Chiesto l'ergastolo per il giovane accusato d'aver ucciso tre persone di Adriaco Luise

Chiesto l'ergastolo per il giovane accusato d'aver ucciso tre persone La requisitoria del p.m. all'assise di Napoli Chiesto l'ergastolo per il giovane accusato d'aver ucciso tre persone Domenico Zai rolli, studente universitario fuoricorso, avrebbe massacrato sua zia, il marito e la figlia - Il triplice omicidio risale alla notte tra il 30 e il 31 ottobre del '75 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NAPOLI — Al processo per la strage di via Caravaggio, il p.m. dottor Di Maio ha chiesto l'ergastolo per Domenico Zarrelli, 36 anni, figlio di un i alto magistrato defunto, frai tello di un noto penalista che figura nel collegio di difesa. E' accusato di avere assassinato, nella notte tra il 30 e il 31 ottobre del '75, la sorella della madre. Gemma Cerniamo, 50 anni, il marito Domenico Santangelo, 55 anni, ex capitano di lungo corso, e la figlia dell'uomo nata da un precedente matrimonio, Angela, 20 anni, impiegata di un istituto mutualistico. Un massacro compiuto con efferata ferocia: anche ad un cagnolino della famiglia toccò la stessa sorte degli sven■ turati padroni. La strage ven! ne scoperta una settimana dopo, quando la misteriosa scomparsa dei Santangelo aveva allarmato i parenti e il fidanzato di Angela. L'assassino, per ritardare il rinvenimento delle vittime, aveva I portato via da sotto casa l'auì to dei Santangelo per accredi! tare la tesi che tutta la fami- glia si fosse allontanata per ] recarsi ai paesi d'origine in ' occasione dei « Morti ». La richiesta della condanna a vita formulata del pubblico ministero con insolita foga oratoria e spunti retorici («Avvolto nel lutto di questa toga chiedo una sola parola: ergastolo»), non ha gelato l'attento uditorio: era data per scontata, in considerazione di come si era andato svolgendo il suo implacabile atto di accusa. Neppure l'imputato ha manifestato segni di emozione, ha conservato sul volto di eterno fanciullone un accenno di sorriso beffardo e provocatorio. Nessun brusio da parte del pubblico e neppure il fratello, avvocato Mario Zarrelli, che si è assunto l'ingrato compito di strapparlo al carcere a vita e ha giocato tutte le carte possibili rischiando spesso di essere allontanato per i suoi contrasti violenti ed i suoi ironici commenti, ha manifestato segni di turbamento. Il rappresentante della pubblica accusa ha motivato la richiesta nella seconda fase del suo intervento, con una serie di argomentazioni. Il movente del triplice omicidio lo ha individuato nella pressante.necessità di denaro che tormentava Domenico Zarrelli, che aveva fatto «dell'estorsione il suo sistema di vita». Dapprima nell'ambito dell'Opera Universitaria, gestita allegramente con la complicitàj di un clan di delinquenti co-j muni; poi, una volta prosciu- i gatosi questo filone, con la nomina di commissari governàtivi nella cerchia famigliare: fratelli, madre, zii, chiunquè potesse, con le buone o con le cattive, soddisfare le sue esigenze. Esigenze che gli derivavano da una smania di' vivere in modo non adeguato alle sue condizioni economi che e dettate unicamente dal I desiderio di impegnare le | giornate in avventure galanti, i nei night, in «ambigui rappor ti anche con la zia assassinata». Per il rappresentante della pubblica accusa, Domenico Zarrelli ha trovato un valido sostegno al crimine nei fami-1 gliari: madre, fratelli e zii, I tra cui un noto medico, che ! hanno gestito con lucidità ed j astuzia il «dopo delitto». «So-1 no ritornati — ha detto il pubblico ministero Di Maio j — sul teatro della tragedia e i hanno accuratamente cancellato ogni traccia compromettente, seminando nuove prove per ingarbugliare le acque...». Ed è proprio l'assoluta man¬ canza di impronte la prova più schiacciante, per il rap presentante della pubblica ac cusa, della loro colpevolezza. E' impensabile che un assassino estraneo alla cerchia familiare della vittima possa essere tornato sul luogo della tragedia senza avere la certezza di non cadere in una trap- pola. «Una certezza — ha det to il pubblico ministero — che poteva avere soltanto la famiglia Zarrelli che. con Va ver portato via l'auto delle vittime, ha ritardato di una settimana il ritrovamento dei cadaveri, mantenuto un atteg- giamento rassicurante nei confronti di coloro che erano in ansia per la loro scomparsa». Adriaco Luise

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