Canio e Buonavita sghignazzano in aula quando testimonia il sequestrato Lobate di Clemente Granata

Canio e Buonavita sghignazzano in aula quando testimonia il sequestrato Lobate Interrogata ieri durante il processo di Torino la prima parte lesa Canio e Buonavita sghignazzano in aula quando testimonia il sequestrato Lobate Il sindacalista della Cisnal fu la prima vittima (12 febbraio 1973) dei brigatisti rossi - Catturato a Torino, stordito, gettato in un furgone, venne interrogato in un garage, poi fu Legato a un palo in corso Tazzoli, dopo essere stato rapato - Gli imputati non hanno fatto obiezioni alla ricostruzione dell'episodio TORINO — Si torna nel-| l'aula dell'ex-caserma Lamarmora, dove la Corte d'assise I processa le Brigate rosse, sotto l'incubo dei crimini com- ] piuti nelle ultime ore in città j da due «commandos» armati. Chi sono le «squadre proleta- j rie di combattimento», che hanno ferito il ginecologo Grio? Sono state le Brigate | rosse ad uccidere la guardia carceraria Cotugno? Per la morte di Cotugno non si sono registrate, sinora, rivendicazioni ufficiali e Curcio interpellato da un legale, in una pausa del dibattimento, dirà: «L'affare non ci riguarda» (la dichiarazione ha, peraltro, uno scarso rilievo, poiché è improbabile che una qualche organizzazione eversiva si assuma la responsabilità del delitto avendo lasciato sul terreno un ferito, il quale può costituire una traccia compromettente). Quali che siano, comunque, I gli autori dei crimini, il loro scopo è contribuire alla di- j sgregazione della vita civile, seminare il panico e influire, benché indirettamente, sul re- ! golare cammino della vicenda processuale. Eppure (e ciò è motivo di grande conforto) il dibattimento, iniziatosi nel modo faticoso conosciuto da I tutti, va ora avanti. Ieri (diciassettesima udien-1 za) è finito l'interrogatorio j dei quarantasette imputati ed è incominciato quello dei testi e delle parti lese. Assenti i quattro imputati a piede libe- j ro, che dovevano ancora essere ascoltati (si tratta di | Taiss, Saugo, Farioli e De Ponti) il presidente Barbaro e il giudice a latere Mitola hanno letto le loro deposizioni rese in istruttoria. Taiss ha una posizione molto marginale. Saugo è un ex insegnante ji comparso sulla scena sin dal Igennaio 1971 a Trento, dopo un attentato avvenuto nell'hotel «Mayer». Nelle indagini furono coinvolti anche Marco Pisetta e un certo Liveda, difeso, allora, dal procuratore Franco Freda, il quale di lì a poco sarebbe stato interessato all'inchiesta, che tutti conosciamo. Farioli (ieri presente in aula sino al momento in cui avrebbe dovuto essere interrogato, poi allontanatosi poiché mancava il suo leigale Guiso) è sospettato di aver avuto che fare con il sequestro Macchiarmi, il primo rapimento delle B.r. Quanto a Valerio De Ponti, la sua appartenenza alle Brigate rosse è fondata, secondo l'accusa, su due elementi di prova: un apparecchio saldatore con incisa la sigla «v.d.p.», che rappresenta con ogni verosimiglianza le iniziali del nome e del cognome dell'imputato e la «pianta» della scuola aeronautica di I j jSabaudia, dove il De Ponti, ri prestò servizio militare. Alle- j pgato alla «pianta», c'era l'or-1Rganico del personale della j dstessa scuola. Gli oggetti fu-1 P rono rinvenuti durante una, perquisizione nell'alloggio di I Robbiano di Mediglia, una) delle basi dei brigatisti. De i Ponti ha sempre respinto gli | , addebiti, ma non è stato mai I convincente, ) Alle 11,30 si è iniziato l'ini terrogatorio delle parti lese e | dei testimoni, seconda fase dpe uge del dibattimento di un processo, che — ha commentato con un sospiro il presidente Barbaro —, «è mastodontico e corre anche il rischio di essere ingovernabile». (E' una critica esplicita alle norme sulla riunione dei procedimenti, norme che possono portare alla elefantiasi ed alla paralisi). Barbaro ha aggiunto però: «Ma con la buona volontà si possono governare anche i processi più difficili ». Sono stati ascoltati Luigi Chiales e Carlo Paglieri (subirono furti d'auto). Poi è comparso davanti ai giudici il sindacalista della Cisnal Bruno Labate, assistito dall'avv. Galasso. Labate fu la prima persona sequestrata a Torino. Il rapimento avvenne il 12 febbraio del 1973 nei pressi di via Lanfranchi. Il sindacalista della Cisnal fu colpito al capo, trascinato su un furgone e «interrogato» per circa un'ora e mezzo in un «garage» sistemato probabilmente in collina. Al termine dell'interrogatorio la vittima fu rapata a zero e legata a un palo della luce in corso Tazzoli. Nell'ascoltare questa rievocazione degli avvenimenti, Buonavita, ieri in aula con Curcio e Mantovani, si è messo a sghignazzare. Buonavita è imputato del sequestro, assieme agli altri «capi storici» delle B.r., tra cui Ferrari, che lasciò sul furgone servito per il rapimento una impronta. «Domande da fare?», ha chiesto il presidente Barbaro. E' intervenuta l'avv. Bianca Guidetti Serra, che poco prima aveva avuto un serrato colloquio con l'avv. Chiusano: «Chiedo di mettere a verbale la seguente domanda: "Gli imputati presenti intendono intervenire, contestare, interpellare? "». E' un altro esempio della funzione di «garanti», che i legali favorevoli all'autodifesa intendono svolgere in questo processo. Ma Buonavita si è precipitato a dire: «Noi non interveniamo, siamo qui soltanto come "osservatori"». Su questa scontata battuta si è chiusa l'udienza. Clemente Granata | I ] j j | Torino. Nadia Mantovani, Renato Curcio e Alfredo

Luoghi citati: Mediglia, Torino, Trento