"Due giorni di pausa nelle indagini per riprendere in modo massiccio"

"Due giorni di pausa nelle indagini per riprendere in modo massiccio" II procuratore capo De Matteo guiderà l'inchiesta "Due giorni di pausa nelle indagini per riprendere in modo massiccio" Roma, 31 marzo. Il Comitato interministeriale per la sicurezza dello Stato ha esaminato oggi, guidato dal presidente del Consiglio, gli ultimi, drammatici sviluppi del rapimento Moro. Ha parlato Cossiga, Andreotti ha tirato le conclusioni. Nulla dice, di sostanziale, il comunicato diffuso in serata. Ma, nella riunione, s'è deciso di attendere quarant'otto ore prima di dar corso a una nuova linea d'indagine. L'orientamento è di limitare, al massimo, l'aggregazione di possibili fiancheggiatori ai brigatisti mentre si ripete che: «Non si tratta». D'improvviso — però — il lavoro della magistratura sul rapimento sanguinoso del presidente democristiano s'arresta e il procuratore capo Giovanni De Matteo dichiara: «Ci concediamo una pausa di riflessione. Due, tre giorni al massimo e si riprende in modo massiccio». La sensazione è che il potere giudiziario attenda, nella fase delicatissima aperta dalla lettera drammatica di Aldo Moro, decisioni dell'esecutivo e dei capi politici, per impostare una nuova e più serrata strategia nell'inchiesta. Torna in primo piano l'ipotesi di un contatto stabilito dai terroristi nell'entourage dell'on. Moro e a palazzo di giustizia rispondono: «Non abbiamo precisato la nostra linea qua- lora un eventuale mediatore fosse intercettato». Anche al Viminale, nella sede del Ministero dell'Interno, le ore passano nell'attesa angosciosa. «Non trattare con le Brigate rosse» è la parola d'ordine ma c'è chi pone, al centro del dibattito e delle decisioni d'inchiesta, il rispet- to della vita umana. Come già ha fatto Moro, citano il caso di Peter Lorenz, leader dei democristiani berlinesi che ebbe salva la vita in uno scambio con cinque anarchici in catene. Ricordano altre storie più antiche, non per distorcere la ragion di Stato con il volere ad ogni costo «salvo un grande leader», ma per l'uomo «che va restituito ai suoi affetti». Da queste considerazioni è legato il futuro dell'indagine, mentre si decide di raddoppiare i tentativi per arrivare ad isolare i terroristi, per sottrarre loro spazi e consensi. C'è la certezza che i volantini diffusi a Roma stanotte in risme compatte vengano da sedi nancheggiatried, da centrali ultra che ospitano l'autonomia. Compaiono a Roma scritte murali che, con chiarezza, raccolgono l'appello alla lotta armata e gli investigatori dicono: «C'è da stringere ogni terreno di coltura possibile». Si riguardano gli schedari, si osservano personaggi già segnalati per l'uso delle armi, per l'incitazione al delitto, per la propaganda martellante che si rinnova attraverso radio e trasmittenti private. Un alto ufficiale dei carabinieri dice: «Nei nostri rapporti, da tempo abbiamo segnalato luoghi e persone: nulla s'è fatto. Ora sembra che sì decida d'agire». C'è la volontà di scardinare l'autonomia armata. E' in corso, ancora in queste ore, la perizia sullo scritto del presidente democristiano. Si sostiene che l'esame ha già chiarito un punto importante: Aldo Moro, nel compilare la lettera, già sapeva che non sarebbe rimasta segreta. Moro, affermano gli esperti, è stato costretto a rinunciare Ula sua scrittura minuta. Chi ìe conosce gli scritti sa che ìa ampliato il tratto perché la sua calligrafia divenisse più grande e leggibile. E' questa lettera che resta al centro ielle indagini e dalla sua inerpretazione sarà orientata la -.trategia dell'indagine, anche )er la procura di Roma che ■allenta adesso la sua attività. Dice il procuratore capo: ■Continuo io, in prima persola a guidare l'inchiesta, nessuno si allarmi se fascicoli e ncartamenti saranno da domani sul mio tavolo dì lavo•o. I miei sostituti, su mia iniicazione procederanno rome -ino ad oggi è accaduto». Si morza così, senza polemica, l ruolo di Luciano Infelisi, sostituto procuratore, nell'inlagine. Si riflette, si esaminalo le carte. Non si prevedono, luindi, nelle prossime ore, orlini di cattura; non si preveie neppure la formalizzazio'e dell'istruttoria. f. s. miare all'Italia un'altra campagna per le elezioni presidenziali come quella che ha portato Leone alla presidenza dopo venti ballottaggi. La lettera attacca la democrazia Cristina, il partito comunista che « ha dimenticato il suo dovere, è diventato schiavo dei democristiani e Ila tradito la volontà del popolo ». « Moro deve pagare personalmente per questi peccati », conclude il messaggio ricevuto dalla Bild Zeitung. La let tera, in tedesco, risulta imbucata ad Amburgo. Secondo la polizia, la lettera potrebbe essere autentica, ma si ignora su quali basi venga formulata questa ipotesi. Forse, essa è dovuta al fatto che ad un esame sommario la lettera risulta abbastanza chiaramente una traduzione dall'italiano. Non si esclude comunque che la missiva sia opera d'un mitomane, anche per le accuse e le ingiurie che formula contro la Santa Sede. Giovanni De Matteo

Luoghi citati: Amburgo, Italia, Roma