"È vivo##: sollievo alla Camera poi angoscia per la dura prova di Gianfranco Franci

"È vivo##: sollievo alla Camera poi angoscia per la dura prova La notizia del comunicato a Montecitorio "È vivo##: sollievo alla Camera poi angoscia per la dura prova ROMA — «Aforo è vivo. Hanno mandato la foto». La notizia appresa dalle telescriventi della «sala stampa» rimbalza immediatamente nel «transatlantico» di Montecitorio provocando le scene che si ripetono ormai da molti giorni: l'accorrere di giornalisti e di deputati per commen¬ tare e scambiare opinioni, jFra i primi ad arrivare vi i sono i democristiani Rumor, Carlo Russo, Fracanzani e Sanza, i comunisti Di Giulio, Natta e Trombadori, il repubblicano Compagna, i socialisti Frasca e Capria, il demoproletario Pinto. Tutti hanno espressioni di sollievo nel sapere che Moro è ancora vivo ma su ognuno pesa il pensiero della dura prova che attende lo Stato e le forze politiche. L'ultimatum dei brigatisti ripropone il drammatico interrogativo che ciascuno si è posto in questi tragici giorni: trattare o non trattare? Per il socialista Capria, la risposta è «difficile, molto difficile». Compagna è più netto: «Lo Stato non può cedere». Anche i comunisti sono del parere che si debba mantenere una linea di fermezza. Il demoproletario Mimmo Pinto, leader dei disoccupati organizzati di Napoli, afferma che bisogna assolutamen- te salvare Moro e ricorda l'appello pubblicato da «Lotta continua» per iniziativa di ambienti vicini alla famiglia del presidente de e firmato da personaggi di estrema sinistra, dell'Azione cattolica, delle Acli, da radicali e da un vescovo. E' la scintilla per un violen¬ tissimo scontro verbale, per poco non finito a pugni, tra lo stesso Mimmo Pinto e An- tonello Trombadori. Il deputato di democrazia proletaria, rivolgendosi al comunista dice: «Come vedi, adesso bisogna trattare. Moro è vivo e occorre salvarlo». Trombadori perde le staffe: «E' terribile, lo so, ma Moro ormai è morto». Pinto: «Sei tu che lo ammazzi». Trombadori: «Io ammazzare Moro? Tu sei uno sciacallo. Sei d'accordo con i vescovi». Pinto: «Sono d'accordo con chi vuole che Moro viva». Trombadori: «E io non voglio che muoia la Re- \ pubblica». ! Trombadori, a questo pun-; to, sta per sferrare un pugno j al volto di Pinto, ma uno dei j molti deputati che li attornia-. no fa in tempo a bloccargli j il braccio e a condurlo via mentre l'avversario poUtico ! gli urla: «Ma vai a "Bontà loro" a leggere le tue poesie!». Lucio Libertini, comunista e presidente della Commissio¬ ne Trasporti, commenta: «Bi- sogna finirla con questi crtt- togrammi. Quando Persone come Pinto dicono di voler salvare Moro, intendono in realtà salvare Curcio. Sono in completa malafede, poiché sono le stesse persone che hanno coperto e difeso chi sparava o andava armato alle manifestazioni». Più in là, il socialista Sandro Pertini, ex presidente della Camera, fuma pensieroso la pipa e a chi gli chiede un giudizio risponde: «Per la de è certamente un dilemma drammatico. Qualunque deci- sione inciderà profondamente la sua carne» Camera e Senato hanno continuato regolarmente i propri lavori. A Montecitorio, sotto la presidenza dell'on. Emilio Colombo, si è anche riunito l'ufficio di presidenza del Parlamento europeo, alla presenza dei capi di tutti i gruppi politici. Richiamando si alle due risoluzioni sul ter- rorismo approvate dal parla mento europeo, l'ufficio di presidenza ha espresso «anco ra una volta la più viva e commossa solidarietà alla fa- alle famiglie dell'attentato miglia Moro, delle vittime ne? 16 marzo, alla de ed alle forze politiche e sociali italiane». Gianfranco Franci

Luoghi citati: Napoli, Roma