Con un giorno di ritardo aperto a Firenze il XXI Congresso della Fgci di Stefano Reggiani

Con un giorno di ritardo aperto a Firenze il XXI Congresso della Fgci Con un giorno di ritardo aperto a Firenze il XXI Congresso della Fgci La gioventù del pei in un'ora inquieta s'interroga sul suo ruolo nella società C'è l'ambizione di creare un "nuovo movimento" (anche con cattolici e non allineati) di forze giovanili che fronteggi l'emergenza per riformare lo Stato - L'organizzazione ha 148 mila iscritti - La risposta agli autonomi e ai gruppi 1 DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FIRENZE — Tensione, ner¬ vosismo, riflessioni, progetti, applausi: il XXI congresso della Federazione giovanile comunista italiana s'è aperto ieri con un giorno di ritardo, segnato dall'inquietudine del momento politico e dall'ambizione di creare un «nuovo movimento», un'aggregazione di forze giovanili (anche cattolici, anche non allineati) che fronteggi l'emergenza per riformare lo Stato. Berlinguer, se potrà, arriverà oggi: | il suo discorso è previsto in chiusura, domenica. Longo ha mandato un messaggio: «Meno che mai il vostro congresso può essere di j ordinaria amministrazione, | Quest'anno soprattutto avete dovuto affrontare problemi seri, come quello, fondamentale, del ruolo della Fgci in un mondo giovanile profondamente turbato, una parte I del quale è apparsa e appare 1 esposta alla suggestione di te- : ^ pseudorivoluzionari, alla iogica disperata dell'estremi- na«ndgddpgstlaFluma ' nacia, che sono le doti degli [ autentici rivoluzionari». | Al congresso sono presenti | 50 delegazioni straniere e 671 ' ngLAtae tel'smo». Secondo Longo, occor-1 titol'lacedsre oggi ai giovani uno sforzo «d'intelligenza e di fantasia, ma anche di pazienza e di te- delegati eletti dai 128 mila iscritti. La Fgci, quasi disper- j tosa dall'impatto col '68, ha rag-1 cgii nto un vertice dì 143 mila i iscritti dopo le elezioni del 20 giugno. Ci sono in Italia circa cinquemila circoli, l'età media degli iscritti «rimane inj torno ai 17 anni». S'è chiesta «Città futura», I la rivista della Fgci: «Chi so- rletepmngd no i giovani comunisti riuniti a Firenze?». E si è risposta: «Sono una nuova generazione, sono i giovani delle leghe, del nuovo movimento. Sono i giovani combattivi e unitari della risposta al movimento del '77. Cioè, di risposta alla presenza dell'autonomia e dei gruppi spontanei della sinistra non istituzionale». Dice la rivista: «Noi che siamo a Firenze sappiamo che la rivoluzione è processo di trasformazione molecolare, delle abitudini, della mentalità». La platea dei delegati ha avuto due umori, un primo momento di grandi applausi e commozione quando un dirigente. Capelli, ha ricordato tre giovani comunisti uccisi per violenza politica (Di Rosa, Vinci, Petrone) e ha chiamato formalmente alla presidenza Berlinguer. Anche i caduti tra polizia e carabinieri sono stati ricordati con forti applausi. Poi ci sono state tre ore di silenzio meditativo, durante la relazione del segretario nazionale Massimo D'Alema: sessanta cartelle dedicate soprattutto alla politica dei comunisti italiani, alla riorganizzazione della Fgci in circoli aperti e autonomi, ai rapporti internazionali. Ha detto D'Alema, in apertura: «Abbiamo due scelte: accettare le spinte violente e lo sfascio sociale oppure lottare per il rinnovamento della condizione giovanile». Ha detto anche: «Se gli operai si sottraessero alle scelte come certi uomini di cultura saremmo già al caos o all'autoritarismo». Ha poi analizzato la situazione italiana, secondo l'attuale strategia del pei, affermando che le sconfitte della classe operaia sono state contrappuntate da conquiste e passi in avanti. Respingere il pei all'opposizione, «vorrebbe dire adesso allontanare i lavoratori dal potere». Certo, ha detto D'Alema, c'è «una lentezza dei processi storici», ma la «questione cattolica», cioè il rapporto con la de, «conserva un peso decisivo per il pei». Il governo delle sinistre è un'ipotesi di «politologi che non sanno fare i conti con i numeri». Con cautela D'Alema ha parlato della legge sull'aborto e delle nuove norme sostitutive della legge Reale, con scioltezza di una nuova organizzazione della Fgci in modi autonomi dal partito e decentrati, appunto con innesco e spinta del nuovo movimento. Ha detto, rivolto ai socialisti: «Non voghamo essere egemonici», ma ha fatto osservare che «democrazia è organizzazione» e che «bisogna superare lo spontaneismo». Insomma torna il rapporto, che il dibattito dovrà chiarire, tra istituzione e movimento. Alcune cartelle della relazione sono state dedicate ai problemi internazionali. In sostanza: non sottraiamoci all'analisi delle contraddizioni dei socialismi reali, spostiamo la nostra attenzione sull'Occidente, perché l'Europa «è il banco di prova dell'internazionalismo». Lo aveva già detto «Città futura»: «Vogliamo praticare una nuova idea di socialismo in Occidente». La delegazione del Komsomol, l'organizzazione dei giovani comunisti sovietici, ha partecipato ieri sera a un dibattito a Ponte a Greve. Secondo la Tass, ripartirà oggi per l'Urss. Stefano Reggiani

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