Aerei: raggiunto un buon accordo di Ettore Massacesi

Aerei: raggiunto un buon accordo Sull'intesa Fulat-Intersind Aerei: raggiunto un buon accordo di Ettore Massacesi La conclusione tra Fulat e Intersind del contratto per il personale di terra dell'Alitalia e per i dipendenti delle aziende di gestione aeroportuali è importante per tre ragioni: — anzitutto per il contratto in sé; — in secondo luogo per il quadro di riferimento che esso determina nei confronti del rinnovo contrattuale del personale navigante: — infine perché questo contratto è il primo atto della grande stagione sindacale che avrà il suo apice nel prossimo autunno e nel successivo inverno. Anche se le due controparti, noi dell'Intersind e « loro », i rappresentanti della Fulat, non abbiamo mai, durante le trattative, fatto riferimenti espliciti al carattere emblematico di questo rinnovo contrattuale, certo sui comportamenti reciproci ha giocato un ruolo decisivo la comune coscienza che quelle che stavamo per definire erano condizioni retributive che avrebbero «fatto precedente». Per quanto riguarda l'Intersind, posso testimoniarlo con certezza, questo convincimento è stato determinante. Per questa stessa ragione, con tutta probabilità, si giustifica la presenza costante, nella fase conclusiva del negoziato, dei tre segretari confederali. Come è noto, ai minimi salariali del personale di terra del trasporto aereo saranno riconosciuti tre aumenti successivi di seimila lire mensili di cui il secondo dopo otto mesi di vigenza del contratto, ed il terzo dopo ulteriori 17 mesi con il risultato che l'incremento medio nei tre anni di durata del contratto sarà di 12.670 lire mensili e di 18.000 mensili «a regime». Può sembrare strano che ci si sia battuti a lungo per fissare queste cifre, del resto non molto lontane da quelle richieste dai sindacati nella piattaforma, se si pensa che nel prossimo mese di maggio, in virtù dell'automatismo della scala mobile, tutte le retribuzioni dell'industria e dei servizi aumenteranno di poco meno che dodicimila lire mensili. Non intendiamo riaprire la vecchia polemica sulla scala mobile, anche perché ormai di questo istituto salariale sembra sia slata accertata ed accettata l'intangibilità: ma se la forte dinamica salariale che esso determina si presenta giustificabile dal punto di vista della conservazione del potere d'acquisto dei percettori del salario, esso resta pur sempre un elemento di dinamica «distruttiva» dal punto di vista dell'imprenditore. Non tanto per ragioni di competitività all'estero (il nostro costo del lavoro — «al cambio» — risulta pur sempre fra i più bassi di quelli dei Paesi della Comunità; ma il mantenimento di questa posizione non richiederà fra qualche tempo un ulteriore ag- giustamento del valore della lira?) quanto per l'elevato grado di incertezza che esso aggiunge alle già incerte previsioni imprenditoriali, causa non ultima della «disaffezione ad investire» di cui tanto ci si lamenta. L'accordo Fulat-Intersind è importante, si è detto, anche «Ai sé» perché chiude una trattativa dialetticamente molto aspra che ha implicato la difficile fusione, in uno solo, di due contratti prima distinti: si è trattato di un negoziato tecnicamente difficile che il sindacato ha saputo condurre e concludere con sole tre ore di sciopero. Personalmente considero questo fatto come il primo, più tangibile segno della cosiddetta «svolta» decisa dall'assemblea dell'Eur e, soprattutto, come una prova evidente della obsolescenza della capacità di incidenza dell'arma dello sciopero: se ne è fatto di quest'arma un tale uso ed abuso da trasformarla in una specie di «costante», dannosa dal punto di vista economico, ma psicologicamente percepita al limite della «indifferenza» nel quadro delle troppo tormentate relazioni industriali cui sono sottoposte le nostre imprese da oltre un decennio. Tuttavia giudico coraggiosa la decisione della Fulat perché credo sarà difficile convincere i quadri intermedi sindacali che sia possibile senza scioperi o quasi concludere positivamente un contratto. Eppure è così: né molti più scioperi, posso affermarlo con coscienza sicura, avrebbero spostato di un millimetro la posizione dell'Alitalia, della Società Aeroporti di Roma e, quindi in loro rappresentanza. dell'Intersind. Del resto la nostra posizione, per quanto ci riguarda, non sarà diversa nel seguito delle trattative per il personale navigante: siamo pronti a proseguire il dialogo con la massima disponibili- là a ricercare punti di incontro. D'altra parte gli incontri richiesti dall'Anpac con Alitalia, Ati e Intersind per le questioni riguardanti la cosiddetta gestione del vecchio contratto non sono stati mai interrotti ma solo rinviati per comuni opportunità: quindi possono tranquillamente riprendere. Ma per quanto riguarda il rinnovo del contratto, i nostri limiti sono evidenti e sono a maggior ragione vincolanti dopo la chiusura del contratto per il personale di terra. E' certo che non potremmo usare due pesi e due misure: ci sentiamo moralmente impegnati in questa direzione. Del resto quella del contenimento salariale è una politica che l'Intersind ha perseguito e persegue invero con molto sacrificio per le imprese rappresentate nel ciclo di vertenze aziendali iniziato ormai da due anni, perché essa corrisponde alle esigenze delle aziende e perché è richiesta dalla politica economica condotta dal governo per volontà delle forze politiche della maggioranza. Inoltre una politica di questo tipo è stata autonomamente definita anche dalla federazione sindacale unitaria. Le eccezioni a questa nostra regola, che possono esserci ricordate, sono solo apparenti: qualche maggiore disponibilità invero è stata definita solo a fronte di sicure e concrete aperture della controparte sindacale capaci di consentire alle direzioni aziendali condizioni operative e soluzioni di maggiore efficienza produttiva. Lo stesso insieme di regole varrà, per quanto riguarda l'Alitalia e quindi l'Intersind, anche nelle trattative per il personale navigante e cercheremo di mantenerle ferme anche di fronte alle impazienze che da più parti si mostrano per le anomale forme di agitazione che sono state adottate. Ci rendiamo conto che il trasporto aereo è un servizio essenziale: che ha risvolti emotivi — quanti affetti sono legati alla rapidità del trasporto — ed ha incidenza determinante sull'efficienza dell'intero sistema economico. Ma se il ricatto è più forte, più forte deve essere la capacità di resistenza ad esso: bisogna scoraggiare nei fatti la tendenza ad «inventarne una nuova» ad ogni occasione. Prima di imbastire un dialogo troppo affrettato e dare, così, segni di debolezza, occorre che chi deve far rispettare i regolamenti — nei limiti minimi come nei limiti massimi — si adoperi per ristabilire le «regole del gioco». Sappiamo che l'Alitalia sta predisponendosi a fare la sua parte, con prudenza ma senza debolezze e lo stesso sembra intendano fare le direzioni degli aeroporti. Sempre, nelle relazioni industriali, le facili soluzioni di oggi aprono la porta ai più aspri conflitti di domani.

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