Dalle Br l'aperta dichiarazione di una "lunga guerra civile" di Fabrizio Carbone

Dalle Br l'aperta dichiarazione di una "lunga guerra civile" Dalle Br l'aperta dichiarazione di una "lunga guerra civile" Roma, 5 aprile. Puntuale, come se nulla fosse avvenuto, ecco saltare fuori il numero cinque dei «quaderni» che le Br pubblicano clandestinamente ogni tre mesi. E' arrivato insieme al quarto comunicato dei terroristi che tengono Moro in ostaggio ma porta la data del febbraio '78. Sarebbe la «risoluzione» della «direzione strategica», cioè il cervello delle Brigate rosse. Rispetto all'opuscolo precedente, apparso dopo l'assassinio del vicedirettore de La Stampa Carlo Casalegno, c'è un salto di qualità evidentissimo, come netta è stata l'escalation tra gli agguati e gli attentati che hanno preceduto la strage di via Fani e il sequestro del presidente della de. Il quaderno 4 delle Br (44 pagine, copertina bianca e rossa) portava la data del novembre 1977, faceva riferimento all'attentato a Casalegno ma non poteva parlare della sua morte. Eravamo ancora allo slogan di «portare l'attacco al cuore dello Stato», alla «lotta di classe» (che nel giro di poche settimane è diventata «guerra di classe» e ora «guerra civile»). Diviso in tre capitoli il vecchio opuscolo teorizzava sul «ruolo della de e del pei» nel progetto di costruzione dello Stato imperialista; parlava della funzione dei movimenti de Gip (Gruppi d'impegno politico) e CI (Comunione e liberazione) e terminava con un saggio sulla «guerra armata» nella Repubblica federale tedesca. Ora, a distanza di tre mesi, il «progetto» di Stato imperialista che sembrava essere in costruzione — secondo le Br — è diventato realtà, è il Sim. Perché questo brusco passaggio coincidente con la «svolta» operativa dei terroristi? Fino all'assassinio di Casalegno, a quello di Palma e di Berardi, le Br proseguivano nella loro criminale caccia all'uomo senza modificare la loro orrenda strategia. Pensiamo solo che il 9 marzo, esattamente una settimana prima di rapire Aldo Moro, un nucleo Br a Roma entrò di buon mattino nella sede della radio dei radicali per trasmettere un messaggio a proposito del processo di Torino che aveva un limitato e circoscritto campo d'ascolto. Un « colpo » da brigatisti del vecchio tipo. Esattamente una settimana dopo, arriva la strage di via Pani e, rapito Moro, ecco iniziare il tiro alla fune del ricatto allo Stato e al Paese con messaggi « nuovi », in un meccanismo che non è più quello di poche settimane prima. Questo è il dato di fatto più significativo. Le Br sono cambiate: lo dimostra la « risoluzione » del quinto quaderno che è un pamphlet che esamina e si addentra in argomenti economici a livello mondiale e soprattutto europeo, studia da un punto di vista terroristico la situazione sociale e politica italiana sia per quanto riguarda il progetto dello Stato imperialista delle multinazionali sia rispetto alla situazione della classe operaia e del proletariato in genere. Sfogliandolo (60 pagine, copertina arancione con stella in rosso) la prima cosa evidente è che le Br che tengono prigioniero Moro lo stanno usando per compilare la parte dei comunicati che si rivolge a coloro che i terroristi vorrebbero unificare, sotto la loro direzione, per ingaggiare quella « guerra civile » che solo un suicida potrebbe vedere vincente in Europa nell'attuale situazione storica. Invece per le Br oggi è « possibile » la guerra anche se « di lunga durata ». Quindi si può dire che le Br non elaborano nessun documento giorno per giorno, ma hanno già pronti i messaggi da recapitare al momento voluto. Questo è un fatto importante: anche considerando che nell'ultima lettera che hanno fatto scrivere a Moro si fa riferimento ad una prigionia che durava da 15 giorni mentre in realtà alla data del 4 aprile si era arrivati al diciannovesimo giorno ,di carcerazione. E' possibile che le Br stiano bluffando? Loro chiedono con insistenza che tutta quell'area di rivoluzionari che dovrebbe essere dalla loro parte si muova, si organizzi anche se devono ammettere che tutto ciò non esiste. Vogliono far vedere che il processo a Moro continua ma è evidente che finora non sono riusciti ad avere in mano nessuna «bomba» rivelata dal presidente democristiano. Altro aspetto sconcertante del « quaderno » è la sua difficoltà di lettura, un discorso da iniziati, meglio dire da alienati della politica che non sappiamo come possa essere compresa (anche in minima parte) da quel movimento proletario metropolitano, da quelle sacche operaie e disoccupate (si rivolgono anche alle donne che fanno « lavoro nero ») che dovrebbero essere dirette dalle Br nella « guerra di liberazione » dal Sim. L'impressione netta è che si tratti di un pamphlet per pochi « eletti », quasi una « tesi di laurea » in terrorismo, con le sue brave citazioni (da Marx a Mao, Gramsci, Lenin, Bucharin per finire con l'avvocato Croissant, legale della Baader-Meinhof, o con l'oltranzista palestinese George Habbash), le note fuori testo, il tutto in una apparentemente ordinata sequenza. Un lunghissimo capitolo è dedicato alla « violenza proletaria e controrivoluzione imperialista ». Qui le Br elencano, dimostrando una conoscenza non comune, tutti gli apparati dello Stato che si stanno ristrutturando in nuovi servizi di sicurezza, arrivando a specificare i tipi di computer che il Viminale usa per la memorizzazione dei dati sulle attività terroristiche. Citano cronologicamente riunioni internazionali di specialisti antiguerriglia; frasi che il ministro Cossiga avrebbe detto a questo o quell'interlocutore. Parlano dell'attività del Consiglio superiore della magistratura e del piano di ristrutturazione carceraria. Ed ecco, poi, identica, la I parte che fa appello al Mpro (Movimento proletario di resistenza offensivo) perché partecipi alla « disarticolazione » dello Stato e prenda parte attiva alla guerra civile. «Uscire dalla crisi » è il titolo, e vi si legge: « Per trasformare il processo di guerra strisciante, ancora disperso e disorganizzato, in una offensiva generale, diretta da un disegno unitario, è necessario sviluppare e unificare il Mpro costruendo il partito comunista combattente ». E qui le Br distinguono: sia ben chiaro che siamo « noi » a guidare la guerra; « voi » dovete prendere solo ordini dal « cervello » che resta nella clandestinità e decide i passi strategici. Tutto il senso del discorso, insomma, è teso a far capire che la «Direzione strategica » è superpotente e superorganizzata, parla difficile, conosce (o perlomeno dice di conoscere) termini e lèggi economiche, sigle e parole straniere. E' un provocatorio invito alla rivoluzione perdente. Fabrizio Carbone

Luoghi citati: Europa, Roma, Torino