Chieste pene fino a 24 anni per sedici di "Ordine nero"

Chieste pene fino a 24 anni per sedici di "Ordine nero" Bologna: requisitoria del p.m. in corte d'assise Chieste pene fino a 24 anni per sedici di "Ordine nero" Proposte ai giudici anche due assoluzioni - Gli imputati sono accusati di aver fatto esplodere bombe in mezza Italia nella primavera del '74 DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BOLOGNA — Dice il pubblico ministero Luigi Persico: «Chi ha infranto la legge vagherà, qualunque sia stato il motivò per cui l'ha fatto, a chi tocca tocca». Parla, l'accusatore, delle bombe fatte esplodere da Ordine nero nella primavera del '74 in mezza Italia, delle stragi cercate, degli attentati che dovevano servire a destabilizzare il Paese. Ora, nell'aula della corte d'assise di Bologna, lo Stato di diritto chiede conto a 18 imputati della sovversione, del sangue che avrebbero voluto spargere, delle stragi mancate. Sono le 14, il pubblico ministero è al termine di una requisitoria durata cinque ore, fa le sue richieste alla corte e le chiama «proposte». In totale domanderà 270 anni e tre mesi di carcere; suggerirà anche due assoluzioni. Gli imputati in gabbia, che hanno seguito con attenzione l'intervento del magistrato, accolgono in silenzio le richieste; poi qualcuno cerca.di abbozzare un sorriso sarcastico, ma sembrano tentativi mal riusciti: la tracotanza con cui i «militi bruni» che si ispirano agli ideali del nazismo avevano affrontato il dibattimento due mesi è mezzo fa pare in gran parte dissolta. C'era un'associazione sovversiva, dice il dottor Persico, e quell'associazione si rese responsabile degli scoppi a Milano, Perugia, Lecco, Ancona e Bologna. Venne fatta l'ipotesi che regista occulto di quella fitta trama fosse il Sid, ma quanto questo possa essere vero non lo sapremo mai. Lamenta il p.m. che «di quei servizi segreti la corte non ha voluto ascoltare nessuno». E dice, indicando gli imputati: «Li abbiamo presi tutti? No, non tutti, e certamente non i principali. Dove sono i mandanti?». Anche stavolta, ed è motivo dì rammarico, un'ombra amica nasconde i maggiori responsabili agli occhi della giustizia. Non ci sarebbe comunque stata provocazione nei confronti degli imputati da parte del Servizio informazione difesa, sarebbe stata troppo ingenua e anche se i servizi segreti erano «dissestati» certo avrebbero costruito qualcosa di meno rozzo. La cellula nera era formata da due gruppi: il toscano, o «aretino», e quello milanese formato dai «sanbabiliai», protagonisti da anni di episodi di violenza. Il dottor Persico scandisce i nomi e fa le sue richieste: 24 anni e un mese per Fabrizio Zani, il commesso della libreria Martello di Milano che l'accusa indica come autore dei volantini con cui Ordine nero rivendicava gli attentati. Ventiquattro anni per Luciano Benardelli, ambiguo personaggio implicato nei fatti del campo paramilitare di Pian del Rascino, dove in uno scontro a fuoco con i carabinieri venne ucciso-Giancarlo Esposti, fondatore del gruppo terroristico; e per Augusto Gauchi, ex paracadutista legato, pare, ai servizi segreti, uomo-guida del gruppo toscano scomparso prima dell'arresto, rifugiato pare in Spagna. Per quattro «sanbabilini», Alessandro Din tino, Giovanni Colombo, Cesare Ferri e Mario Di Giovarmi, 21 anni di reclusione. Anche per l'ex vicefederale di Arezzo, professor Giovanni Rossi, la richiesta del pubblico ministero è severa: 20 anni e 8 mesi e pena identica è suggerita per Massimo Batanì, Luca Donati e Roberto Pratesi. Il grande accusatore del gruppo aretino, Andrea Brogi, secondo il pubblico ministero «responsabile di partecipazione all'associazione sovversiva», dovrebbe scontare cinque anni di carcere. La richiesta è considerata troppo mite da alcuni difensori che in lui, più che un accusatore, vedono «un traditore» . Nell'ordinanza di rinvio a giudizio il giudice istruttore Vito Zincarli che condusse l'inchiesta ha scritto: «Persone accusate di avere fatto parte di Ordine nero (Cauchi, Balani, Donati, Rossi, eccetera) operavano stando all'interno del movimento sociale, dal quale ricevevano denaro e protezione per il tramite del locale federale e difensore di alcuni, avvocato Ghineltì». Un altro personaggio della «Milano nera», Francesco Bumbaca, secondo il pubblico ministero deve uscire dal processo assolto perché non ha messo le bombe e perché ci sono dubbi, però non provati, sulla sua partecipazione all'associazione sovversiva. La corte è stata invitata a mandare assolto anche Alessandro Torri. Nella requisitoria il dottor Persico ricorda le tappe dell'indagine, le difficoltà affrontate, V«insostituibilità» delle corti d'assise come espressione della partecipazione diretta del popolo all'amministrazione della giustizia. «Scarso di democraticità sarebbe quel sistema che togliesse alle corti ordinarie tale tutela per affidarla ai giudici speciali, quindi le Assise di Bologna non devono temere di avventurarsi in una qualificazione di condotte dettate da finalità eversive costituzionali». Domani cominceranno parlare i difensori. Vincenzo Tessandorì