Sgozza la moglie: "Era insopportabile"

Sgozza la moglie: "Era insopportabile" Tragedia all'alba in un alloggio di corso Regina Margherita 161 Sgozza la moglie: "Era insopportabile" L'orrendo delitto scoperto dal figlio unico, 10 anni, della coppia - Catturato in stazione mentre sta per fuggire al Sud, l'assassino sostiene: "Era fanatica della pulizia, prepotente e autoritaria; talvolta mi impediva di vedere la tv" -1 vicini: "Non li abbiamo mai sentiti litigare; lei era una bravissima donna, preoccupata solo della famiglia" - L'ha uccisa mentre dormiva Dramma improvviso l'altra notte al terzo piano di una casa popolare in corso Regina Margherita 161, durante un banale litigio tra una giovane coppia di coniugi immigrati dalla Calabria. In preda a raptus omicida un muratore di 32 anni, Giovanni Romano, ha sgozzato, nel sonno, con un tremendo Tendente di coltello, la moglie Giuseppina Garito, 30 anni, mentre il loro unico figlio, Antonio, di 10 anni, dormiva nella camera accanto. E' toccato proprio al ragazzo, verso le tre e mezzo del mattino, scoprire il cadavere della madre riverso sul letto e correre terrorizzato dai vicini in cerca d'aiuto: nemmeno due ore più tardi un equipaggio della Volante ha arrestato l'assassino che aspettava, nella stazione di Porta Susa, un treno per fuggire. Quasi inebetito, ancora sotto lo choc del delitto, Giovanni Romano ha tentato di giustificarsi dicendo: «Ero esasperato dal continui litigi, la vera vittima sono io. Mia moglie era prepotente e presuntuosa, maniaca delle pulizie e di mille altre piccole cose: spesso proibiva a me ed al ragazzo di vedere la televisione, mi taceva cenare ad ore impossibili, gualche volta mi ha anche picchiato. Non volevo ucciderla, ma dopo l'ennesima discussione ho perso la testa». Un movente che sconcerta per la sua futilità, e che neppure i vicini sono in grado di confermare. «Sono stata la prima ad accorrere quando Antonio è venuto singhiozzando a bussare alla nostra porta — dice Bianca Gesualdo amica della vittima, che abita nell'alloggio accanto —; è stato uno spettacolo orribile. Siamo tutti sconvolti, nessuno s'aspettava una cosa del genere: sembravano una coppia tranquilla, non ho mai sentito litigi violenti. Lei pensava solo alla famiglia, anche nei giorni scorsi mi è apparsa serena». Entrambi originari di Gagliato, in provincia di Catanzaro, Giovanni Romano e Giuseppina Garito, s'erano sposati undici anni fa. Con il trasferimento a Torino, nel '74, hanno dovuto affrontare assieme al figlio le difficoltà comu ni a tanti immigrati: sei mesi in una disadorna soffitta e un bilancio familiare che non quadrava mai, sacrifici continui, ricerca quasi disperata di un alloggio più decente. Giovanni Romano, che aveva abbandonato la scuola dopo la seconda elementare, ha però sempre trovato piena occupazione come muratore e finalmente, superato il periodo più duro, s'è po¬ tuto sistemare con moglie e figlio nell'alloggio di corso Regina: un edificio popolare ma decoroso, due stanze, cucina che affaccia sul ballatoio comune. Poteva essere l'inizio di un'esistenza serena e Invece, secondo il racconto dell'uomo, si sono sommati litigi e incomprensioni. «Per il carattere insopportabile di mia moglie» dice il muratore durante l'interrogatorio, ma poi aggiunge alcuni particolari che rendono forse più comprensibile l'esplosione di follia omicida: «Alcuni mesi fa, in un incidente sul lavoro, ho battuto la testa con violenza, e da allora soffro di frequenti capogiri. Secondo il medico ho anche una leggera forma dì epilessia». Condizioni fisiche e mentali precarie, dunque, che potrebbero aver ingigantito nel suo ragionamento i normali dissidi familiari i | i [ I i fino a farli apparire «soprusi in| sopportabili» da parte della moi glie. E così, poco alla volta, è ma[ turato In lui quel sordo rancore I che l'altra notte ha trasformato in tragedia l'ultima lite. Quale fosse l'argomento della discussione Giovanni Romano neppure se lo ricorda: «Eravamo in cucina e si litigava — ammette semplicemente — mentre Antonio, a letto dalle nove, dormiva gvdmddsmpsqi n ià». Anche il ragazzo, svegliato erso l'una dalle voci concitate ei genitori, non hj compreso i motivi del litigio: «li ho sentiti discutere — dice ad un'assistente di polizia femminile — e poi mi ono riaddormentato». Il delitto matura dunque tra l'una e le tre, provocato da un raptus improvvio che coglie Giovane» Romano quando la moglie è già a letto, ella stanza accanto a quella in cui riposa Antonio. «Sono rimasto In cucina a meditare, mentre la rabbia montava aentro di me — aggiunge l'omicida — poi ho afferrato li coltello». Un'arma a serramanico con la lama molto affilata — spiegano in Questura — di quelle che i pastori usano per sgozzare gli agnelli, e in mano all'uomo diventa un tremendo strumento di morte. Silenzioso, Giovanni Romano attraversa la stanza del figlio e s'avvicina al letto matrimoniale. Senza una parola si china sul corpo addormentato della moglie, poi vibra un unico fendente alla gola e fugge, lasciando sulle lenzuola insanguinate il cadavere quasi decapitato. Esce di casa e abbandona sul letto anche il coltello, scompare nel buio della notte senza che né il figlio né i vicini sentano rumori sospetti. Soltanto alle tre e venti Antonio si sveglia e nota la luce accesa in camera del genitori. Chiama, non risponde nessuno: quando varca la soglia della camera un grido disperato gli si strozza in gola di fronte all'agghiacciante visione di morte. Terrorizzato, 11 ragazzo corre allora sul ballatoio e dà l'allarme ai vicini, che avvisano il «113»; pochi minuti dopo l'arrivo della prima Volante s'inizia la caccia all'uxoricida. Gli unici parenti del muratore, a Torino, sono due cugini che perù non l'hanno visto, e la centrale operativa manda allora due radiomobili alle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa. Il sospetto che Giovanni Romano tenti la fuga al Sud, dove vivono i suoi genitori, si rivela fondato. Sono quasi le cinque quando un equipaggio della Volante trova l'uomo nella sala d'aspetto di seconda classe a Porta Susa, poche centinaia di metri distante dall'abitazione di corso Regina. Seduto su una poltrona, lo sguardo perduto nel vuoto, Giovanni Romano sembra notare senza sorpresa l'arrivo degli agenti. Si lascia ammanettare tranquillo, spiega: «Volevo andare nel Sud. Lei era prepotente, insopportabile: ho perso la testa». Ezio Ma scari no Roberto Reale La vittima, Giuseppina Romano, 30 anni. L'uxoricida, Giovanni, bloccato mentre stava fuggendo. Il figlio Antonio ha scoperto nella notte la traged

Luoghi citati: Calabria, Catanzaro, Gagliato, Torino