Chi è l'attentatore ferito: si potràrisalire da lui alla banda armata? di Claudio GiacchinoAlvaro Gili

Chi è l'attentatore ferito: si potràrisalire da lui alla banda armata? In meno di 12 ore medico ridotto in fin di vita, ucciso un giovane agente di custodia Terrorismo assassino, ma Torino non cederà Chi è l'attentatore ferito: si potràrisalire da lui alla banda armata? Ore 7,45: una «124» verde entra nel piazzale dell'Astanteria Martini, si ferma a pochi metri dal cancello che conduce al pronto soccorso. Il guidatore si scruta attorno guardingo, la donna che gli siede al fianco scende, trafelata si rivolge ad un barelliere che è appena uscito dalla guardiola del custode: «Presto, c'è un ferito grave là sopra, aiutatelo*. Indica i sedili posteriori dell'auto, ma non si avvicina alla vettura. La sconosciuta parla a scatti, le mani le tremano, il barelliere cerca di calmarla: (..4rrjrcJìo subito : miei colleglli, non si agiti così» Intanto, si spalancano le portiere della «124», scendono il conducente e, dai sedili posteriori, a fatica, un ragazzo. Si comprime il fianco destro, piegato in due fatica a reggersi in piedi, s'appoggia al cofano della macchina. I compagni lo osservano un attimo, ma non cercano di dargli una mano. «Anz — ricorderà poi una donna delle pulizie che arrivava in quel mo mento dal pronto soccorso sul piazzale — si tenevano a rispetto sa distanza. Un comportamentc che mi ha stupita, ho osservai' bene la donna; castana, svi 30 an ni, alta circa un metro e sessan'centimetri, ha voltato quasi sub1 to le spalle al giovane e. tìran* per la manica l'altro uomo, gli lidetto qualcosa all'orecchia» Sorretto dal barelliere il feritr varca la soglia dell'ospedale. ' alcuni passi, si lascia andare suna panca. Accorrono due inf»mieri, lo adagiano su una lettigp lo portano nella sala dei raggi. r barelliere torna fuori, cerca g" accompagnatori. Scomparsi. Il ferito non parla: gli levano i loden verde, il pullover e la ma glia grigia: all'altezza del fiancu destro sono intrisi di sangue, anche la gamba destra del pantaloni è chiazzata di rosso. «Che è sue cesso?» chiede un medico; il gio vane increspa le labbra per il do lore e tace. I sanitari si rendono subito conto di avere a che fare con la vittima di una sparatoria, non si sorprendano quando si accorgono che lo sconosciuto porta alla cintura una fondina vuota. Le condizioni del ferito sono serie, dopo le prime cure un'ambulanza lo trasferisce alle Molinette. Vi giunge alle 8,10, da pochi minuti la radio ha diffuso la notizia del tragico agguato in Lungo Dora Napoli. L'agente di servizio nell'ospedale avverte la questura. Si precipitano il dottor Fersinì della squadra mobile, funzionari della «Digos», carabinieri del nucleo investigativo. Il giovane continua a tacere, il diluvio di domande non ottiene risposte. Prima però di entrare in sala chirurgica si decide a parlare, nifi chiamo Cristoforo Piancone, nato a Grenoble, 1950. Mi considero prigioniero di guerra e non dirò altro». Per la prima volta nella storia degli attentati compiuti in città finalmente gli inquirenti hanno tra le mani uno dei terroristi. Ma chi è? Le generalità sono state sussurrate, nella concitazione del momento qualcuno ha capito Biancone, altri Bianconi, Pìanconi. Iniziano ricerche frenetiche. L'assassino di Lorenzo Cotogno è incensurato. Si telefona a Grenoble, dalla gendarmeria d'Oltralpe dopo due ore giunge il sospirato telex: «Cristoforo Piancone. nato il 12 dicembre 1950 a La Tronche, provincia dì Grenoble. Secondo le prime informazioni toc colte dovrebbe vivere a Torino». Ma dove? Ha un lavoro Piancone? Quale, dove? Altre due ore di paziente scandaglio, il mistero che circonda la figura del criminale si dissolve. Vengono rintracciati i genitori del terrorista: abitano in via Guala 132, al primo piano. Il padre. Alberto, è guardia giurata, presta servizio alla vicina filiale del S. Paolo. La madre. Maria, è titolare della lavanderia al numero 128 della stessa via. Una famiglia per bene, nota nel quartiere. La sorella del «prigioniero di guerra» abita in via Albenga, il fratello Mario, sposato da pochi mesi con la sorella della proprietaria della boutique «Brigitte» di via Guala 137, abita proprio di fronte ai genitori. «Cristoforo vive per conto suo — dice al colonnello dei carabinieri Schettino la madre — da più di un anno non sappiamo nulla di lui». Aggiunge il padre: «Un tipo strano, fissato con la politica. Lavorava alla Fiat, l'hanno cacciato per assenteismo. Si delinea la personalità del «killer»: nel 1969, Cristoforo Piancone è assunto alla Fiat, fa il col- lUdatore a Mirafiori. «Nel '74 ■.•èva cominciato — raccontano i uoi superiori — a fare propagana politica, diceva di essere nelarea dell'autonomia: si era ìm•sgnato a distribuire volantini on l'intestazione "Mirafiori Ros■3". E, nello stesso periodo, ini•arono le sue assenze dallo stabìmento». Periodi sempre più lunghi, nella irimavera di due anni fa era sta•o licenziato. «A suo tempo — af'ermano gli investigatori — era ! stato sospettato di aver partecipaI to all'attentato contro il medico ! della Fiat-Presse dottor Luigi So! lera. azzoppato con cinque proiet| tili di pistola. Ma l'indagine non j arerà confermato i sospetti». «Da quando venne allontanato , dalla Fiat — ricordano i parenti i — Cristoforo se ne andò di casa: ! si fece vedere ancora un paio di | volte, poi. più niente. Credevamo i che non fosse nemmeno più a Toj rino». Invece, il terrorista resta in città, gli agenti della «Digos» han i no scoperto che aveva affittato fi; no ad alcuni mesi fa un alloggetto in corso Principe Eugenio 2. Im; possibile per ora appurare che | cosa abbia fatto in tutto questo tempo, di che cosa sia vissuto, i qual è il suo ultimo recapito. Fej rito alla coscia ed al fianco, un proiettile gli ha fratturato il femore, l'altro ha trapassato il fegato, è grave, inutile cercare d'interrogarlo. «Comunque — assicurano gli inquirenti — abbiamo finalmente una base salida sulla quale imperniare l'inchiesta». Osserva un funzionario della «Digos»: «Tra gli identikit disegnati per gli attentati al maresciallo Berardi ed all'ex sindaco Picco ce n'è uno che corrisponde in tutto e per tutto al volto di Piancone. Abbiamo adesso un elemento concreto sul quale lave-rare, poiremo risalire forse alla banda armata!'. Claudio Giacchino Alvaro Gili La traccia di sangue segna il percorso della vittima fino al punto da cui sparò al killer - Cristoforo Piancone in ospedale

Persone citate: Berardi, Biancone, Cristoforo Piancone, Lorenzo Cotogno, Piancone

Luoghi citati: Napoli, Toj, Torino