Uniti contro i terroristi

Uniti contro i terroristi Uniti contro i terroristi (Segue dalla 1* pagina) politica del po', di più lunga lena ». Craxi si è soffermato sulle cause del terrorismo: « In una crisi che si è lasciata galleggiare per troppo tempo senza intervenire con mano ferma, si sono accumulati inevitabilmente dei fattori esplosivi sui quali certa forma di fanatismo può creare delle fasce di disorientamento ». A suo giudizio, però, è un «problema limitato» anche se « una società in crisi determina le condizioni in cui i fattori di decomposizione agiscono più facilmente ». Craxi, che ha risposto a molte domande sul congresso socialista, ha detto a quei giovani che gridano « Né con lo Stato né con le Br»: « Ci sono momenti in cui non si j può non scegliere. Tra le cinque vite stroncate sul selciato dì via Fani, quelle che le hanno precedute e quelle che le hanno seguite e i loro assassini non ci si può porre in una posizione di equidistanza (...). Si può dire che sì è contro questo Stato per com'è, perché lo si vuole cambiare. Ma in nessun caso si può dire di non essere contro le Br e il loro metodo di lotta incivile ». Resta l'angoscioso dilemma: che cosa si può fare per salvare Moro, senza che lo Stato scenda a patti impossibili? Dopo il ricatto delle Br affidato all'» appello » di Moro a Zaccagnini, anche la Santa Sede considera preclusa una sua mediazione. L'Osservatore Romano, in un editoriale del vicedirettore don Virgilio Levi, paragona il « turpe trattamento » delle inu- Br a Moro ai « processi mani » dello stalinismo e prosegue: « Le forze oscure della decomposizione sociale hanno così indotto l'intera nazione a prendere coscienza dei pericoli che la sovrastano (...) la spingono ad armarsi moralmente in unione di forze e con comportamenti coraggiosi per fronteggiare l'oscuro avversario da cui non sembra si possa sperare una resa o un arretramento almeno a breve scadenza. Agguerrirsi moralmente diventa — così precisa l'organo vaticano — l'imperativo più urgente di questa ora drammatica per la difesa dì quel patrimonio comune di principi e di comportamenti che trova il popolo italiano convergente solidale, al di sopra di ogni divisione ideologica e politica ». Don Levi richiama al pari di Berlinguer gli intellettuali « arroccati nell'eldorado delle "riserve" ben coperte e protette di un ideologismo di maniera » o caduti nel conformismo a non estraniarsi dal « tessuto connettivo della società nazionale ». Già ieri l'organo vaticano aveva elogiato la «risposta ferma di quel mondo politico che si voleva turbare con la nuova "lettera" del rapito, che si tentava di far crollare sotto il peso di un appello dai toni patetici (...). Da qui l'unanime giudizio: nessun cedimento al ricatto». E aggiungeva che Moro, se potesse decidere in piena consapevolezza, «mai si piegherebbe al ricatto». Anche l'Osservatore della domenica, nell'elogiare la concorde difesa dello Stato di diritto, conclude che il «il caso Moro, umanamente, è molto più angoscioso e non sembra lasciare spazio alcuno a ipotesi e tentativi di mediazione: soltanto all'implor'—ione, come ha fatto Paolo VI domenica 6 aprile, e — Dio lo voglia — al ravvedimento ». Tutto ciò smentisce le ricorrenti voci di mediatori vaticani in Svizzera mancando le basi minime per un tentativo che il sen. Raniero La Valle insiste perché sia comunque compiuto scegliendo la «via difficile» anziché quella facile del «no» al ricatto. Pare che il vertice della de abbia delineato una iniziativa, si dice suggerita da Fanfani, ma è impossibile sapere di oiù. Probabilmente si riunirà fra breve il Consiglio naziona e che sarà convocato collelialmente dalla direzione, nella forzata assenza del presi iente Moro. Vi è stato anche in incontro riservato fra Cos ;iga, Craxi e Galloni, nell'uffi do privato del ministro (nor ■appiamo se abbia visto an ?he Berlinguer, Romita e Biasini). Nel suo «appello» a Zaccagnini, Moro citava, qua j a dimostrarne la «spònta ìeità», le obiezioni da lui nosse a due ministri dell'Interno e cioè a Taviani per la (linea dura» nel caso Sossi e a Gui per il progettato blocco dei patrimoni dei sequestrati. Taviani ha smentito oggi il riferimento che lo riguarda: «L'on. Moro non — dico non — ha mai espresso con me né alcun giudizio né alcuna opinione a proposito del sequestro Sossi». Quanto al progetto di Gui, si seppe all'epoca che non fu presentato dal governo dopo una attenta valutazione. Lamberto Fumo

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