Mirafiori, poche memorie del passato nella stretta soffocante del cemento

Mirafiori, poche memorie del passato nella stretta soffocante del cemento La guida dei ragazzi per Torino e il Piemonte Mirafiori, poche memorie del passato nella stretta soffocante del cemento Sembra un tenero pensiero di ragazzi, una riflessione innocente, ma al di là delle parole senza cattiveria, c'è la denuncia. Questa sensazione si ha dalle prime righe della « Guida » scritta dagli alunni della 4* C della elementare « Vidari » e ci accompagna attraverso la documentazione fotografica, le allusioni, anche 1 puntini di sospensione del discorsi. Com'è il quartiere Miraflori? All'interrogativo offrono una risposta senza replica che ha il sapore, per gli adulti amaro, della denuncia. « Siamo andati a cercare il "vecchio" e il "nuovo" — spiega —. Abbiamo trovato vecchie cascine nascoste tra selve di palazzi e ci ha fatto pena vederle soffocate dalle nuove costruzioni e condannate allo sfacelo. Ci sembra che non meritino di fare una fine così brutta, perciò ci domandiamo: perché le autorità non ne salvano almeno qualcuna? ». E il preludio ad un discorso che 1 ragazzi accennano appena più avanti è arricchito di esempi. Nella loro ricerca infatti c'è posto per alcune « visite ». Vediamole Insieme cosi come hanno voluto mostrarcele. La prima è « Cascina Giajone », in via Guido Reni. « Un casone rettangolare che comprende le abitazioni dei contadini, immense stalle, vasti granai e fienili. Nel 1706, durante l'assedio, un generale francese ne aveva fatto il suo comando ». Ieri c'era un allegro via vai di persone, oggi il silenzio. Prima un esempio di cascina, dopo la guida ci porta al Gerbido, a vedere la chiesetta dello Spirito Santo. Non è una gran cosa, lo ammettono implicitamente gli stessi ragazzi, non ha una vera storia. Però rappresenta un pezzo di città che è destinato a morire. « Forse verrà abbattuta — scrive uno scolaro — e al suo posto sarà costruita una chiesa più grande. Io vorrei che non fosse demolita ». In fondo è l'innocente rifiuto delle cose nuove e brutte, che non suscitano affetto. Un vecchio muro, ud « parco silenzioso » valgono assai di più di una costruzione moderna per la quale si prova una sorta di sgo¬ mento perché è fuori della dimensione umana. Siamo giunti cosi alla nota più cruda della guida. Qui non è necessario aggiungere alcun commento. I ragazzi soffermano l'attenzione su due ville, la « Amoretti » e la « Generala ». Sono due realtà della nostra vita. Noi le accettiamo, loro denunciano lo stridore degli usi diversi, opposti, a cui sono destinate. E lo fanno ancora con candore, senza misurare le parole. « Entrando nel parco della "Amoretti" si notano alberi secolari, salici piangenti che gettano ombra sulle panchine occupate da gruppi di giovani e danno ombra agli anziani ». C'è pace e serenità in questo « quadro » e nella descrizione di ciò che da qualche anno è diventata. « Un cenilo socio-culturale con biblioteca, centro di lettura, un servizio di ascolto di musica in cuffia ». Al lungo brano fa seguito la « visita » alla « Generala », cioè al « Ferrante Aporti ». « Anche questa villa — scrivono i ragazzi della "Vidari" — da privata è diventata centro sociale di "rieducazione". Sarà veramente "rieducativo" rinchiudere in un luogo diventato così tetro ragazzi che hanno più bisogno di affetto e di comprensione che della frusta? ». E' un interrogativo amaro e bruciante. Forse la frase riassume il lavoro svolto dagli studenti. La dimostrazione che si può essere « adulti » pur essendo adolescenti.

Luoghi citati: Piemonte, Torino