Prime piogge di marzo danni per sette miliardi

Prime piogge di marzo danni per sette miliardi Dopo le grandi nevicate invernali Prime piogge di marzo danni per sette miliardi Ci sarà una nuova piena in primavera? - Geologi e politici ne discutono - Il nemico peggiore del territorio è l'uomo « Alluvioni e frane sono inevitabili come è inevitabile l'invecchiamento dell'uomo ». Ma l'uomo ha medicine e medici a disposizione; ci sono anche per la terra? La frase tra virgolette è di un geologo e ieri i geologi hanno risposto alla domanda con una giornata di studio promossa dalla Regione. Il loro presidente nazionale, prof. Wuillermin dell'Università di Ferrara, ha messo sotto accusa le megalopoli, la sottrazione di braccia all'agricoltura, l'assenza di un'adeguata politica del territorio. La medicina dunque esiste: invertire la tendenza Un'ora pievalsa dell'uso indiscriminato del territorio, abbandonare quella che l'assessore Rivalta ha definito « incoscienza suicida e fatalistica rassegnazione ». Questa « incoscienza suicida » è stata indicata dal prof. Govi direttore del Centro del Cnr per la protezione idrogeologica del bacino del Po in momenti ben precisi: inadeguatezza delle opere di drenaggio lungo la rete stradale, strade tagliate nei versanti collinari o di montagna senza i sufficienti sostegni, ponti le cui spallette restringono gli alvei dei fiumi, presenza di discariche nei fiumi, indiscriminata attività estrattiva, « sviluppo edilizio su settori di conoidi alluvionali o nell'immediata prossimità del letto ordinario dei corsi d'acqua, edifìci costruiti su antiche frane ». Come a dire: la speculazione edilizia non si ferma nemmeno nei luoghi che, si sa, saranno soggetti a frane e alluvioni. Un altro rilievo: il territorio agricolo piemontese ha perso, tra il '70 e il '75 ben 143 mila ettari di cui 113 mila di pascoli e prati permanenti. Trasformati in insediamenti industriali o residenziali. Un esempio preoccupante lo ha dato il dott. Salandini dell'Istituto piante da legno: sui 400 ettari del fondovalle di Luserna San Giovanni, in Val Pellice, fino a 15 anni fa ce n'erano 40 edificati; da allora l'espansione edilizia ne ha rubati altri 80 e, solo in quest'ultimo anno o poco più, altri 90. La Val Pellice ha subito nel maggio e nell'ottobre '77, insieme con i bacini del Toce, dell'Orco, della Dora Baltea e con l'Alessandrino, i danni più gravi. Torniamo al prof. Govi. Ha rilevato che dal 1801 al 1977 il Piemonte ha subito 76 piene, sempre in autunno o in primavera. Disastrosa fu quella del 12-14 giugno 1957, certamente la più grave dalla fine della guerra. Fu causata dal disgelo in concomitanza con piogge insistenti. Viene naturale una domanda e la rivolgiamo all'assessore Bajardi che è anche responsabile dei lavori pubblici: «Quest'anno abbiamo avuto nevicate eccezionali. Se in primavera si ripetesse la grande piena, avremmo i mezzi per fronteggiarla? ». Apre le braccia: « .Ve abbiamo già avuto un anticipo in marzo: le piogge e il rialzo di temperatura hanno fatto sciogliere la neve con t fenomeni di valanghe e slavine che tutti ricordano. Sotto ogni valanga troviamo strade rotte e altri guai. I danni si aggirano già sui T miliardi, il doppio della media annuale dei tempi normali. Più colpito è l'Astigiano, con 1.2 miliardi a opere di competenza comunale, seguono l'Alessandrino e il Cuneese con 800 milioni ciascuno. Le Province /tanno a loro volta danni per 3 o 4 miliardi ». Insistiamo: « Ma sono sfafe fatte opere, sui fiumi, per impedire, in gualche modo il ripetersi di disastri?». Risposta: «Dopo la piena dell'ottobre scorso abbiamo avuto dallo Stato 26 miliardi. 10 li abbiamo spesi in opere di pronto intervento, S per risarcimento a privati; con il Magistrato del Po abbiamo già deciso e in parte avviato opere nei punti più. pericolosi» con gli altri 10 miliardi. Ma se arriva una piena come quella del maggio '77 che ha visto 11 Pellice con una portata di 900 metri cubi al secondo al ponte di Bibiana e un trasporto di detriti fino a 47 metricubi al secondo, ogni difesa risulta vana. Ecco che oggi, per dirla con il presidente della giunta, Viglione, la nostra generazione imposta un lavoro che dovrà dare frutti a lunga scadenza: una nuova politica territoriale che indichi dove sistemare insediamenti abitativi o industriali, dove lasciare la terra alla coltivazione, dove piantare alberi e di quale tipo. « Non per cedere ai conservatori ad oltranza che profetizzano lo sviluppo zero il quale comunque non salva niente » ha detto Wuillermin, ma perché si è finalmente compreso che senza un'adeguata po- . litica del territorio continuerà lo 1 sfacelo. | Regione, Università e Politecnico sono impegnati nella ricerca sulle strutture geologiche. Hanno a disposizione gli strumenti più aggiornati che esistano: fotografie aeree a colori e a raggi infrarossi, sensori calorimetri come I quelli dei satelliti artificiali. Gli | stessi che hanno usato nel Friuli : i prof. Civita e Dequal del Poli! tecnico e l'arch. Talamona della j Regione per studiare le possibilità di ricostruzione della comu| nità collinare. ! Domenico Garbarino I resti del ponte di Bibiana distrutto dalla furia del Pellice nel maggio del 1977

Persone citate: Bajardi, Civita, Dequal, Domenico Garbarino I, Govi, Salandini, Toce, Viglione

Luoghi citati: Bibiana, Friuli, Luserna San Giovanni, Piemonte, Rivalta, Talamona