Genova: fuorusciti cattolici le Br che accusano Taviani? di Paolo Lingua

Genova: fuorusciti cattolici le Br che accusano Taviani? Dopo la terza lettera estorta a Moro Genova: fuorusciti cattolici le Br che accusano Taviani? j | GENOVA — estorta ad Aldo Br con accuse a Emilio Taviani ha causato un certo imbarazzo a Genova nelle file della democrazia cristiana dove tavianei e morotei, da anni saldamente alleati, reggono, a La lettera I Moro dalle ! tutti i livelli, le redini del partito, con una salda maggio-1 ranza. Per questo, i «fedelissi-1 I m"' dell'ex ministro dell'In- !terno ripetono la secca dichiarazione del loro leader: «Non ho nulla da dire. Non faccio commenti. Non polemizzo con i volantini delle Brigate rosse». Il «commento» dei terroristi e la minuta descrizione della «carriera» di Taviani fatta scrivere a Moro hanno riproposto il problema, anche a' livello di inquirenti, delle radici «genovesi» delle Brigate rosse. Troppi particolari precisi, troppi fatti locali, puntualizzati con cura. E poi gli attentati a Peschiera, a Sibilla, a Schiavetti, tutti esponenti dei medesimi entourages e sostenitori della politica dello stesso Taviani hanno dimostrato che tra i terroristi c'è, o ci sono, «basisti» non solo genovesi, ma che hanno frequentato ambienti cattolici e forse democristiani. Per Gianni Baget Bozzo, sacerdote, ex esponente politico democristiano, storico della de, e da sempre amico-nemi co di Taviani, il problema, però, è più complesso: «Mi sembra — dice — che le Brigate rosse con Moro ripercorrano, tutto sommato, le medesime tecniche impiegate ai tempi del rapimento Sossi. Io credo che i brigatisti dialoghino a lungo con il loro prigioniero. con una dialettica non priva di sottigliezze, approfittando dallo stato di prostrazione psichica d'un sequestrato. Il loro scopo è di aizzare uomini e componenti politiche. Sossi contro Coco. Moro contro Taviani. Tra qualche tempo, ritengo, toccherà a qualche altro leader democristiano. Quando i brigatisti avranno coinvolto o tentato d'infangare alcuni altri dirigenti o situazioni, forse libereranno Moro». Le Brigate rosse non perdonano a Taviani il «pugno di ferro» dimostrato all'epoca del rapimento Sossi: di qui, forse, il loro rancore nel ricordo di quello che fu per lo- ro uno smacco e la necessità di compiere un curioso «repechage» della vecchia banda del XXII ottobre che di «politico», nel senso del terrorismo, non aveva molto (rapitori di Gadolla, con il denaro del riscatto, si «ritirarono» dal gruppo per aprire una macelleria). Una vicenda «di¬ menticata» dal 1974 ed improwisamente ripresa nell'ultimo volantino. Sarebbe un i segno della presenza genove-1 se tra coloro che starebbero «processando» il presidente della de. Un nome viene alla mente: Gianfranco Faina, il docente universitario dall'ambigua esistenza, fuggito prima che fosse arrestato per partecipazione ad un sequestro di persona in Toscana. Per certi aspetti, nella lettera, si ritrova l'ispirazione del professore latitante. Ma non si esclude, come si mormora a Genova, che le informazioni di Faina siano state arricchite da qualcuno che ha frequentato ambienti cattolici (gli istituti sociologici diretti dal prof. Peschiera negli Anni Sessanta?) o comunque legati alla Cisl o all'Intersind, dove sono sempre stati numerosi gli «uomini di Taviani». E' una tesi cattivante che tenderebbe a collegare, con una serie di tratti di matita, i! vertici della magistratura, del | mondo dell'industria e della politica genovesi degli Anni Sessanta. E' un'ipotesi che per Baget Bozzo «non ha grande importanza» perché srcEGmc«liipptlrBs«gli sviluppi politici del terrò- j rismo saranno più complessi \ e andranno oltre le "vendet- j te" locali». I Paolo Lingua i

Luoghi citati: Genova, Toscana