La base democristiana ha ritrovato la grinta

La base democristiana ha ritrovato la grinta Dopo il tragico 16 marzo di Roma La base democristiana ha ritrovato la grinta 1 1 f0ndo, quel „ventre» del par I m0 maggioranza al quale 1 , oen pochi, a cominciare dai < suo{ stessi dirigenti, sembra- j no prestare attenzione. Spes- . s0 insultato per le scelte già j fatte (non sono forse qui le \ ; oasi ^ei celebrati «trentanni ] q-; malgoverno»?) spesso cor- j 1 teggiato per quelle da fare, il i Sign0r dc è un animale politi- \ ' c0 sfuggente, nascosto nelle j pieghe di un pianeta ancora1 \in gran parte inesplorato. Di\ ROMA — lazzotto di dai tavoli Lontano dal pa- \ Piazza del Gesù, \ massicci e dalle j S scalinate buie, dove lavorò De ! j Gasperi e soffre Zaccagnini, i I vado a cercare la de del prò- ; i | cui conosciamo l'estensione, | n 38j peT cento degli italiani, | insegne rosse del pei. Sono i 1 democristiani che hanno fat1 to dire, con inquietudine, ai I l'estrema sinistra «questi qua 1 stanno tornando in piazza», i Truppe d'assalto del «bianco | fiore», restituite al piacere di : menticato di poter dire anco1 ra «democristiano, è bello». che votano, ma conosciamo I male la geografia interna, gli j abitanti e i costumi, le linee, di comunicazione. ! Il pezzo di de che ho scelto j si chiama Gip Atac, il gruppo \ di iniziativa politica della- \ zienda tranviaria romana. Li i conosciamo già tutti, senza ; saperne il nome: sono i de- j mocristiani che portarono le ; bandiere bianche dello scudo crociato in piazza dopo il 16 ( marzo e che tutt'Italia vide, i tra soprassalti di paura o di '. gioia, sfilare al fianco delle \ ì | j ! ! j ! // taccuino si riempia di nomi e cognomi, senza reticenze, con il coraggio di chi non può permettersi la paura. Cenciarelli, il leader, Badini Arnaldo, Zandonà Walter, Piergentili Giorgio, Ferrandino Nicolino, Palmarini, Sabene, Lametta e molti altri, saranno più di trenta a discutere di Moro e di pei. di Br e violenza intorno a un tavolo di formica. Mostrano le porte, le scale delle loro sedi bruciate e distrutte dalle «bocce», le bottiglie molotov degli autonomi. Si sentono al ! ; fronte, in barricata, aiutati ! dal «nemico» a ritrovare un'i| dentila, una ragion d'essere I I politica che le umiliazioni di ; corrente, gli spettacoli tristi1 ; delle faide di vertice gli ave- \ | vano tolto. «Mai come oggi, ; essere democristiani ha avuto ' | senso», mi dicono i tranvieri | de. I Siete d'accordo con la sceli ta di fermezza fatta dai vostri \ \ capi, sul rapimento Moro? 1 chiedo. La risposta è unaniì me. «Si». Dice Badini «Se acI cettiamo di trattare siamo | j fritti, comincerebbe una cate I na di ricatti senza fine». «Ca [ pisco la famiglia — aggiunge ; Riccardi — ma noi come par | lito non possiamo fare altro». Cenciarelli, il leader, ascolta preoccupato, teme mi venga nel pezzo l'immagine di un partito di belve, pronte ad ogni spietatezza. «La vita di 1 fede. «Sì, ma deve essere una < scelta personale. Qui parliaj mo di decidere noi se sacrifica re la vita di un altro». / tran vieri ascollano, ma non cavil\ lano. «Con gli assassini non si ] tratta — dice un giovane anj cora in divisa carta da zuci chero delVAtac — e questi \ hanno già avuto il loro prezzo j con la vita di quei cinque di1 sgraziati». \ siete soddisfatti di come i \ un uomo ha però — precisa \ — un valore enorme, superioj re ad ogni altro, per un cri! stiano, dobbiamo riflettere», i Ma un cristiano sa anche, gli ; obietto, che talora la vita è un i sacrificio legittimo per una | vostri capi vi guidano, in que- , ste ore. o I VOi stessi? Le risposte si fan j no un po' esitanti, «la de non , si vuole esporre», «la respon ! sabilità è tremenda», «almeno j ncn sentiamo i soliti battibeo \ chi di corrente» sento dire, e \ poi Cenciarelli, a nome di tut i ti, sfoga il magone. «Quel 16 ; marzo — mi dice — a poche j ore dal massacro e dal rapi ; mento, noi eravamo già qui a tirar fuori le bandiere, a ( stampare un volantino. Ne i abbiamo fatto 5000 copie, a '. nostre spese e con la nostra \ macchina ed è stato il solo ! — mi racconta uno I 1 \ , ' \ | volantino de che abbia circolato per Roma quel giorno. Veniva gente, qui da noi, a chiedere, a implorare che si andasse in piazza a testimo niare la nostra presenza e doravamo cacciarli via, perché non avevamo bandiere, non avevamo disposizioni. Alle 4 del pomeriggio, 7 ore dopo il fatto, dai nostri capi ancora il silenzio totale». Forse a Piazza del Gesù, dico, si volevano evitare incidenti, si ten tara di sopire e sedare la prima collera dei democristiani. «E allora ce lo dovevano dire chiaro, e subito» rispondono. Poi, dopo lo sbandamento iniziale, la rivincita di piazza San Giovanni, il giorno delle bandiere al funerale, del primo ancora timido riappropriarsi di una piazza da tempo abbandonata. «Mio figlio è di estrema sinistra. Ci parlavamo poco, non potevamo discutere. Ma da quel giorno, senza dirmi una parola, viene con me la sera quando vado ad attaccare i manifesti», e gli brillano gli occhi. «Abbiamo ritrovato l'orgoglio d; essere democristiani che quelle maledette correnti ci avevano tolto». E gli scandali, tento di provocare, non vi sentite sotto processo anche voi? Il parterre sì scatena: «Loro sono peggio di noi», «seno attacchi politici», «tutta colpa dei giornali». Volano come insulti nomi di testate, L'Espresso e Panorama guidano la lista nera. «Siamo stati al governo per 30 anni e ne abbiamo fatti mille di errori. Ma avrei voluto vedere gli altri. E'questi che scrivono per svergognarci, hanno fatto carriere e fortuna nell'Italia costruita dalla de, ma non vogliono ammetterlo». «Mi alzo alle 5 e mezzo del mattino — dice l'autista di un bus periferico — per sentirmi dare del ladro e del corruttore da quelli con l'atti | co abusivo in centro». «Loro», gli «altri», «quelli»: vuol dire i comunisti. Qui alla base operaia i sentimenti anti comunisti, anti pei. sono an cora torti. L'accordo di mag- qioranza è mal digerito, le dif-fidenze per i «compagni» sono ancora acute. Ma la solidarietà del pei non vi sembra importante, in queste ore? «Sì, ma perché glielo hanno ordinato». «Entrare in deposi to col "Popolo" in tasca è an- cora una sfida» dice Sabene. «A me questi improvvisi cambiamenti dei comunisti non mi convincono» aggiunge Zandonà. «Cerne han cambiato oggi, possono cambiare di nuovo domani». Si fa un gran bollito di Berlinguer e gli autonomi, di Lotta ContiVittorio Zucconi (Continua a pagina 2 in nona colonna)

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