Si parla di grano per 6 settimane

Si parla di grano per 6 settimane VERTICE A GINEVRA Si parla di grano per 6 settimane Una quarantina di Paesi hanno avviato il 13 febbraio a Ginevra un negoziato che si protrarrà per sei settimane. Obiettivo: un nuovo accordo internazionale sul grano sotto l'egida della Cnuced e del Consiglio mondiale del grano. Scopo: un'aumentata sicurezza alimentare nel mondo. Retroscena: far luce sui considerevoli interessi in gioco. I cereali-grano, granoturco, avena, orzo, sorgo, riso, costituiscono prodotti base vitali nel consumo alimentare mondiale e rappresentano una voce considerevole per i Paesi che li esportano e un peso gravoso per quelli che li debbono importare. Dopo lunghi e sterili scontri ideologici tra nazioni ricche e povere, svoltisi sin dall'inizio della conferenza alimentare di Roma nel '74, le posizioni sembrano essersi ravvicinate. I ministri dell'Agricoltura dei Paesi dell'Ocse, riuniti a Parigi il 9 e il 10 febbraio, hanno sottolineato la necessità di « iniziare con serenità la creazione di un sistema di riserve nazionali coordinate sul piano internazionale » e di condurre a buon fine « e nei termini più convenienti i differenti negoziati in corso, specie quelli relativi ai cereali ». Malgrado molti punti debbano ancora essere regolati, l'accordo sembra raggiunto sul principio dello stoccaggio e della organizzazione degli scambi. La ragione sembra dunque prevalere. I mercati delle principali derrate — cereali, soja, zucchero, caffè, cacao — dopo il "'73 hanno avuto impressionanti fluttuazioni, improvvisi rialzi e poi scarti al ribasso, momenti di tensione negli scambi mondiali e poi appesantimento delle riserve. Queste variazioni selvagge sono derivate dalla fluttuazione dell'offerta ed aggravate da ima incontrollata speculazione che ha toccato l'apogeo con il crack del mercato degli zuccheri raffinati alla Borsa di commercio di Parigi al principio del '75. Ora l'equilibrio pare ristabilito per quasi tutte queste derrate e per le riserve ricostituite. Tuttavia si tratta di un' equazione precaria causa la carestia degli ultimi mesi nel Sahel, nel Sud-Est Asiatico, e per gli acquisti sempre più massicci di cereali e di zucchero da parte dell'Urss e della Cina. I cereali sono quindi di nuovo in primo piano, tanto più perché gli Stati Uniti hanno ripristinato un sistema di contingentamento delle produzioni agricole per evitare un eventuale ingorgo del mercato. E' perciò sembrato necessario ai Paesi importatori o esportatori emettere segnali di allarme per evitare nuove impennate dei mercati, le cui ripercussioni sul livello dei prezzi e sulla bilancia commerciale potrebbero essere catastrofiche nell'attuale momento dell'economia. Un accordo costituirà pertanto una piccola rivo¬ luzione. In effetti diversi trattati internazionali sono stati conclusi dopo l'ultima guerra mondiale. Riguardano però unicamente il grano mentre altri cereali, come il granoturco e il riso, hanno un'importanza capitale negli equilibri alimentari. Il patto concluso nel '71 e nel '74 è stato prorogato fino al 1978. Purtroppo è l'esempio di un accordo « generico indeterminato ». Contempla varie disposizioni riguardanti 1' informazione e la trattativa in seno al Consiglio intemazionale del grano installato a Londra, organismo che rappresenta un « forum » per le discussioni sugli aiuti alimentari e per gli studi sulla valutazione dei bisogni, delle disponibilità e dei mezzi di trasporto del grano come li altri cereali. L'accordo contempla anche una convenzione per gli aiuti alimentari che teoricamente stabilisce precisi impegni. La realtà è ben diversa. L' impegno di far salire gli aiuti alimentari a 10 milioni di tonnellate di cereali a partire dal '75 non è stato ancora rispettato. Il volume delle consegne ai Paesi in via di sviluppo in effetti è rimasto legato al livello dei prezzi: durante la campagna '73 '74, nel momento della maggior salita dei corsi, l'aiuto è sceso a meno di 6 milioni di tonnellate. L'imprecisione — e l'inefficacia — dell'accordo del '71 derivava dal fatto che la convenzione sul commercio del grano non conteneva nessuna disposizione in materia di prezzi. C'è da chiedersi: come si forma il listino che dà la vera temperatura economica di un prodotto? Mediante la mediazione di un mercato a termine, ciò che vuol dire una piazza sulla quale gli operatori a scadenze più o meno ravvicinate passano degli ordini: acquisti o vendite a prezzi fissati, acquisti o vendite a contrattazione, arbitraggi. La più conosciuta di queste piazze è Chicago, ma ve ne sono altre: Sydney, Winnipeg in Canada, Londra. E' allo studio il progetto di riaprire la Borsa grani di Parigi, chiusa nel 1936. In teoria questi mercati sono l'applicazione pressoché perfetta della classica legge della domanda e dell'offerta. La pratica talvolta si discosta dalla realtà. Più di tre quarti di circa duecento milioni di tonnellate di grani offerti all'esportazione nel mondo provengono da cinque paesi: Stati Uniti, Australia, Argentina, Canada e Francia. I quattro quinti del totale sono- trattati da cinque compagnie di commercio internazionale: Cargill, Bunge, Continental Grain, Louis, Dreyfus e Cook Industries. Nel suo recente libro sugli affari agricoli Gerard Garreau ha osservato che « il vero potere delle compagnie cerealicole non consiste soltanto nel fissare i prezzi, ma raggiunge talvolta una dimensione politica ». Alain Giraudo

Persone citate: Alain Giraudo, Cargill, Cook Industries, Dreyfus, Gerard Garreau