, di Benevento, exstudente, Pier Domenico Delli Veneri era. secondo gli inquirenti, l'uomo di collegamento fra il gruppo nappista che operava a Napoli e i gruppi della sinistra rivoluzionaria milanese. Hanno scritto i giudici napoletani Lucio Di Pietro e Giovanni Volpe: « Nel marzo 1974 mantiene i contatti, in Milano, con tutto il gruppo degli studenti napoletani staccatisi da Lotta Continua e dal Movimento studentesco, e con Romeo Giuseppe che, in questa fase di formazione dei Nuclei Armati, teneva i collegamenti con gli ex-detenuti Conti e Carbone e Taras Giovanni. Nel giugnoluglio 1974 è accertata la sua presenza in Napoli ove firma il contratto definitivo di affitto dell'appartamento di via Riviera di Chiaia 144 con il falso nome di Carabetta Massimo. Nel dicembre 1974 organizza il sequestro Moccio e ne partecipa all'esecuzione. Nell'appartamento di Riviera di Chiaia conserva armi, munizioni, esplosivi, circa 90 milioni del sequestro Moccio, ciclostilati di propaganda armata e appunti di scritti ideologici a sfondo eversivo». Processato a Napoli col nucleo storico de: Nap, venne condannato a 18 anni. Lo sospettano di aver organizzato a Roma il sequestro del giudice Di Gennaro, attuato per appoggiare un tentativo di evasione nel carcere di Viterbo da parte di Giorgio Panizzari, Martino Zichittella e Pietro Sofia, che costituivano un nucleo nappista all'interno della prigione. Fu arrestato nel settembre 1976, dopo essere riuscito, pare, a ristrutturare l'organizzazione clandestina. Giorgio Panizzari si presenta in questura a Torino il 16 ottobre 1970: lo cercano da 48 ore, lo sospettano di aver preso parte a un assalto in un'oreficeria. Nel primo pomeriggio del 14 ottobre, banditi armati hanno ferocemente ucciso Giuseppe Baudino, un orologiaio con negozio in corso Agnelli, a Tc~no. La polizia, in breve, ricostruisce tutti i personaggi del gruppo. Sapendosi ricercato, Panizzari si presenta, ma nega di aver partecipato all'assalto. Non viene creduto. Gli inquirenti ricostruiscono la sua vita. Ha 21 anni, una famiglia onesta, pulita, ma una esistenza sciagurata. Il processo si conclude con una sentenza emblematica: Panizzari è condannato all'ergastolo, è condannato anche un altro della banda, Giuseppe Cardillo. Altri verdetti: 30 anni a Di Luciano, che sarà ucciso, armi in pugno, a Roma, e 18 e 9 mesi a Ferrara. E' in carcere che avviene la « politicizzazione » di Panizzari. Al dibattimento di secondo grado saluterà la Corte col pugno chiuso, parlerà di « detenuti politici ». Diventa nappista. Scrivono i giudici Di Pietro e Volpe che « con Zichittella entra a far parte dei così detti nuclei interni alle carceri ». Nel maggio 1975 tenta con Zichittella e Pietro Sofia l'evasione dal carcere di Viterbo e, secondo l'accusa, organica assieme al nucleo esterno «29 ottobre », il rapimento del giudice Di Gennaro « come garanzia della propria incolu- II-,Ijj I mità nel caso di fallimento I del tentativo di evasione ». -, E' stato condannato a NapoI li, nel processo ai « capi stoj rici » dei Nap. j Pasquale Abatangelo, fiorentino. Partecipò alla rapina I in banca a Firenze in piazza Leon Battista Alberti, il 29 ottobre 1974. Doveva essere ! un « esproprio » per finanzia- ! re il gruppo clandestino, fu una tragedia. In un conflitto a fuoco con i carabinieri furono ucrisi Luca Mantini e Giuseppe Romeo, due carabi- ; nieri rimasero feriti; Abatangelo e Sofia vennero catturatì; un quinto nappista riusci ! a fuggire. Psaquale Abatange- j lo venne condannato in primo grado a quattro anni e sei mesi, in appello la condanna venne aumentata. Processato anche a Napoli, pròprio per la sentenza appena j emessa dai tribunali fiorentini. Pasquale Abatangelo fu condannato e non poterono essergli concesse le attenuanti. v. tess. I \ j ! JjI!: Giorgio Panizzari 4P Di Dlli Vi Domenico Delli Veneri Pasquale Abatangelo