Il guardiano della briciola di Stanislao Nievo
Il guardiano della briciola Il guardiano della briciola Qualche giorno fa, un piccolo paese collinare della provincia romana, arrampicato come un uccello su un declivio a precipizio sul Tevere, ha instau- vglipsrato con un gesto semplice il pri- j cmo microparco ecologico inseri- j gto in un piano regolatore. Una ' zsemplice delibera comunale che, j spur lasciando ogni attività agri- j dcola inalterata nella zona, destina una piccola parte del territorio, lungo le insenature del Tevere, a oasi naturalistica, al riparo da malversazioni inquinanti e distruttive. E' il primo passo per un parco fluviale del Tevere. Qualche giorno fa, attraverso la storia di un cappotto povero, cercavamo un gesto povero, ma che potesse darci un po' di speranza, scaldandoci l'anima. Cercavamo un gesto ecologico. II gesto è venuto da un paesino laziale che si chiama Nazzano. Mille abitanti, una vecchia storia con castello come tanti paesi nostrani, milleduecento ettari, l'autostrada del Sole che passa accanto, come un balcone frequentatissimo da migliaia di occhi in corsa. II gesto di Nazzano, preparato in accordo coi mille del paese, è costato, in un anno di lavori e di partecipazione volontaria di molti giovani, poco più di un milione. Un gesto povero, di gran risultato. Un gesto che possiamo ripetere altrove, lungo il percorso della nostra giornata, che non prevede sempre I'au cindvèmasmmddpedgSactglpvditpstostrada o altre vie maggiori, ma ' ispesso transita tra viuzze sconosciute e piccole strade per raggiungere botteghe, uffici, officine e scuole, dentro e fuori città. Intorno a noi esistono, più in campagna che in città, ma anche nelle zone urbane, una serie di fazzoletti di terra abbandonati, ritagliati male, attraversati da tubature, scarichi indistinti, al limite di servitù industriali o d'altro genere. Stanno 11 come sacche di natura caduta prigioniera durante la grande fuga del verde. Luoghi che nessuno rivendica. Accanto a questi paria tra i giardini, ve ne sono altri campagnoli. Rive e controrive di torrenti, retroterra collinari a strisce, boschetti rimasti in bilico su una collina divorata, vallette tra svincoli di autostrade e pendii sbilenchi, dintorni di aeroporti e scali ferroviari, campi erosi dalle stoppie pelate dove terreno e sentieri si fondono in cicatrici, costituiscono una singhiozzante geografia che nessuno richiede e difende. E' il regno di nessuno su cui sorgono avanzi di storia naturale e patria, talvolta, di insospettato valore. Questa enorme Italia in briciole si allunga ovunque nella penisola. Essa attende una serie di gesti piccoli, briciole an¬ ch'essi, per costruire un sistema linfatico di sfondo al grande I ee travagliato organismo dell'eco-1 alogia maggiore. I piccoli gesti sono il lavoro pratico per rinsanguare con un minimo d'ordine questi ritagli di ! una geografia che tutti invochiatho e nessuno ci rida, ma che hpossiamo mendicare, spicchio per ' qspicchio, nel rispetto della legge ì macroscopica. Ma cosa fare di, cmtasbrecdzvirrnqclbtsdlesapdcbtnerb■igideresti stracci di terra. Dei piccoli, piccolissimi parchi naturali. E in qualche caso nazionali, se ne rivestono l'interesse. Siamo ricchi di briciole. In molte c'è un rametto d'oro. Tutto sta a coltivarlo. In città avviene la stessa cosa per certi, monumenti, ruderi, giardini an-| naffiati di rifiuti, inadatti a grandi e piccole manovre speculati-1 dmusC ve. Ma adatti ad una piccola grande manovra ecologica. E' la libertà che ci resta, oggi. Qui si propone di avviare il gesto, questo nuovo criterio di lavoro so- cialc, purché formi un'unità or ganica, un biotopo, con Iegisla zione semplice ma precisa, di staccata al massimo dalla gron dante rete di autorità sotto cui affidando la briciola campiamo in questione a un guardiano, o1 due, curatori della sua conser- ; vazionc naturale. E' un discorso rivolto a chi ! è più giovane. Chi mettere co-1 me guardiano? Chi vuol vivere all'aria aperta e fare questo me- j stiere. Un mestiere in qualche j modo retribuito, anche se non molto dapprincipio. Ma pieno di responsabilità naturalistiche, I di decisioni dirette e di diretti ì problemi della vita. ' Se è un terreno privato, qual- etino a cui il proprietario lo affi- di, per facilitare le cose, qualcuno : ,'r ,. , ... n ..... giovane, di famiglia se possibile., Se e pubblico, un _ disoccupato ( adatto. Oppure gli alunni di una classe di scuola media che a turno se ne occupino, con un programma di sviluppo, che includa le visite di altre scuole, di altri paesi e, perché no (durante le vacanze?) di altre nazioni. 1 I I , ! Lo scopo è formare una sene di nuove tessere nel mosaico ; inquinato della penisola che tut-1 ti vorremmo vedere un po' ri- ; pulito. Questi i guardiani, que-j sta la briciola da curarsi come il proprio giardino, anche se il I era un valore sociale, 1 a transistors, Kawasaki ! ha salvato l'ultimo boschetto di ' querce vallonee del paese, ì Ancora un gesto. Da levatri, ce, per far nascere qualcosa che microparco deve essere aperto a tutti. Migliaia sono gli esempi che aspettano. Eccone qualcuno preso a caso: il laghetto di Sibolla in Toscana, dove esiste la residua antica flora con drosere e eriophorum; le paludi alla foce dell'Agri in Lucania; le sponde di tanti fiumi, come a Nazzano; per le città certe ville dove nidificano uccelli rari, come il picchio rosso a Roma; a Torino, sulle colline, ce un'area ristretta dove nidifica una colonia di strani animaletti, che a qualcuno farà storcere la bocca, ma che e una rarità per l'Italia: il rospetto ostetrico, un buon padre di famiglia che porta le uova sul dorso finché si schiudono e come tutti i rospi dà una mano all'agricoltura; ma lasciamo perdere questi aspetti esteticamente risibili per certi stomaci e passiamo a Recanati, alla Torre del Passero Solitario. C'è ancora, come la vide Leopardi, e c'è il passero che nidifica ancora, circondato dalle case nuove. Un biotopo con pubblicità letteraria. Come la fattoria abbandonata della Cavallina storna in Romagna. Ma qui entriamo nei microparchi letterari, un'altra storia. In Giappone per salvare un bosco d'abeti rossi hanno speso ■40 miliardi. Hanno capito che accanto e tutto il resto. E hanno compiuto il gesto. Come da noi, a Tricase in Puglia, il dottor Congedo ha dirottato leggermente una strada e con qualche decina di milioni , | 1 da tempo ci procuia forti doglie ma stenta a venire alla luce, un paese ecologicamente indù striale, nostra unica speranza Certo i problemi ecologici sono molti e quelli grossi ben altri, Questo è soltanto un gesto d'ai- , _ -ii lenamento. Per prepararsi alle vere olimpiadi della sopravvi venza. Stanislao Nievo
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