Parma: pene da undici a 2 anni ai banditi che rapirono Rosso di Guerrino Cavalli

Parma: pene da undici a 2 anni ai banditi che rapirono Rosso La sentenza dopo quattro ore di consiglio Parma: pene da undici a 2 anni ai banditi che rapirono Rosso Uno degli imputati si è lasciato andare a una scena di disperazione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARMA — Condanne per 48 anni e 2 mesi sono state inflitte dal tribunale di Parma (presidente Recusani, giudici Furlotti e Giazzi) a sei dei tredici calabresi, tutti originari di San Luca Aspromonte, ma emigrati a Torino, imputati per il sequestro dell'industriale torinese Romano Rosso. La sentenza è stata pronunciata ieri, poco dopo le 14, dopo quattro ore di permanenza in camera di consiglio. Per sequestro di persona sono stati condannati: Domenico Sfrangio, 31 anni, ad 11 anni e 2 mesi di reclusione e un milione e duecentomila lire di multa; Giuseppe Vottari, 22 anni, a 11 anni e 6 mesi di reclusione e 1.300.000 di multa, Antonio Calabro, 31 anni, e Antonio Nirta, 41 anni, a 11 anni di reclusione e un milione di multa ciascuno. Questi quattro, inoltre, sono stati condannati all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e, a pena espiata, dovranno sottostare a tre anni di libertà vigilata. Per favoreggiamento: Giovanni Pelle, 23 anni (un anno e sei mesi), e Francesco Giampaolo, 45 anni (due anni con la condizionale). I due sono stati subito scarcerati. Sono stati infine assolti, per insufficienza di prove relativamente al reato di sequestro, Giovanni Ficara, 31 anni, Giuseppe Calabro, 27 anni (fratello di Antonio), e Francesco Giampaolo, 23 anni, (omonimo, ma non parente dell'altro Giampaolo), i quali rimangono peraltro in carcere in quanto detenuti per altra causa; anche Caterina Romeo, 41 anni, moglie di Antonio Nirta, ha riacquistato la libertà in quanto non imputabile per aver favorito il marito. Tra gli imputati figuravano, a piede libero, anche Vincenza Russo, 41 anni. Raffaella Peccia, 20 anni, e Aida Petric, 21 anni, la cui posizione è stata stralciata dagli atti dell'odierno processo: saranno giudicate in altra occasione. Gli avvocati del nutrito colI legio di difesa — che hanno preannunciato il ricorso in appello per i sei condannati — avevano chiesto per tutti l'assoluzione per insufficienza di prove o al massimo una condanna minima per ricetta- izione in quanto furono trovati in possesso di banconote (provenienti dal riscatto, per il quale erano stati pagati 280 milioni di lire. Dal canto suo, il pubblico ministero dott. Mattioli aveva chiesto complessivamente 84 anni di reclusione per sette imputati. Subito dopo la lettura della sentenza, Antonio Nirta si è abbandonato ad una violenta scena di disperazione: aggrappato alla gabbia appositamente installata in aula per questo processo, ne ha scosso furiosamente le sbarre, quindi ha afferrato una panca e l'ha spaccata in due, tentando infine di sfondare la porta e gridando frasi sconnesse in cui sostanzialmente proclamava la propria innocenza e sosteneva che non si poteva ! condannarlo senza prove. Com'è noto, l'industriale Romano Rosso, 47 anni, titolare di una piccola azienda a Collegno, era stato rapito il 30 novembre 1976 e rilasciato la sera del 16 aprile '77, dopo una durissima segregazione della quale pare portare tuttora i segni. Ha raccontato particolari allucinanti durante la deposizione resa lunedì scorso. La sua liberazione avvenne nei pressi dell'area di servizio di Parma dell'Autostrada del Sole, dove era stato condotto in auto, dopo che una parte della banda era stata catturata a Torino. Guerrino Cavalli Romano Rosso

Luoghi citati: Collegno, Parma, Torino