L'Europa è malata, vale la pena salvarla di Sandro Doglio

L'Europa è malata, vale la pena salvarla L'Europa è malata, vale la pena salvarla Ma quest'Europa in cui tutto sembra andar male, nella quale le crisi economiche si succedono e si sovrappongono a quelle sociali e politiche, e dove è facile criticare tutto e tutti; nella quale sopravvivono ingiustizie e in cui la libertà è fragile; questa Europa dei consumi e dei monopoli, inquinata e burocrate, contraddittoria e permissiva; quest'Europa — forse senza domani, difficile, incompiuta, decadente — in cui bene o male viviamo, maledicendo magari le tasse (troppe, ingiuste), temendo i rapimenti e le violenze di banditi da strada che cercano di nobilitare le loro pistole con etichette ideologiche; in cui campiamo accusando gli uni di lassismo, gli altri di sfruttamento; questa nostra Europa degli Anni Settanta, insomma, pur con tutti i suoi difetti, non potrebbe in definitiva essere ancora la migliore delle patrie possibili? Ci vuole un pizzico di cinismo e molta disperazione per porsi questo interrogativo; ci vuole al tempo stesso una fede che confina quasi con la dolce follia di don Chisciotte, e il coraggio di andare contro la gran corrente degli intellettuali di oggi. Raymond Aron è tutto questo: abbastanza spregiudicato nel giudicare i suoi contemporanei e il mondo in cui viviamo, ma anche profondamente preoccupato per quel che vede accadere attorno a sé; ha fede nei valori fondamentali della società liberale e ama il paradosso nella misura in cui spesso consente di scoprire la verità; ha il coraggio infine di smuovere acque chete (avendo la precauzione di tenere sulla scrivania una montagna di statistiche che utilizza intelligentemente per spiegare storia e cronaca). Sociologo, editorialista, scrittore francese, Aron ha scritto un libro {In difesa di un'Europa decadente, Mondadori, 6000 lire), che probabilmente non piacerà ai critici: sarà facile accusarlo di qualunquismo, di anticomunismo viscerale. Al di là delle critiche, tuttavia, illustra una tesi che può convincere, e in ogni caso è materia di confronto e di discussione. Sono quattroccntoeinquanta pagine fittissime, non sempre Incili da leggere, dense di dati e di citazioni, di riferimenti storici; una esegesi di scritti e teiti sacri o quasi dell'economia ; della politica contemporanea. É' un lungo pamphlet — ih tem¬ pi in cui la critica si fa con le tesi sociali — che non nasconde i suoi semplici obicttivi: ricordare la libertà che esiste in casa nostra e quella che non esiste nel modello socialista che ci viene costantemente riproposto; sottolineare che nonostante tutto si vive ancora meglio in questa Europa scalcinata che nei Paesi dove la rivoluzione marxista è stata imposta ed è ormai al potere da decine di anni: « // socialismo che ci viene proposto non esiste in nessuna parte del mondo ». La libertà è il bene più profondo, la conquista più alta: ] non si deve rinunciarvi, a qualunque costo. La vecchia Europa potrebbe ancora una volta trovare in se stessa la forza di sottrarsi al declino che sembra averla inarrestabilmente coinvolta. Senza citare una sola volta Michelangelo o Cartesio, come è invece abitudine di chi vuole esaltare i valori del vecchio continente, criticando, al contrario, persino il « mostro sacro » della Rivoluzione francese, Raymond Aron guarda a questa Europa di oggi con un pizzico di indulgenza, non per le glorie del passato, ma in contrapposizione a quello che potrebbe essere il suo domani se gli europei scegliessero quel modello marxista che egli si affanna a demolire in ogni suo aspetto, negandogli soprattutto — documenti alla mano — di aver saputo e saper dare risultati positivi in economia, nel campo sociale, nel campo della libertà e della giustizia. « Chi lascia hi via vecchia per la nuova », con quel che segue, è già un ragionamento che può aver validità quando si tratta di abbandonare qualcosa che si è raggiunto per sposare una causa della quale i soli esempi concreti sono piuttosto sconcertanti. Ma secondo lo scrittore fran| cese, questa nostra società, pur con tutti i suoi difetti, contiene in sé valori irrinunciabili, conquiste che sono preziose e non realizzabili con altri sistemi, con altre filosofie: conquiste preziose che, proprio per | questo, sono fragili, e vanno disperatamente difese anche se il difenderle significa accettarne imperfezioni e difetti. « CU europei corrono il rischio, a breve termine, di resture vittime di se. stessi », proprio perché si lasciano sedurre dalla prospettiva di un cambiamento, da una lilosofia eie si è dimostrata irrealizzabile e fallace, ma che continua a essere spacciata come la panacea universale per tutti i nostri mali. Se invece di cambiare si tenterà di raddrizzare la struttura sociale in cui liberamente viviamo, sarà alto il prezzo da pagare per riscattare errori e correggere deformazioni (che tuttavia non riusciremo mai a eliminare completamente, la perfezione non è di questo mondo). « // tempo dei miracoli è passato: la situazione si prospetta più dura, almeno per qualche anno ». Ma « un abbassamento del tenore di vita di un dieci per cento non costituisce ancora, per chi contempla Sirio, una catastrofe ». « Ciò che crea il pericolo in Occidente, non è tanto la tentazione totalitaria, quanto la dismisura delle aspirazioni liberali, l'impazienza delle rivendidizioni egualitarie ». « Le riforme possibili non soddisferanno mai tutte le aspirazioni liberali. La libertà-capacità effettiva resterà sempre imperfetta per i-Iti sogna di poterla distribuirà ugualmente u tutti ». Se si è coscienti di questi limiti umani, ci si può accorgere che anche se decadente e ammalata, questa Europa può rappresentare ancora la migliore società che abbiamo saputo costruire. E vale la pena, allora, difenderla e fare qualche spicciolo di sacrificio per tentare di guarirla: senza cambiarla, senza distruggerla. Sandro Doglio ] | |

Persone citate: Mondadori, Raymond Aron

Luoghi citati: Europa