Qui si gioca il futuro dell'Africa Occidentale di Mimmo Candito

Qui si gioca il futuro dell'Africa Occidentale POLISARIO: 100.000 PROFUGHI REINVENTANO LA LORO TERRA NEL SAHARA Qui si gioca il futuro dell'Africa Occidentale dal nostro inviato speciale i HAUSSA — Stesi sulla sabbia, osserviamo in alto due aerei militari che filano nel cielo. L'ufficiale sahariano ci dà un binocolo: «Sono due Jaguar francesi, è la solita attività di I s'abbassano molto perché san no che potremmo abbatterli ! con i nostri missili». Siamo a perlustrazione. Non j un centinaio di chilometri all'interno del Sahara Occidentale. Ufficialmente, saremmo in territorio marocchino; ma il viaggio delle due Landrover de! Fronte Polisario è stato ! assolutamente tranquillo. Ve : niamo dai campi di Hassi Ha ted Budjema, abbiamo fatto ! lunghi giri soffici sulle dune o nel fondo pietroso di uadi ; assetati da anni. Ci siamo ac- 1 óòccotati sulla sabbia anche a prendere il tè caldo, prepara j to con la cura paziente e sen zatempo del costume noma¬ '. de. Siamo ad Haussa dopo due giorni, lungo piste inventate dagli pneumatici delle nostre vetture. Lo spettacolo è tremendo. Haussa non esiste più. Sventrati e senza senso, pochi muri in piedi ricordano anco ^ra le rare case del villaggio e le fortificazioni marocchine, ; La battaglia è stata feroce. Le ; ■ carcasse dei mezzi militari re-! ttan°, semisepolte dalla sab- ! ;bia, il vento richiama vecchie | irnmagini di film di ^rra. Lungo la strada abbiamo in contrato i resti squarciati d'un F-5 abbattuto dai guerriglieri, le guide ce l'indicavano con orgoglio. Ma a Haussa ci sono anche ossa calcinate dal sole, ossa umane, di corpi abbandonati senza pietà e che il caldo ardente provvede subito a ridurre a segni disperati del deserto. I politici algerini, sulla co- sta, dicono che questa guerra del Sahara è una avant-guerre. Intendono dire che stiamo camminando da tre anni sul filo d'una svolta assai perico- losa, e che da un momento al- l'altro potrebbe esserci laj guerra vera, quella che incen-ldia tutto il Maghreb. La sto-1ria è cominciata tre anni fa, quando la Spagna «vendette» che fino a quel momento sta ua invece preparando l'auto determinazione del popolo sa harui». Viaggiando a Madrid, Has la sua ex colonia a re Hassan IL Sembrava una faccenda un po' inventata, poi, in questi giorni, le cose successe alle Cortes spagnole hanno mostrato che la verità è sempre più sorprendente di qualsiasi invenzione. Re Hassan a Madrid Chiamati a deporre davanti al Parlamento di Madrid, il luogotenente generale Gómez de Salàzar e il colonnello Rodriguez de Viguri — cioè i due massimi responsabili militari del Sahara Occidentale al momento della firma dell'accordo a tre Spagna - Marocco - Mauritania — hanno dichiarato che la decisione di siglare quel patto fu «un'autentica virata di 180 gradi nella politica di Arias Navarro. san andava a offrire ai successori di Franco tre chances assai interessanti: 1) l'impegno a mantenere sotto controllo spagnolo illimitato le due enclaves marocchine di Ceuta e Melilla; 2) un appoggio all'eventuale blocco di Gi-bilterra, richiamandone i ia-voratori marocchini e chiù- dendo ogni rifornimento in partenza dal Marocco; 3) la costituzione di tre basi mili-tari spagnole nel Sahara ce- duto, interessanti per un futuro ingresso di Madrid nella Nato, ma anche molto utili per il controllo delle rivendi cazioni autonomistiche cana rie. j La firma del trattato con il l Marocco e la Mauritania è dell 1 15 novembre 1975. In meno di ! 1 tre anni, Vavarit-guerre ha I ! messo in campo tutti i peri-icoli di quella decisione. Nel ' Sahara si sta giocando una delle partite - chiave per il fu-1 turo dell'Africa: al centro, a far da pendolo, c'è l'ex colo-;nia spagnola; da una parte ejdall'altra di questo pezzo di j deserto si confrontano due linee politico - militari con interessi nettamente contrapposti, la cui sorte finisce per di¬ j l | pendere anche dalla soluzione che avrà il problema sahariano. Quanto la situazione sia cambiata dal '75, e rischi di precipitare, è facile ricavarlo dalla testimonianza di due ufficiali dell'esercito mauritano, passati al Fronte Polisario, e incontrati lungo le piste del deserto. Mohamed Uld Sid Ahmed, i classe 1959, numero di matricola 79282 racconta: «Al momento in cui ho lasciato il mio Paese, cioè il 20 dicembre dello scorso anno, nella | capitale Nuakchott c'erano in ; servizio già 150 ufficiali francesi: alcuni sono attachés direttamente alla Presidenza della Repubblica e al ministero della Difesa, altri operano nei vari servizi dello stato maggiore: il 1". 