Tutti uniti contro il terrorismo di Marina Cassi

Tutti uniti contro il terrorismo In piazza S. Carlo, nel ricordo della lotta di Resistenza Tutti uniti contro il terrorismo Il sindaco di Cuneo: "Rinnoviamo il patto stretto dagli uomini liberi nella guerra partigiana" - Enriquez Agnoletti: "A volte è necessario sacrificare il presente per salvare l'avvenire" - Sanlorenzo: "Non cedere" Striscioni, bandiere bianche e| rosse, simboli di partiti e gonfaloni dei maggiori Comuni della provincia per ricordare la «vecchia e nuova Resistenza». Tutti per Moro, di fronte ad un «ignobile ricatto», al tragico ultimatum delle Brigate rosse. Piazza S. Carlo dopo le manifestazioni di massa dello scorso marzo è di nuovo il simbolo di una città duramente colpita, con i drappi dei sindacati e consigli di fabbrica sul monumento del Cavai 'd brons. Ieri però c'erano poche migliaia di persone. Perché? II commento dei politici è cauto: «Abbiamo mutato il programma troppo all'improvviso. La gente e impreparata». O forse stanca di una mobilitazione troppo lunga? «Guai — dice il presidente del Consiglio regionale e del Comitato antifascista, Dino Sanlorenzo — se fossimo davvero alla stanchezza. Vorrebbe dire vittoria per i terroristi». Bisogna inoltre considerare che da quel terribile 16 marzo, da quando alle 9,12, la radio, interrompendo i programmi, annunciò il sequestro di Moro e la strage della sua scorta non è passato giorno che non si siano svolte assemblee, incontri fra democratici. «Questo — dice il segretario de, Silvio Lega — dimostra che il popolo è contro lexBr. che le vuole isolare, che non possono vincere». E l'assessore municipale Dolino aggiunge: «In mattinata abbiamo fatto un'assemblea di scuole a Palazzetto dello sport: gli spalti e l'anfiteatro erano affollati». Con queste considerazioni, davanti ad una piazza non gremita, ma ugualmente forte dell'impegno di alcune migliaia di «volontari» (come li definisce Frida Malani, si inizia la manifestazione, tra canti partigiani, che ricordano la speranza di un popolo. «Non è retorica — dicono democristiani e comunisti —. è /'unica risposta che i democratici, soprattutto in queste ore terribili, possono dare a chi crede solo nella violenza, negli omicidi e nel ricatto». Sul palco, accanto a tutti i segretari dei partiti costituzionali, i presidenti della Regione, Viglione, della Provincia, Salvetti, il sindaco Novelli, molti assessori, i feriti dalle Br, Puddu e Cocozzello, la medaglia d'argento della Resistenza, Bianchi, capogruppo de in Regione, i segretari delle organizzazioni sindacali, rappresentanti delle associazioni partigiane, consigli di fabbrica. Il primo discorso è del sindaco di Cuneo, Guido Bonino, presidente dell'Associazione delle città medaglia d'oro della Resistenza. Dice tra gli applausi: «In questa piazza che ha registrato momenti qualificanti delle libertà civili, noi ci ritroviamo oggi per riaffermare che non siamo intimiditi; ci ritroviamo per ribadire che il nostro impegno di democratici cristiani è quello di sempre». Aggiunge: «Con le altre forze politiche, con le organizzazioni sindacali, con i giovani, con le donne, con tutti coloro che si riconoscono nella coscienza dell'impegno di convivenza civile, rinnoviamo il patto che altri uomini li¬ beri hanno stretto negli anni gloriosi della guerra partigiana». A parere di Bonino non si può certo trasformare lo Stato in « uno Sfato di polizia », ma non si deve neppure cadere nell'assuefazione. « Certo — precisa — non basta chiamare a raccolta i cittadini; non basta indicare ai giovani certi fa/ori; non è sufficiente vivere di ricordi; bisogna che le forze politiche meditino sugli errori compiuti, bisogna che la parola giustizia sociale non sìa una semplice invocazione ». Conclude: « Ma queste cose non possono e non devono divenire un alibi con il quale uccidere, mascherare la criminalità. I morti di via Fani sono con noi, come sono con noi Croce, Ciotta. Casategno. Berardi, Cotugno, Di Cataldo; sono con noi le altre vittime di questa lucida follia; sono con noi per aver difeso le nostre istituzioni, come sono con noi i partigiani ed i deportati che sono morti per darci queste istituzioni ». Poi prende il microfono, Enzo Enriquez Agnoletti, presidente della federazione italiana fra le associazioni partigiane: « La Resistenza — dice — non è stata solo difesa armata, ma riflessione storica sulle condizioni del nostro Paese, per preparare una nuova società, già emergente dalla lotta partigiana: nei comitati di Liberazione, nei ricreati partiti politici, nei sindacati funzionanti, come dimostrarono i grandi scioperi del tempo ». Aggiunge: « Ora dobbiamo combattere con ogni mezzo queste fantomatiche Br. Le potremo vincere solo se lavoreremo per una società diversa ». Sul ricatto per Moro, Agnoletti è chiaro: « Biso¬ gna fare tutto il possibile per salvare la sua vita. Ma proprio noi che veniamo dalla Resistenza sappiamo che a volte è necessario — per salvare l'avvenire — sacrificare il presente ». Il giudizio di Dino Sanlorenzo è molto preciso e rispecchia il documento votato in mattinata dal comitato antifascista: « JVon possiamo cedere al ricatto. Un simile atteggiamento aggraverebbe la crisi politica. Con gli assassini di Croce e Casalegno, di Ciotta e di Berardi. di Cotugno, con coloro che insanguinano da anni l'Italia, che in Piemonte hanno sparato e ferito 16 lavoratori, non si tratta. Lo Stato Ila una sola cosa da fare: individuare, arrestare e mettere in condizione di non nuocere i terroristi ». Sanlorenzo conclude con la speranza che « la vita dell'on. Moro possa essere salvata », poi tocca ai sindacati. Parla per tutti il segretario Cisl, Cesare Delpiano. Dice: « Il nostro impegno è su due fronti: battere il terrorismo per impedire uno sbocco autoritario che vuole farci tornare ai tempi più bui e promuovere un reale mutamento della politica economica e sociale del Paese. Solo così — conclude — i lavoratori riusciranno ad isolare l'eversione e, dimostrando responsabilità, potranno porsi come classe dirigente del Paese ». Sono proseguite ieri le assemblee nelle scuole contro il terrorismo. Ci sono stati dibattiti all'Ottavo liceo scientifico, al professionale Boselli ed all'Istituto industriale Casale. In molte scuole gli organi collegiali ed il corpo insegnante hanno approvate mozioni o ordini del giorno pei 1 condannare la violenza. I L'assemblea sindacale dei docenti ed il consiglio di circolo della Parini hanno sottoscritto un documento in cui si dice tra l'altro: « Appare evidente lo scopo cui mirano i terroristi: rompere quel largo momento di solidarietà ed unità democratica che faticosamente si è venuto costruendo nel paese per spingere a soluzioni reazionarie ». Giuseppe Sangiorgio Marina Cassi Un momento della manifestazione in piazza San Carlo: centinaia le bandiere

Luoghi citati: Cuneo, Italia, Piemonte