Scandalo rientrato in una scuola di Suno nel Novarese di Alfredo Venturi

Scandalo rientrato in una scuola di Suno nel Novarese Scandalo rientrato in una scuola di Suno nel Novarese Non sono stati bocciati Sciascia e Pavese, ma "rinviati a ottobre,, DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE SUNO (Novara) — Rinasce proprio qui, in questo borgo agricolo della Val d'Agogna, l'indice dei libri proibiti? Questo pacifico paese immerso nei campi, dove oggi risuonano rintocchi funebri dall'alto del campanile, non ha affatto l'aria da caccia alle streghe. Eppure l'allarme non è da poco, lo ha lanciato il sindacato scuola Cgil, Cisl, Uil. La scuola media di Suno, dicono i sindaclisti, ha censurato il meglio della letteratura italiana contemporanea, ha messo all'indice Sciascia, Fenoglio, Pavese, Cassola, ha dichiarato «indesiderata» la Resistenza. All'antivigilia del 25 aprile, valeva proprio la pena di venire a dare un'occhiata. La scuola media di Suno è un istituto consorziato, serve un gruppo di comuni della piana fra Novara e Borgomanero, ci sono quattro sezioni, dunque dodici classi, più una «prima» distaccata a Fontaneto. Un po' più di trecento allievi, che un pullman va a raccogliere di buon mattino facendo il giro dei paesi e dei villaggi. La preside, Bice Sacchi, il presidente del consiglio d'istituto, Luciano Brigatti, il vicepresidente Orazio Fallarini. Tutti e tre presenti, lunedì scorso, alla riunione del con- siglio dove il fattaccio è acca- \ duto. Il fattaccio: una lista di ventidue libri, sottoposta da un'insegnante di terza al parere del consiglio, in vista di un acquisto destinato ad arricchire la biblioteca di classe. Il parere, contrario, con undici voti contro tre. Eccola, la lista. Fenoglio, Primo Levi, Gobetti, Cassola, Sciascia, SiIone, le lettere dei condannati a morte della resistenza europea. Accanto ad un titolo, La ragazza di Bube, c'è un «no» I scritto a matita. Accanto ad altri titoli, «La casa in collina I e altri racconti» di Pavese, ! «La paga del sabato» di Feno- ; glio, ci sono punti interroga-: tivi. «Tutto qui», dice Brigatti, autore del «no» e dei punti d'interrogazione: «Mi sono limitato a dichiararmi perplesso sull'opportunità che quei testi vadano in mano a ragazzi di tredici, quattordici anni». Perché mai? Risponde la preside: «Non certo per il loro contenuto: semplicemente perché pensiamo che, per i ragazzi della terza media, si tratti di testi difficili». La preside, insegnante di lettere alle magistrali, si spiega meglio: «Un conto è un libro di narrativa adottato come testo, in questo caso i ragazzi ne fanno una lettura giudata, ci pensa l'insegnante a collocare l'opera nel ruo ambiente, a chiarirne j significati: un conto è invece la lettura libera di un libro della biblioteca di classe». I sindacati dicono che voi ce l'avete con la Resistenza: è così? La preside dice che non è così: «E posso dimostrarglielo, se vuole». Siamo qui per questo. «Lunedì scorso, proprio la mattina del giorno in cui abbiamo svolto il consiglio di classe, è venuto qui il capitano Bruno, celebre comandante partigiano, ha parlato della Resistenza ai ragazzi di una terza. Il nostro insegnante di religione, Garavaglia, è uno che ha fatto l'Ossola». Interviene il vicepreside: «Nel nostro consiglio d'istituto, dice, c'è l'arco costituzionale al gran completo». Controprova: la preside mostra altre liste di libri di lettura, approvate queste, senza problemi. E ci sono anche i nomi degli autori «incriminati»: per una prima hanno scelto fra gli altri «Il giorno della civetta» di Sciascia, «I racconti siciliani» di D. Dolci «Un anno sull'altopiano» di Lussu, due romanzi di Calvino. Nella biblioteca di una seconda entra Solzenicin (Una giornata di Ivan Denissovic) ma entra anche Alvaro (Gente in Aspromonte). «Come vede non rifiutiamo il testo civilmente impegnato: soltanto cerchiamo di accertare che si tratti di roba chi j ragazzi possano capire e apprezzare». A Luciano Brigatti, presidente del consiglio d'istituto, attribuiscono una frase che lascia intravvedere qualcosa di diverso da una semplice preoccupazione di comprensibilità: «Questi libri (quelli della lista che non ha avuto la luce verde dal semaforo delegato) vanno dal rosa pallido al rosso cupo«. Lui non conferma né smentisce, lascia capire che certo, lui personalmente avrebbe molto da dire anche sul contenuto («Più che altro sulla Ragazza di Bubei», precisa) ma che il suo parere contrario è ben diversamente motivato. «Del resto, dice, non è che questa pretesa bocciatura sia definitiva: abbiamo invitato l'insegnante a pensarci su, magari ne potremo riparlare». Interviene ancora la preside: «Parlano tanto di Resistenza, ma lo sa che lunedì, al consiglio di classe, nessuno ha pronunciato questa parola?». Il piccolo scandalo di Suno, e neanche poi tanto piccolo, sembra dunque rientrare. Niente cultura impegnata all'indice, niente Resistenza indesiderata. Ma la vicenda ha avuto echi imprevisti e amplificati: parte l'accusa di rito: «C'è qualcuno che ha voluto strumentalizzare». Il fatto è che in paese se ne parla, eccome, senon altro perché da queste parti la Resistenza è stata qualcosa di più di uno slogan. Ma la Resistenza è salva, insistono alla scuola media, ci mancherebbe. E preannunciano, per chi ha in- torbidato la vicenda, «una doverosa risposta»: se ne parlerà al prossimo consiglio d'istituto. Alfredo Venturi

Luoghi citati: Aspromonte, Borgomanero, Novara, Ossola, Suno