Come si educa un ragazzo a Cuba di Furio Colombo

Come si educa un ragazzo a Cuba INCONTRI ALL'AVANA VENT'ANNI DOPO LA RIVOLUZIONE Come si educa un ragazzo a Cuba I giovani conducono una vita austera, con scuole severe e selettive, che sarebbero da noi poco accette - I nuovi "Brigatisti" DI RITORNO DA CUBA — Il 13 marzo è una data importante nel calendario della rivoluzione cubana. Quel giorno, nel 1956, mentre Fidei Castro era sulla Sierra, un gruppo di studenti universitari guidati dal giovane Echeverria aveva tentato di prendere d'assalto la stazione radio più popolare dell'Avana (Radio Reloj) il palazzo presidenziale. L'istinto e la fortuna dei dittatori salvarono ancora una volta Batista (anche se il suo destino politico era già segnato) e la maggior parte dei giovani ribelli fu sterminata. L'azione aprì un periodo di purghe selvagge. Batista si rese conto di avere contro tutto il liberalismo intellettuale cubano e la parte più viva della borghesia cittadina. Non esitò a liquidarli, eliminando una intera generazione della futura classe dirigente dell'Isola. I nemici di Castro dicono che Batista gli ha reso un grande favore sgombrandogli il campo. Ma il «capo del governo e del consiglio di Stato» non perde alcuna occasione per celebrare il filone ribelle del liberalismo cubano, la resistenza clandestina dell'Avana contro Batista, cosi come la tradizione più antica della resistenza alla Spagna e della liberazione dell'Isola. Esiste un'ipotesi: costretto dalle circostanze della storia (l'aiuto sovietico) a stare così vicino ai russi e alla «loro» rivoluzione. Castro ha rafforzato in tutti i modi il mito e il ricordo della «sua», di Quella di Cuba. E mantiene una continua mobilitazione psicologica e culturale sul passato cubano, che viene presentato come una linea ininterrotta di lotta verso la libertà, dal calvario degli schiavi alla lotta agli spagnoli, dalla costruzione di una identità nazionale, alle due lotte di liberazione, contro Machado e contro Batista. La parola d'ordine sottintesa sembra essere: «Un processo di liberazione non con¬ siste in una sostituzione di potere, non può essere un golpe. Può solo essere il tentativo di costruire un mondo diverso». Che cosa si vede di questo tentativo, quasi venVanni dopo l'ingresso di Fidei Castro all'Avana? Il 13 marzo di quest'anno, per esempio, si vede una massa di studenti liceali e universitari riuniti per una celebrazione sulla scalinata dell'università dell'Avana. Poiché dura ancora la presenza cubana in Angola e (come ha drammaticamente annunciato il giornale Granma; quella stessa mattina le operazioni militari con la partecipazione di soldati cubani stavano rapidamente sviluppandosi in Etiopia), il visitatore si aspetta una di quelle «adunate» in cui lo ; slogan politico diventa im- j mediatamente parola d'ordine e di mobilitazione. Stupisce perciò un immenso striscione che viene faticosamente alzato e poi srotolato sopra la folla. Su di esso, nella notte fresca e umida della primavera cubana, si puntano i riflettori della televisione e si legge: « lucha alla fraude ». Se è una parola d'ordine rivoluzionaria è certamente \ di tipo nuovo e bisogna chie\ dere aiuto a chi ci accompaI gna. La «fraude» — ci viene I spiegato — è il copiare a i scuola. «Copiare», è il pensiero che domina questa manii lestazione politica di studenti, non è solo sfruttare il lavoro degli altri. E' anche «la pretesa di presentare ai pro| fessori un lavoro collettivo o di gruppo». La rivoluzione deve essere dura e selettiva — dice uno dei giovani oratori al microfono — più o meno riel punto in cui lo studente Echeverria aveva avuto il coraggio nel 1956 di dire in pubblico per quali ragioni il governo di Batista doveva considerarsi anticostituzionale. L'oratore — che deve essere un dirigente delle organizzazioni giovanili cubane — spiega meglio, con una frase fulminante: «Il falso companerismo è un trucco per non studiare. La pretesa di "lavorare" in gruppo e di produrre "collettivamente" non è che un pretesto per far saltare il sistema di valutazione di cui la nuova vita cubana ha bisogno. L'idea di essere facilmente promossi è frivola e borghese». Per un momento sembra che il giovane dirigente dell'Avana stia mandando il suo messaggio molto lontano. è più necessario sui monti dell'Escambray che all'Avana o a Santiago, che il decentramento industriale