Ci fu un altro incidente nello stesso punto dove la Freccia della Laguna è deragliata di Claudio Giacchino

Ci fu un altro incidente nello stesso punto dove la Freccia della Laguna è deragliata Il bilancio ufficiale della sciagura parla di 44 morti, 3 dispersi Ci fu un altro incidente nello stesso punto dove la Freccia della Laguna è deragliata Awenne 18 anni fa e non ci furono vittime - Il personale di macchina riuscì, dopo una corsa disperata lungo i binari, a bloccare un merci che stava arrivando in senso contrario - Anche allora fu per colpa di una frana BOLOGNA — Quarantaquattro morti, 3 dispersi: questo il primo bilancio ufficiale della sciagura ferroviaria di Val di Setta. «Al triste I appello — dicono alla direzione dell'Istituto di medicina legale di via Irnerio — mancano ancora Renato Giachetto, di Salerno, il passeggero libico Ramadhan Alfergani e una donna australiana, Mary Anderson. Tutti i cadaveri ed i miseri resti che sono stati portati qui e nelle camere mortuarie degli ospedali cittadini, sono stati identificati. Le tre vittime delle quali non j abbiamo trovato tracce, sa- ranno ancora sotto l'ammas- j ! so di rottami della "Freccia \ della Laguna". Soltanto quani do la gigantesca gru delle ferrovie avrà sollevato tutte le | carcasse delle carrozze derai gliate. potremo sapere con I certezza quante vite è costata I la catastrofe». \ Aggiunge un addetto dell'oi bitorio: «I familiari di Rena! to Giachetto sono sicuri che I il loro caro era sul treno della morte, per il libico e l'au] straliana esiste una pallida j speranza che quel sabato i mattina non siano saliti sulla I "Freccia della Laguna"». Una possibilità, comunque, assai remota: Ramadhan Alfergani e Mary Anderson sono stati cercati negli alberghi di tuttltalia, ma senza esito. A poco a poco la «morgue» si vuota, questa sera soltanto cinque bare sono ancora allineate nella camera ardente che i ferrovieri dei compartimenti di Bologna, Firenze, Verona e Rimini hanno adornato con cinque corone. «Ci siamo dati da fare — afferma un impresario di pompe funebri — per ridurre al minimo le lungaggini burocratiche ed avviare al più presto possibi- le le vittime ai rispettivi luo fl*« d'origine. Entro domani, ninni iiiniiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin anche le ultime casse saranno' portate via». Chi pagherà per le bare e le spese di trasporto? Rispondono al consorzio delle otto ditte di pompe funebri del capoluogo emiliano: «Finora i soldi, alcune decine di milioni, sono stati anticipati da noi, le Ferrovie ci rimborseranno, ma chissà quando». Intanto continua il lavoro della commissione d'inchiesta nominata dalla magistratura e dalla direzione generale delle Ferrovie dello Stato. I periti hanno fatto un altro sopralluogo a Murazze di Vado e raccolto altri importanti elementi che gli consentiranno di redigere un primo rapporto per il ministero dei Trasporti. L'inchiesta comunque a Bologna ci resterà ancora per pochi giorni. Fra le vittime c'è il procuratore generale della Repubblica della città, dottor Francesco Padoin e secondo l'articolo 60 del codice di procedura penale, l'indagine dovrà essere svolta da un'altra procura. Probabilmente quella di Genova o di Torino. Sono sempre all'opera le squadre dei vigili del fuoco e delle Ferrovie. La maggior parte del relitto della «Freccia della Laguna» è già stato rimosso (rimangono ancora da recuperare le prime quattro vetture finite nella scarpata) e forse domani sera il binario «pari» (quello per Bologna) sarà riattivato. Per il «dispari» ci vorranno ancora alcuni giorni. Si parla di domenica sera, appena verrà riparato il parapetto in muratura del viadotto. Alla stazione di Bologna dicono che il transito dei treni avverrà comunque a velocità ridotta e che l'intera massicciata sarà sorvegliata da squadre di operai. Afferma l'ingegner Domenico Mazzioli, direttore del compartimento ferroviario bolognese: «Sono misure di sicurezza in attesa dei lavori di consolidamento della montagna che sovrasta la linea. Dopo quello che è accaduto, non possiamo più fidarci: costruiremo nei punti critici delle "gabbionate" di protezione. Ci vorrà però molto tempo, bisogna ancora pròj gettarle». A quattro giorni di distanza | dalla sciagura, sembra che il I «fiore all'occhiello» delle Ferj rovie italiane sia un po' appassito. La «direttissima» per Firenze non è poi così sicura come i tecnici vanno dicendo da giorni e un episodio smentisce le loro affermazioni: «In mezzo secolo non ci sono mai stati incidenti». Diciotto anni fa, esattamente il 18 aprile, : appena qualche decina di meI tri distante dal luogo dove sabato è avvenuto il disastro, in analoghe circostanze era de| ragliato un convoglio passeggeri. Anche in quel caso il trel no coinvolto era la «Freccia : della Laguna» e solo per caso ' non ci furono vittime. Il perj sonale di macchina era riusci! to, dopo una corsa disperata i lungo la linea, a bloccare un merci che viaggiava in senso j contrario. Altre circostanze sollevano | dubbi sulla sicurezza. Si è sa- i Puto che in passato smotta ! menti e frane furono segnala- 1 ti dalle squadre di sorveglian- za delle Ferrovie. Sabato, ad esempio, alle 8, parecchi metri cubi di terra erano rotolati sui binari nei pressi di San Benedetto Val di Sambro. E ancora le autorità della Regione erano state avvisate dal sindaco di Pianoro che una frana minacciava l'alveo del rio «Fabbiani», nei pressi della cartiera di Sesto, con grave pregiudizio per l'abitato. Ad alimentare la polemica, c'è adesso una notizia smentita dal compartimento ferroviario bolognese. Secondo alcune voci, il «ripetitore dei segnali» della «Freccia» era guasto. «Lo strumento — dicono i tecnici — è piazzato sulle motrici più recenti e ripete al macchinista tutte le indicazioni collocate lungo i binari. E' un'apparecchiatura sofisticata che registra tutti gli impulsi che vengono dai binari e se c'è una variazione anomala, l'addetto deve "rico-noscerla" immediatamente, In caso contrario, il dispositi-ro provoca la frenatura auto- matica del convoglio». Il direttore del comparti-mento di Bologna: «Il ripeti- tore del rapido alla partenza da Bolzano era efficiente, comunque anche se fosse stato disinserito o guasto, non avrebbe segnalato il blocco della linea provocato dal treno proveniente da Bari. La motrice di quest'ultimo non toccava le rotaie del "dispari". Anche il Bari-Milano era dotato dello strumento. Se non ha segnalato la frana, è perché non c'è stato nessun oggetto metallico che causasse un corto circuito né un guasto tale alla linea, da far scattare i dispositivi di pericolo». Tutte le apparecchiature di controllo in dotazione alle motrici sono state sequestrate e nei prossimi giorni verranno esaminate dai tecnici. Molta importanza viene data I alla «zona tachimetrica», l'è quivalente della «scatola ne I ra» degli aerei. Contiene tutte | le variazioni di velocità dei 1 convogli ed è in grado di j «raccontare» agli esperti gli ] ultimi jstanti che precedette j ro la tragedia \ ; Emanuele Monta 1 Claudio Giacchino

Persone citate: Domenico Mazzioli, Fabbiani, Francesco Padoin, Giachetto, Mary Anderson, Renato Giachetto