2" e 3" bu-1 I | . , -i'ra"ces!. - \ francesi controllano 1 deposin « d'artiglieria "leggeri", e 21 a j istruttori della scuola interar-'mi di Atar sono ufficiali pari-! gini, come il maggiore Duis. il Tecnici militari capitano Belger e il tenente Audin». L'ufficiale Cheikh Ben Mohamed, classe 1955, numero di matricola 75835, aggiunge: «Ormai la Mauritania è passata sotto controllo maroc- l cflino- A Dakhla. di maurita! 710 non sono rimasti che la I bandiera e quattro soldati; i*""0 resto della guarnigio- ' ne viene dal Nord- Situazione simile c'è a Nuadhibu e Zue1 rat- Tutio cio che riguarda la vita militare è ormai diretto ;da ufficiali scerifiani o franjces!; m capitano marocchino j c0"!ana'a- Per esempio, la gendarmeria e una base milij tare mauritana, e un colonl nello delle Far è "aggregato" | allo stato maggiore del mio i | ; 1 Paese, con funzioni praticamente di comando. L'indipendenza e la sovranità della Mauritania sono ormai una scommessa ». In effetti, schiacciati all'inizio dalla potenza militare congiunta dei due «invasori», i guerriglieri I furono costretti a far subito | una scelta: e decisero di at- taccare soprattutto il polo più debole di quell'alleanza, cioè la Mauritania. Trascinato a una guerra per la quale non aveva né mezzi né uomini o volontà, il regime di Uld Daddah appare oggi al limite dello sfascio. Costretto affrettatamente a portare il suo esercito da 3 mila a 15 mila soldati, il presidente mauritano ha rivoluzionato il bilancio dello Stato ma senza alcun risultato sul piano militare; la crisi mondiale della siderurgia e il blocco che i guerriglieri saharui vanno ponendo alle miniere di ferro di Zuerat tl'85 per cento delle esportazioni mailritane) hanno poi aggiunto un taglio brusco delle risorse finanziarie del Paese. La ten-1 sione è diventata elevatissi-: ma. per salvarsi Uld Daddah ha dovuto cedere e chiamare in aiuto la Francia e il Marocco. I Jaguar di Giscard e le truppe scelte di Hassan II hanno portato un po' di respiro alla pressione militare. Uld Daddah afferma: «E' vero che molte migliaia di soldati marocchini sono sul nostro territorio. Ma io ho fiducia che Hassan non tenterà di realizzare in maniera indolore ciò che non ha potuto ottenere con la forza». Il presidente fa professione di fede, ma non ha davvero alternative: mai come in questo momento l'ambizione del re scerifiano di creare «il grande Marocco» è stata tanto vicina alla sua realizzazione. Mauritania in pericolo La Mauritania oggi appare occupata militarmente de facto, e, anche se la sovranità politica dello Stato non è ancora in discussione, tutte le informazioni provenienti da Nuakchott dicono che le decisioni della guerra sono prese congiuntamente dall'-asse Parigi - Rabat, scavalcando o ignorando il terzo partner. Dal Sud, inoltre, il presidente Senghor aggiunge la sua voce a questo tourbillon: se si vuol davvero discutere il problema dell'autodeterminazione, dice il vecchio poeta, bisogna piuttosto rivolgersi a quei 500 mi, la «mauritanu che in realtà i hanno identità etnica con lo Stato senegalese. In pratica, si propone la dii visione e la scomparsa della [ Mauritania quale Stato sovrano, come seconda tappa d'un i «processo d'espansione» che ha già tentato di sfruttare la I spartizione del Sahara Occi¬ dentale. Se questo processo si consolida (e la soluzione della guerra sahariana appare perciò determinante), Hassan avrà potuto conquistare una egemonia incontrastata nel Maghreb: con effetti non secondari sul piano militare e su quello politico. Le alleanze internazionali del Marocco pongono, infatti, questo Paese sul versante opposto a quello oggi occupato da Algeria e Li- ! bia. «Il nostro obiettivo, ci dice nel bivacco della gelida notte 1 del deserto la guida saharui, ' è di creare un Fronte Pro-1 gressista con l'alleanza tra Rasd. Algeri e Tripoli. Noi non vogliamo la scomparsa dello Stato mauritano. anzi chiediamo ai nostri fratelli di Nuakchott di unirsi anch'essi a questo Fronte. Un grande disegno politico neoimperialista si sta proiettando su questa costa dell'Africa: le nostra lotta serve anche a questo, a smascherarlo e sconfiggerla». L'analisi degli uomini poli- j tici di Algeri sulYavantguerre| trova una spiegazione puntua- ; le in questa notte sahariana. Bumedien teme l'accerchiamento del suo Paese, l'appog- j gio alla lotta del Fronte Polisarto è già una guerra di dife- ', sa. S'attendeva anche il risul-1 tato delle elezioni francesi, e ; oggi Parigi ha scelto Giscard ! contro Mitterrand. Le pedine ! ' del grande gioco strategico si ! muovono sulla scacchiera con ! I grande prudenza, ma uno dei ! 1 due avversari ora è in vantag- '. ! gio. La nostra guida scuote la testa: «Un proverbio saharui < ■ dice che sulla sabbia del de- '■ 1 serto il vento, però, non ha ! i ma: la stessa direzione». Mimmo Candito I

Persone citate: Arias Navarro, Atar, Cortes, Hassi, Mitterrand, Re Hassan, Rodriguez De Viguri, Senghor