La lunga marcia del pci si scorda dei giovani? di Benedetto Marzullo

La lunga marcia del pci si scorda dei giovani? DIBATTITO IN CORSO A BOLOGNA La lunga marcia del pci si scorda dei giovani? Sui fatti di Bologna sembrava caduto il silenzio: archiviata l'uccisione del giovane Lo Russo, intelligentemente assorbita la minacciosa « kermesse » del settembre successivo. Eventi più drammatici, altrove, non avevano procurato così risentita emozione: tuttavia rapidamente placata, in una bonomia che risulta maturo costume, piuttosto che elemento caratteriale. La cristallina immagine della città, del suo ininterrotto « buongoverno » comunitario, si è offuscata, forse infranta. Le imputazioni vengono ingigantite, elusiva difesa si riconosce ora l'ipotesi del « complotto ». Un bilancio di quei mesi è stato abbozzato da varie parti. Mancava una rassegna, metodicamente fondata, degli avvenimenti: una documentazione critica (e non di parte), che permettesse adeguata riflessione, fornisse indispensabili indicazioni. L'ha proposta, in questi giorni, la stessa Federazione bolognese del pei. Con un gigantesco « Supplemento » (96 pagine, formato tabloid, non una riga di pubblicità, lire 2500) a « La società », pubblicazione mensile spuntata nel maggio del 77. Si esce spregiudicatamente dal chiuso arengo partitico, si concede ogni spazio agli avversari diretti. Ai «fratelli separati», sembrerebbe, a quanti si riconoscono in un comunismo più autentico di quello ufficiale, a quanti onestamente si battono a sinistra del pei. 11 vero spartiacque che oggi divide l'Italia non è politico, ma ideologico. La sete di democratico progresso si radicalizza, rifiuta strategie revisionistiche, ne disprezza le tattiche, rivendica la propria « autonomia », di azione e talvolta di pensiero. La lunga marcia verso il potere non paga, a giudizio di ampie e variegate fasce, non soltanto giovanili. Non vengono tuttavia tollerati scismi, né all'interno del partito, né in seno ad una ipotetica « Internazionale ». Coraggiose scissioni sono destinate a logorarsi, frantumarsi: la sofferta vicenda del « manifesto » sembra ormai concludersi. A sua volta, l'eurocomunismo rivela un alto grado ili ambiguità, va anch'esso disfacendosi. Quel compromesso, ritenuto storico, ha dimostrato la sua precarietà, rischia di ritorcersi contro i caparbi promotori. Il « Supplemento » bolognese, ospitando siffatte inquietudini, rappresenta più che una clamorosa iniziativa editoriale. Significa, con tutta evidenza, l'abbandcno di una linea monolitica, la generosa apertura, la legittimazione di correnti finora puntigliosamente demonizzate. Attraverso il confronto, mira non soltanto al recupero di punte dissenzienti, ma alla aggregazione di ogni blocco che si suppone contiguo: delle impazienti, più spesso bellicose fasce giovanili. Alla diaspora, inflessibilmente determinata alla fine degli Anni Sessanta, sembra sostituirsi una volontà unificante, autocritica, insolitamente dialettica. Il progetto non viene dichiarato. Sia in sede locale, sia nell'empireo centrale, non sfuggiranno le possibili conseguenze della sensazionale virata: una rifondazione del partito, che verosimilmente va oltre le attese dei promotori, sicuramente scavalca le intenzioni dìi sommi responsabili. La diversità, il livello, il realismo politico della maggior parte dei contributi, sono rilevanti. Un perentorio interrogativo, del resto, costituiva il filo conduttore del voluminoso fascicolo: « Ma tu a Bologna da che parte stavi? ». La città, almeno nelle risposte, acquista una impressiva, emblematica dimensione. Il discorso si focalizza sul modo di concepire il comunismo: la correttezza ideologica si identifica, risentitamente, con la democrazia, con la oltranzistica difesa delle libertà civili. La dovizia degli articoli, l'eccezionale corredo iconografico (ancora una volta allusivo, sprovvisto di ogni didascalia), la esuberante documentazione rischiano di sopraffare il lettore, pur allenato o allarmato. 11 volenteroso recupero della verità si trasforma, non poche volte, in un argomentato, imprevisto atto di accusa per il committente. La politica del pei viine in genere dimostrata inattuale, inefficace: spesso in conflitto con : principi, se non giacobini, semplicemente progressisti del partito. Malgrado evidenti disparità e con'raddizioni, malgrado 'a baluginante ispiiazione, malgrado il sommario procedere (la composizione tipografica è selvaggiamente incontrollata), l'iniziativa non dovrebbe restare senza seguito. Una soppressione sembra da escludere. Ad una accentuazione della istanza critica, ed aggressivamente libertaria, è azzardato credere. Il linguaggio non è ancora quello dei giovani, o di una rinnovata onda. Rimane, dopo tutto, il ldmento di una generazione sbagliato, confusamente invecchiata. Benedetto Marzullo

Persone citate: Lo Russo

Luoghi citati: Bologna, Italia