Controlli severi con nuovi arresti però l'inchiesta "segna il passo" di Giuseppe Fedi

Controlli severi con nuovi arresti però l'inchiesta "segna il passo" Il punto delle indagini sul rapimento di Aldo Moro Controlli severi con nuovi arresti però l'inchiesta "segna il passo" Tre giovani bloccati ieri dalla polizia a Firenze - Avevano armi - Il giudice Ini elisi conta molto sulla pista napoletana, dopo la cattura di un'insegnante e di tre complici ROMA — La sensazione è che le Br stiano per rifarsi vive, con un nuovo comunicato. Il rituale del preavviso (tre «false» telefonate a Firenze e a Torino, che annunciavano all'«A?!sa» e a due quotidiani l'arrivo di volantini) si è rinnovato giovedì sera. Ieri i brigatisti, attuando la strategia illustrata negli ultimi messaggi, hanno colpito — non a caso a Genova, banco dì prova di numerose imprese delle Brigate rosse — uno degli obiettivi nel loro mirino: il presidente degl'industriali Felice Schiavetti, cui avevano teso un agguato nei pressi della sua abitazione. Il «commando», che ha ferito il «servo dello Stato» Felice Schiavetti, ha provveduto ad informare un giornale: « Faremo avere un comunicato al più presto ». A Roma, l'eco immediata era di sgomento, poi, mentre al Viminale s'intensificavano i contatti con gl'inquirenti genovesi, si ammetteva l'ineluttabilità del nuovo gesto criminale, un passo attuato con la consueta freddezza dalle Br. Non a caso, da alcuni giorni, la questura, nel timore d'un attentato a Guido Carli, aveva disposto di rafforzare la scorta del presidente della Confindustria. Le indagini continuano a seguire gl'indirizzi impartiti dal ministero dell'Interno e seguiti da polizia, servizi di sicurezza, carabinieri e magistratura, impegnati in ruoli non sempre sufficientemente chiariti. In attesa del volantino delle Br, gl'inquirenti valutano la lettera di Eleonora Moro, pubblicata ieri, in prima pagina, dal «Giorno». Qualcuno non esclude che lo scritto contenga un messaggio preciso, un segnale per il presidente della democrazia cristiana e i suoi rapitori. Altri mettono in relazione questo messaggio con il presunto arrivo di un'altra lettera alla famiglia Moro. Sarebbe la seconda, ma non è stato possibile avere una conferma sulle voci già circolate l'altra sera. Su richiesta della procura della Repubblica stanno per arrivare a Roma i quattro giovani arrestati giovedì in un « covo » a Licola, a venti chilometri da Napoli. Si tratta di Maria Fiora Ardizzone Pirri, detta « Flora », 28 anni, assistente universitaria, domiciliata a Rende (Cosenza), Lanfranco Caminiti, 28 anni, studente di Messina, Daniele Sacco, 18 anni, e Ugo Malchionda, 23 anni, entrambi universitari, nativi della provincia di Potenza. Particolare attenzione è riservata alla ragazza, la cui somiglianza con l'identikit della terrorista del commando che ha rapito Moro appare notevole. Non è escluso che i quattro, che verranno interrogati dal pubblico ministero Infelisi, siano posti a confronto con i testimoni dell'agguato di via Fani ed anche con quelli che erano presenti nel negozio di via Firenze, dove una donna acquistò qualche giorno prima dell'agguato tre berretti da aviatore. Maria Fiora Pirri Ardizzone, sorpresa con i tre amici nel centro balneare, avrebbe un alibi per il giorno dell'agguato. Secondo i familiari, la ragazza, ex moglie di Franco Piperno, uno dei capi della contestazione studentesca del '68, il 16 marzo scorso si trovava nell'università di Cosenza — dove è distaccata come borsista del Consiglio nazionale delle ricerche — e per tutta la giornata aveva partecipato ad una riunione con gli utenti di un calcolatore elettronico. Ma questa versione non convince gl'inquirenti. Il 22 marzo — informano al commissariato di Paola (Cosenza) — la Pirri Ardizzone fermata sii un'auto" guidata I da Caminiti ad un posto di I blocco, riferì che stava rien ' trando da Roma a Cosenza, « da dove mancava da diverso tempo ». In attesa di chiarire la po¬ sizione dei quattro arrestati, ! Luciano Infelisi, informato dell'arresto di tre giovani, tra cui una ragazza, trovati in possesso di armi alla periferia di Firenze, prosegue l'indagine sulle presunte infiltrazioni di brigatisti aJla Sip. Ieri il magistrato ha sentito alcuni funzionari dell'azienda telefonica, da cui continuano a levarsi proteste e prese di posizione (l'ultima è del sindacato autonomo Filte-Unsa), e in serata si è sparsa la voce, non confermata, della scoperta dei nomi di alcuni conniventi delle Br. E' certo che Infelisi il quale ha esaminato un rapporto sulla questione, inviatogli dalla questura, segue la « pista » Sip con un certo interesse. Il sospetto che le Brigate rosse possano contare su appoggi nell'azienda nasce dalla concatenazione di una serie di episodi strani verificatisi il 16 marzo e nei giorni successivi. Dal canto suo, l'avv. Raffaele De Rosa, direttore del settore commerciale della Sip — vittima il 18 gennaio scorso di un attentato delle Br — ha smentito l'esistenza di una vera e propria inchiesta. «Sono in corso accertamenti sui dipendenti — ha precisato —. Qualcuno ha buttato volantini davanti a impianti e centrali della nostra azienda ». Quanto ai « black out » telefo¬ nici, segnalati nei giorni scorsi, le circostanze in cui si sono verificati sono state già chiarite dalla Sip. Giuseppe Fedi