Quando ruppero comunisti e socialisti

Quando ruppero comunisti e socialisti A PERUGIA SI PARLA DELLE RIVOLUZIONI DAL '17 AL '24 Quando ruppero comunisti e socialisti | Il socialismo, già entrato in crisi con l'inizio della I Guerra Mondiale, arrivò ad una svolta drammatica nei tempi immediatamente sue- cessivi alla Rivoluzione di Ottobre e alla fine del con-flitto. L'attesa di Lenin di un crollo verticale del capitalismo sembrò confermata dallo scoppio di incendi rivoluzionari, o quanto meno di violente agitazioni delle masse popolari, in una quantità di Paesi al di là delle frontiere di Brest Litovsk. Alla prassi tradizionale dei partiti socialisti si contrappose l'inflessibile volontà rivoluziona| ria e la rigorosa disciplina della III Internazionale. D'altra parte, la nascita della III Internazionale non portò alla prevista liquidazione dei partiti tradizionali del socialismo, ma piuttosto alla loro frattura interna, con effetti più o meno laceranti a seconda dei vari Paesi. La rivoluzione, anziché espan dersi irresistibilmente dalla Russia al resto dell'Europa, si trovò la strada attraversa ; ta dalla contro-rivoluzione, 1 che le dette battaglia acca I nitamente dal Baltico al Me- diterraneo e al Mar Nero. L'una vinse la guerra civile contro i « bianchi » appoggiati dall'Intesa in quella che da allora si denominò l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Ma l'altra trionfò sanguinosamente nel resto dell'Europa orientale e centrale ed assunse in Italia, col fascismo, la forma — mai prima vista sino allora — di un regime reazionario di massa. Ed anche i socialisti furono o schiaccia- ti addirittura, come in Italia, 0 quanto meno gravemente indeboliti. Né si può dire che 1 loro partiti riuscissero gran che a riprendersi da quel di- sastro durante il corso successivo di anni, che sboccò infine nella tragedia della II Guerra Mondiale. La storia di queste vicende drammatiche si sta allontanando sempre più da noi col passare del tempo. Ma per altri versi sta tornando di un'attualità pungente in seguito ai recenti sviluppi che si sono verificati nell'ambito delle forze di sinistra nell'Europa occidentale. C'è stato il fatto nuovo di una generale riscossa dei partiti socialisti o social-democratici, che ha investito anche i Paesi dell'Europa latina e mediterranea — con la sola eccezione dell'Italia — dalla Francia e dal Belgio al Portogallo, alla Spagna, alla Gre¬ | cja: ecj è un fatto nuovo che tmpone un serio ripensamento della grande crisi del socialismo europeo fra il 1917 e il 1924. C'è stato l'altro fat- to nuovo costituito dalla ripresa del dibattito su Lenin, Trotzski, Rosa Luxembourg sull'onda delle agitazioni del '68: c'è stato l'altro fatto nuovo ancora dell'evoluzione dei partiti comunisti dell'Italia, della Francia e della Spagna, accompagnato dalla nascita dell'euro-comunismo. Anche questi fatti nuovi impongono ima rimeditazione sul retaggio storico del le I 1 storici ninismo, sulla sua validità ! attuale o meno, sulle origini ! della frattura non ancora colmata tra comunisti e socia- i listi. E si sente ormai un I gran bisogno di superare le abituali liturgie celebrative e j le non meno abituali preoc-1 cupazioni apologetiche di: parte. Forse siamo vicini ad un momento di radicali « demitologizzazioni ». Si colloca in questa prò-1 spettiva il convegno storico internazionale su « Rivoluzione e reazione in Europa: ! 1917-1924 » che l'Istituto So-1 cialista di Studi Storici prò-1 muove da oggi a domenica 9 aprile presso l'Università di Perugia, con la collaborazione degli Enti locali e delle istituzioni culturali perugine. Interverranno come relatori esperti stranieri, come F. Carsten dell'Università di Londra, G. Haupt della Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, G. Mosse dell'Università di Wisconsin, e studiosi italiani, fra cui G. Arfé, F. Gaeta, P. Melograni, M. L. Salvadori, L. Valiani, R. Vivarelli. Oltre che dell'Italia, vari relatori tratteranno della Russia (G. C. De Michelis, G. Petracchi, L. Rapone, R. Risaliti), della Polonia (L. Di Lembo), dell'Ungheria (L. Valiani), della Jugoslavia (G. Pirjevic), della Romania (F. Guida), della Bulgaria (A. Pitassio), Sul piano internazionale, si è già fatta sentire fra gli l'esigenza di una visione complessiva dell'inte- | ! | ! I | I i |i|!-|1 ro spazio europeo, che fu al- : lora teatro della lotta tra ri j voluzione e contro-rivoluzio | ne. Ma in Italia non c'era mai 1 stato finora un tentativo in '. questo senso: il convegno di Perugia rappresenterà dun| que il primo sforzo che si? ; stato fatto sino ad oggi di ; ricollocare la vicenda italia! na stessa del fascismo entro , | ™Jg£ V3Sto ciuaclr0 mtelna zionale. I Ne potranno scaturire — i presumibilmente — riflessio■ ni quanto mai stimolanti: per ! esempio, sul diverso corso | degli eventi nei Paesi più e j meno industrializzati; per ! esempio, sulle matrici agrai rie di tanta parte della reazione anche in Paesi tra lo- ro dissimili per più versi. Né forse sarà privo di significalo il fatto che si ricomincino : a considerare in un quadro ; complessivo di assieme le vi- ; cende di Paesi europei che , oggi ci appaiono come estra- , nei o quasi gli imi agli altri, ! a seconda del loro colloca- | mento nell'area dell'una o dell'altra super-potenza mon- ; diale. Abbiamo pure bisogno j di tornare a sentirci tutti eu- ; Giorgio Spini ropei. di qua e di là dell'an nosa barriera! R ll'U