L'assalto alle coste calabre

L'assalto alle coste calabre SONO STATE DETURPATE COME QUELLE LIGURI L'assalto alle coste calabre Da Taranto a Capo Spartivento, da Tropea a Praia a Mare una urbanizzazione selvaggia ha creato orribili alveari, che restano disabitati per dieci mesi all'anno - D'estate il superaffollamento rende impraticabili le "spiagge libere" - Ma sarebbe ancora possibile sottrarre alla definitiva rovina un patrimonio immenso DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BELVEDERE MARITTIMO — Le coste del Mezzogiorno vengono massacrate come quelle liguri negli Anni Cinquanta e Sessanta, ma con l'aggravante del silenzio. Si parla pochissimo delle sottocittà caotiche, prive di vita per 10 mesi l'anno, che si allungano per centinaia di chilometri da Taranto a Sibari e Capo Spartivento. da Tropea (per non dire dello scempio di Stato a Gioia Tauro) a Praia a Mare. D'estate l'urbanizzazione selvaggia mette i suoi frutti sotto gli occhi dei turisti stessi, attirati dal miraggio di spiagge libere e sconfinate, di mari trasparenti. Dove l'affollamento è eccessivo e mancano impianti di depurazione spuntano cartelli « vietato bagnarsi» . Tristissimo sigil ;0 alla troppo breve storia del «Sud incontaminato» . Belvedere Marittimo, a metà strada fra Capo Palinuro e il Golfo di Sant'Eufemia, è uno dei capisaldi del sistema costiero della Calabria tirrenica che aveva resistito dal Medio Evo, praticamente intatto, per essere travolto oggi dai nuovi barbari. Gli antichi borghi fortificati, costruiti su speroni e coni rocciosi a qualche chilometro dal mare, avevano modeste appendici sulle spiagge. Belvedere, Cetraro. Fuscaldo delegavano alle ri spettìve «marine» compiti molto li- turistico-balneari mitati. Guardia Piemontese si af- tacciava dalle alture a picco su una fascia litoranea ver de- a giardini e agrumeti, soZca'a soltanto dalla ferro via e dalla strada statale. Oggi Guardia Piemontese è una copia dei peggiori insediamenti della Riviera Ligure o dei lidi laziali. Andora come Tor Vajanica. Casermoni in riva al mare, schiere di case persino nel letto del torrente, lottizzazioni sulle colline. Da Paola a Guardia Piemontese, a Diamante, a Praia a Mare, si allunga un nastro irregolare di edifici, in buona parte sorti direttamente sulle spiagge. Va sparendo l'immagine della Calabria che aveva i colori dell'antichità: l'ocra dei muri privi di intonaco, il nero delle donne, il bianco delle lenzuola stese al sole. La liberazione da secoli di miseria e di isolamento era. più che un diritto dei calabresi, un dovere della collettività nazionale. Ma il salto dal passato al presente è avvenuto in modo brutale, a vantaggio di pochissimi, secondo i modelli peggiori. Il calabrese sobrio, contemplativo, amante della sua terra come della famiglia, ha visto aggredire e sconvolgere tutto, senza trarne benefici. Il costo della vita è salito ai livelli del Nord. L'agricoltura va in rovina. Dal Castello di Belvedere, presidio aragonese, osservo un anfiteatro verdissimo che la luce del Sud rende leggibile a grande distanza svelando agrumeti e vigneti abbandonati benché l'acqua arrivi in abbondanza dalla sovrastante e maestosa Montea (1500 metri a due passi dal mare). - All'emigrazione come unica risorsa si è offerta l'alternativa dello «sviluppo turistico» che sfrutta la mitologia del Sud per saccheggiare i valori concreti a vantaggio di pochissimi speculatori. L'attacco dell'edilizia più o meno abusiva e sempre incontrollata si è fatto massiccio, convulso addirittura, dal 1973 in avanti. Quell'anno fu promulgata la legge regionale n. 14 che vietava ogni costruzione all'interno del demanio marittimo e en- tro una fascia di 150 metri I dal mare. In apparenza una legge coraggiosa, lo stru- i mento di salvezza delle coste . Calabre. Disgraziatamente il testo era stato divulgato con molto anticipo. Fino alla mezza- : notte del 30 agosto, data in cui la legge sarebbe entrata • in vigore, eserciti di murato ri invasero gli arenili. I comuni concessero le licenze a pioggia, senza piani regola- ' tori. Le ruspe scavavano le ì fondazioni nella sabbia, se- ! guite dalle betoniere che ver- ' savano cemento anche di ! notte, alla luce dei fari. Regione, magistratura, soprintendenza, assistettero allo scempio, tuttora