richiede quadri sempre più sparsi. Quadri che a loro volta producono quadri. Come educano un bambino? La «scucia del campo» sembra un buon esempio da raccontare. Primo: Varchi- tettura. Esiste una soluzione \ a moduli che, con un po' di fantasia da designer milanese, si potrebbe definire di «architettura povera» (tutto si basa sulle strutture in ce- j mento e sulla «flessibilità» | d'uso di queste strutture) e i che sembra avere risolto il j problema di costruire bene e ; in fretta. Una « scucia del campo » di solito viene costruita al centro di un'area agricola I delicata (in cui cioè c'è qualcosa da imparare e da sperimentore nel lavoro della ter- j ra), gli studenti vengono in i parte dai villaggi vicini (specialmente dalle famiglie in ; cui anche le madri lavora- \ no) e in parte dalle grandi città (soprattutto L'Avana, ì che storicamente non aveva mai avuto alcun rapporto con la campagna). Il secondo fattore dunque è il rapporto col «campo»: ragazzini e bambine lavora- ! no la terra tre ore al giorno, I studiano quattro ore, dedicano il resto del tempo alla vita sociale e di gruppo. Nessuno si aspetta che facciano cose straordinarie nel lavoro j agricolo. Il raccolto non di- \ pende certo da loro, ed è ! persino probabile che facciano la loro parte di danno, nonostante la volontà con cui li si vede darsi da fare \ nei campi. Il progetto è che conoscano la terra, la tocchino, sappiano che cosa vuol dire essere legati alla terra tutto il giorno e tutta la vita. , Solo così si forma il medico adatto, e lo scienziato che fa I ricerca «per questo Paese e per questa gente». Progressivamente il sistema di selezione si fa più rigoroso e lo studente viene sempre meno distratto dal suo impegno principale: studiare. Visitando le attrezzature dedicate ai bambini e ai giovani (forse il lavoro più straordinario realizzato nei venti anni di Fidel Castro), si nota un inizio festoso e senza spinte. Gli asili sono belli, solari, allegri, e costruiti più per la felicità e l'ambientazione sociale dei bambini che per l'istruzione. L'educazione primaria associa il lavoro e lo studio presentandoli come due impegni uguali. Ma è un dovere di massa e il criterio selettivo comincia , appena a sentirsi. Tutti de- \ vano partecipare a una par- , te del percorso. di sicurezza per essere certi che nessuno — a causa del passato o di una diversa maturazione della propria vita — venga lasciato indietro, senza prova di appello. Si tratta delle «facoltà operaie». Se chi lavora in fabbrica pensa di essere adatto e pronto per l'università sera- le, deve chiedere il parere dei suoi compagni di lavoro, che votano in assemblea. Se '. i compagni lo incoraggiano, < te ore di studio sono pagate come Quelle di lavoro. Ma lo i standard del rendimento resta durissimo. Comprensione non vuol dire pietismo e «nessuno», mi dice un dirigente sindacale che, studiando la sera, è appena diventato avvocato, «tratterà un operaio come uno studente un poco più stupido». Le scuole di Cuba dunque non piacerebbero agli studenti ribelli europei, non piacerebbe la manifestazioi ne contro «il falso companerismo» a cui ho assistito all'Avana. Intanto al cinema Yara sta avendo un grande successo un film che si intitola Il brigadista. Sono andato a vederlo, da italiano, con un sentimento di incertezza e di ansia. E mi sono trovato davanti alla storia di un ragaz! Zino di quindici anni che si '. < arruola nelle «Brigate dell'alfabetizzazione» e va «nel campo» ad insegnare ai contadini a scrivere. Si vede la sua mano giovane impugnare quella di un taglialegna e insegnargli a scrivere la prima parola. Il «brigadista» non porta armi e si sforza di spiegare ai contadini che « scrivere è libertà ». Se fossi un produttore italiano lo comprerei e lo metterei per un mese nel cinema più importante di ogni città. Se fossi il ministro della Pubblica Istruzione una sera alla settimana lo proietterei gratis in qualche locale vicino alle Università. Posso anticipare la risposta alla principale obiezione: al tempo in cui la vicenda del film è ambientata la rivoluzione di Fidel Castro non ha ancora vinto, siamo appena all'inizio di una speranza. Ma II brigadista non porta armi e continua a ripetere che «scrivere è libertà». Furio Colombo i i ! L'Avana. I primi turisti degli Stati Uniti giunti a Cuba nel 77, dopo il "disgelo" diplomatico tra i due Paesi (G. Neri)