In fondo al lago (con Mayol) il mistero della "macchina uomo,,

In fondo al lago (con Mayol) il mistero della "macchina uomo,, Prova generale all'Iseo per la grande spedizione scientifica sulle Ande peruviane di fine marzo In fondo al lago (con Mayol) il mistero della "macchina uomo,, (Dal nostro inviato speciale) Iseo, 5 marzo. Piove, e la temperatura dell'acqua raggiunge appena i tre gradi. Da un pontone, al largo del porticciolo, viene calato nel lago uno strano apparecchio costituito da due corpi scafandrati. Pesa quasi quattro quintali ed è un prototipo unico al mondo. I suoi colori vivacissimi — blu e rosso — spiccano nella luce grigia, come spiccano i colori delle mute dei subacquei. L'apparecchio affonda a poco a poco e scompare alla vista; quando raggiunge i 20 metri di profondità l'argano si blocca. Ora tocca ai subacquei. Mentre si immergono i bombolisti della squadra di assistenza, gli apneistì si preparano: lunghi respiri per ossigenare i polmoni e aumentare così la durata dell'apnea. Tra di essi ve n'è uno di ecce¬ zione, Jacques Mayol. Il suo nome è legato ad un'impresa straordinaria: 100 metri di profondità, raggiunti due anni or sono all'isola d'Elba. Ma questi venti metri al lago d'Iseo non sono imo scherzo neppure per lui. Il freddo mozza il respiro. Scende il primo apneista, raggiunge l'apparecchio e si incunea tra i due corpi scafandrati manovrati dai bombolisti. Sul pontone c'è una complicata attrezzatura. Tra un groviglio di tasti e di fili spicca un monitor. Ed ecco che prende forma un'immagine, è il cuore dell'apneista che pulsa. Le prove continuano. Cinque ore di immersioni, tra ieri e oggi, e tutta una serie di radiografie e radioscopie subacquee. Il Nuclearisub — questo il nome dell'apparecchio, ideato dal prof. Pier Giorgio Data, direttore dell'Istituto di nolologia uma¬ na dell'Università di Chieti, e realizzato dalla Strhalix Medicai di Bergamo — ha superato felicemente il collaudo. Ora può affrontare l'operazione-Perù. Gli esperimenti compiuti ieri e oggi sul lago d'Iseo hanno costituito infatti la prova generale di una spedizione scientifica — la più grande mai organizzata — che si svolgerà a fine marzo e in aprile sulle Ande peruviane, a circa 200 chilometri da Lima. Vi parteciperanno oltre sessanta persone, fra cui quaranta ricercatori — in massima parte fisiologi — provenienti da tutto il mondo. Scopo della spedizione, organizzata dal prof. Data con il patrocinio del ministero della Pubblica Istruzione e del ministero degli Esteri, è quello di valutare le modificazioni ohe intervengono sull'organismo ad alta quota, durante la fase acuta (quella della salita), la fase di acclimatazione e ad acclimatazione avvenuta. Una parte delle ricerche avrà carattere subacqueo, con campo base sulle rive del lago Huacracocha, a 4530 metri di altitudine. Nelle acque del lago verranno compiute immersioni in apnea e con le bombole, e i sommozzatori — tra cui Jacques Mayol — verranno sottoposti ad indagini di vario tipo da parte dei fisiologi. Sarà tra l'altro una notevole prova di resistenza fisica. Nessuno si è mai immerso a simili quote. Fino a questo momento il record di questo genere di imprese è detenuto da una « équipe » di Cousteau, che ha compiuto alcune prove con respiratori ad ossigeno nel lago Titicaca (3800 metri). Ma l'aspetto sportivo della spedizione peruviana è sol¬ tanto marginale, quello che conta è il suo interesse scientifico. Spiega il professor Data: «Oggi l'uomo va sulla Luna, scende negli abissi e lavora a 500 metri di profondità, eppure non si conosce esattamente che cosa avviene nell'organismo umano 20 centimetri sotto il pelo dell'acqua. Nell'uomo che scende in apnea si verificano fenomeni complessi e affascinanti che sembrano sovvertire alcuni principi basilari della fisiopatologia e della fisica». Facciamo un esempio, non nuovo ma illuminante. Fino a dieci anni fa, o poco più, si pensava che non si potesse scendere in apnea oltre i quaranta metri. Sostenevano i fisiologi che se si fosse superato quel limite, il torace avrebbe fatto la fine di un barattolo: schiantato dalla pressione. E invece... Mayol è arrivato a 100 metri e nessuno si azzar¬ da più a fissare nuovi limiti alle possibilità umane. Questo perché durante l'immersione avvengono fenomeni di adattamento dell'organismo. Il più vistoso viene chiamato blood shift: per effetto della pressione il sangue viene richiamato dalle parti periferiche del corpo ai polmoni, in modo da compensare la riduzione di volume che i gas inspirati subiscono durante la discesa. «Ma questo blood shift di cui tutti parlano — dice il professor Data — è un fenomeno soltanto intuito, presunto. Che cosa avviene in realtà nell'organismo ancora non lo sappiamo. Ed è questo che vogliamo accertare: sapere che cosa avviene dentro di noi, come ci trasformiamo e perché. E' importante non solo per la fisiologia subacquea, ma per la medicina in genera\ le, perché tutto questo aiute¬ rà a capire come è fatta e come funziona, e quindi come si può curare, questa macchina ancora misteriosissima che è l'uomo». Ma questi esperimenti non si possono compiere in laboratorio? «No — spiega Data — l'apnea profonda non si può simulare, e le trasformazioni dell'organismo avvengono in misura apprezzabile so lo a certe profondità. Quindi siamo costretti a portare i nostri laboratori in acqua». E la scelta del Perù? «La spiegazione è analoga. I fenomeni di cui dicevo vengono in parte esasperati dall'alta quota, e questo ne rende più facile lo studio; in parte l'alta quota provoca altri fenomeni che chiariscono ì primi. E allora andiamo al lago di Huacracocha, anche se l'impresa sarà molto difficile». Piero Gasco

Persone citate: Cousteau, Jacques Mayol, Mayol, Pier Giorgio Data, Piero Gasco

Luoghi citati: Bergamo, Chieti, Lima, Perù