in atto. ; Oltre 50 mila vani, in buona < parte abusivi e non registra- i ti, vennero costruiti senza J piani e senza infrastrutture • igienico-sanitarie, nella compietà mancanza di prepara- • zione turistica tra gli im- ! provvisati operatori locali. Paesi che contano 3-4000 obi- j tanti balzano d'estate a 40 mila. La borghesia romana e napoletana predomina ma non mancano milanesi e torinesi divenuti proprietari di ap- i partamemli a Belvedere. Cetraro, Fuscaldo. Sognavano \ la Calabria felice e si trova- 1 no immersi in uno scenario 1 da periferia settentrionale, racchiusi in condomini che si negano la vista del mare e ; la luce. Assente ogni tentativo di arredo urbano. Il porto turistico di Cetraro, se- i minsabbiato, conclude un vero e proprio sobborgo me- \ dio-orientale. Poteva essere un gioiello, in un paesaggio costiero prezioso. Non meno grave la rovina della costa ionica. Ho percorso la litoranea da Taranto a Sibari. annotando decine di insediamenti sgangherati che negano ogni ipotesi di serio sviluppo turistico. Non turismo ma industria delle case fantasma. Già sbrecciate e consunte a po- \ chi anni dalla costruzione, vuote da settembre a giugno. I La pineta che separa, come una cornice naturale, l'opulenta Piana di Taranto e il i Metaponto dalla spiaggia bionda e fine, lunga decine di chilometri, è stata invasa dalle lottizzazioni. Più massicce a Marina di Castellaneta. Chi le ha autorizzate? Con quali motivazioni? Il Lido di Metaponto, tra le foci del Bradano e del Basento. è oggi uno scenario paragonabile a quello del Lido di Ostia, in ; misura ridotta. Villette, casermoni, albergucci. passeggiata lungomare, tutto è i provvisorio e disadorno, indecoroso, estraneo a ogni piano o indirizzo programmato. Regola costante: affastel- lare costruzioni direttameli- i te sulle spiagge, anche se al- i le spalle abbondano spazi j verdi e piani. I peggiori \ esempi sullo Ionio: Monte- ' giordano. Marina di Amen- dolara. Trebisacce. il «Lido j 114» di Villapiana. Ma se ne i potrebbero aggiungere decine, da Ciro Marina ai lidi di j Crotone, alla Marina di Cro- \ pani, alle marine che ripeto- j no sullo Ionio il sistema tirrenico dei centri storici collinari con appendice sul litorale: Catanzaro-Lido. Lido di Caminia, Soverato. Marina di Caulonia. fino a Capo Spartiremo. Poche le eccezioni di insediamenti preordinati, che mostrano almeno il dono della ricercatezza formale e l'intelligenza di un certo rispetto della natura, sia pure utilizzata come bene di consumo a vantaggio di privati. Cito il villaggio turistico «Valtur» a Capo Rizzuto: è imputabile di «neocolonialismo», ma ha almeno il merito di salvare qualcosa del paesaggio costiero e di rendere credibili le promesse della Calabria. La Regione ha i poteri per intervenire e pianificare l'uso delle coste: si era impegnata a farlo con la legge del 30 agosto 1973, ma troppi comuni continuano allegramente sulla strada del caos urbanistico e del saccheggio ambientale. Le associazioni di tutela, prima «Italia Nostra», dovrebbero promuovere una campagna in favore delle coste Calabre ancora intatte, ignorate dalla cultura nazionale. Ancora la Regione dovrebbe prendere atto del danno che la rapina arreca alla collettività, negando ogni speranza di sviluppo e di occupazione fondata su un turismo durevole. Qui si sta uccidendo una ci viltà per farne immediato commercio sul mercato immobiliare. I calabresi guardano rassegnati dalle loro rocche medievali che stanno subendo nuovi assalti: forse non sono abbastanza consci della possibilità di sottrarre alla definitiva rovina il patrimonio immenso, splendido, ancora custodito dalla loro terra. Per ogni chilometro di costa malamente edificato ne restano dieci da tutelare: le colline hanno la dolcezza dei giardini dell'Eden fa Belvedere si coltivano ancora i cedri. frutto antichissimo che predilige questo clima). C'è ancora il respiro di un continente diverso, ricchissimo di tradizioni e di valori umani, aperto a nuovi modelli di vita. Siamo forse in tempo per salvare quel che resta della Calabria, ma devono volerlo i calabresi per primi. Mario Fazio I ! I | \ I Ricadi, villaggio turistico della Calabria sul Mar Tirreno (La Stampa - P. De Marchi)

Persone citate: Ciro Marina, De Marchi, Rizzuto