Incontri di altro tipo di Stefano Reggiani

Incontri di altro tipo Fantacronache Incontri di altro tipo di Stefano Reggiani «Caro scrittore Mario Soldati, ho letto con piacere su La Stampa un suo articolo di commozione e solidarietà per il film di Spielberg Incontri ravvicinati del terzo tipo e soprattutto per le scene conclusive, occupate dall'astronave gigantesca. Poiché in quelle scene anch'io ho una breve parte (sono l'omino esile e verdastro che saluta con occhi lucidi i suoi amici terrestri) voglio credere che Lei si sia ricordato del nostro incontro e abbia voluto in qualche modo strizzarmi l'occhio. Col suo articolo, in lode apparentemente del film, era come se Lei dicesse a me e ai miei amici della Grande Fraternità Stellare: "Birbanti, dove vi eravate cacciati? E che fate nello Wyoming? E che fate nell'industria cinematografica di Hollywood? Avete dimenticato la cara Italia?". «No, caro scrittore Mario Soldati, l'Italia è sempre in cima ai nostri pensieri, parola di Verdex. E continuo a credere che gli intellettuali italiani, per la loro fantasia e versatilità, possano e debbano essere il tramite privilegiato tra noi della Grande Fraternità e i terrestri. Ricordo la prima volta che vedemmo l'Italia dall'alto, tra le nubi, come una visione magica: con la sua forma d* stivale ci suggeriva una vecchia fiaba che si racconta ai bambini su Giove, la fiaba del "Gatto con gli stivali che porta avanti il discorso", famosa quasi come l'altra, "Alice nel paese degli slogan". Ci guardammo io e Rubex come per dirci: questo è il paese degli incontri del terzo tipo. Anzi, Rubex aggiunse a voce alta, affascinato: "Per incontri di ogni tipo". «Il primo incontro ravvicinato con Lei, avvenne quasi per caso in Riviera. Rubex e io passeggiavamo sulla spiaggia, avvolti in un accappatoio per non essere riconosciuti; Lei veniva avanti con la testa fra le nuvole e questo particolare bastò a farceLa sentire amico. Io mi presentai, mi luccicavano gli occhi come nel film di Spielberg, feci il gesto delicato di stringere l'aria con la mano in segno di saluto simbolico. Lei, caro scrittore, si pulì gli occhiali, intese subito la situazione e si precipitò ad abbracciarci. Ci condusse verso casa sua, vicino al mare, dicendo: "Arrivate tardi, da quanto vi aspettavo". Ci fece mangiare in modo copioso ed eccellente, poi si passò in salotto a discutere. Consenta, caro scrittore Mario Soldati, che ricostruisca le fasi essenziali di quel colloquio. «Verdex: "Abbiamo un messaggio della Fraternità Stellare. Pensiamo che l'Italia sia il paese più adatto a trasmetterlo". «Soldati: "Non capisco perché". «Rubex: "Perché qui la gente non crede ai potenti terrestri, dunque è disposta a credere alle potenze extraterrestri. Inoltre perché qui gli intellettuali sono gli unici che possano raccontare storie legittimamente; gli altri debbono nascondere la loro fantasia dietro l'apparenza di mestieri seri". «Soldati: "Con gravi danni". «Verdex: "Se noi organizziamo un incontro del terzo tipo vicino a Milano, lei ci farà da interprete? ". «Soldati (commosso): "Volentieri". «Ci salutammo con un forte abbraccio; lei ci regalò un sigaro, noi una copia della Gazzetta di Giove, che spero conservi ancora perché ci sono gli orari delle astronavi in partenza e in arrivo. «Che cosa è accaduto dopo? In breve: la scelta di Seveso, alle porte di Milano, si 'rivelò impraticabile per i motivi sopravvenuti che Lei sa. Non potemmo avvertirLa. Due o tre volte, nel periodo seguente, tentammo di scendere in Val di Susa, ma ci scambiarono per turisti. Una discesa in Svizzera ci costò un decreto di espulsione come indesiderabili, una telefonata a Craxi, fatta da un posto pubblico di Aix-le-Bains, fu presa come una provocazione di Manca, una lettera raccomandata spedita da Pinerolo temiamo non Le sia mai giunta; e in Germania il nostro tentativo di entrare in un ufficio pubblico fu bloccato dal Berufsverbot, la legge che vieta i pubblici uffici anche ai verdi. «Che fare? A nostra insaputa il regista Spielberg ebbe un contatto con l'Ufficio Cinema della Grande Fraternità e ottenne l'autorizzazione a "inventare" l'arrivo della nostra astronave. Io fui incaricato di fargli da consulente e di apparire nel film per un minimo di credibilità. Spielberg è bravo, non ho nulla contro di lui; ma mi accorgo che il suo gusto dello spettacolo, l'esigenza dell'industria hollywoodiana minacciano di rendere vano, di far apparire grottesco e melenso il nostro scopo di portare agli uomini un messaggio di fraternità. «Ecco perché il suo articolo, caro Soldati, ha riallacciato un filo di fiducia. Le faccio recapitare da un fattorino ufologo della Mondadori questa lettera per dirLe che noi non siamo fuggiti, che contiamo più che mai sull'Italia, sugli scrittori italiani per essere accolti e ascoltati. Abbiamo ragione? Rubex e io aspettiamo un articolo, un segnale col quale ci dica che non ci siamo sbagliati sull'Italia e sulla sua missione nel mondo».

Persone citate: Craxi, Manca, Mario Soldati, Soldati, Spielberg