Il dollaro ieri ha ripreso quota (856,7 lire) Callaghan negli Usa per il "super-serpente" di Natale Gilio

Il dollaro ieri ha ripreso quota (856,7 lire) Callaghan negli Usa per il "super-serpente" Il dollaro ieri ha ripreso quota (856,7 lire) Callaghan negli Usa per il "super-serpente" Ne dovrebbero fare parte, oltre alla moneta americana, marco, yen, sterlina e franco francese - Fra pochi giorni sarà possibile vendere l'oro delle riserve nazionali a prezzi di mercato? Roma, 21 marzo. Ancora una volta, a dimostrazione dello stato di profondo disordine in cui versano i mercati internazionali dei cambi, è bastato poco per ridare al dollaro tono e capacità di recupero. L'occasione che fra l'altro ha consentito oggi alla divisa americana di apprezzarsi nei confronti dì tutte le valute (la quotazione sulla lira è passata da 855,50 di ieri a 856,75) è data dalla proposte che il premier inglese Callaghan sì appresterebbe ad illustrare al presidente Carter giovedì prossimo a Washington. Secondo alcune fonti, Callaghan presenterà l'iniziativa di dar vita entro poco tempo ad un «super-serpente monetario» del quale facciano parte dollaro, marco, yen, sterlina e franco francese. In altre parole, creare un'area monetaria di fluttuazione congiunta attraverso la quale ci si impegni a mantenere una certa struttura dei tassi di cambio, in modo da tagliare le gambe alla speculazione. Questa proposta, poi, farebbe il paio con un'altra, di fonte americana: applicare subito la nuova norma dello statuto del Fondo monetario internazionale che stabilisce la libertà per tutti, comprese le banche centrali, di vendere o acquistare oro a prezzi di mercato. Vediamo se e in che modo queste proposte potrebbero rappresentare un'efficace terapia d'urto a sostegno del dollaro e riportare l'ordine sui mercati dei cambi. Cominciamo dall'oro. Fra pochi giorni entrerà in vigore l'accordo politico firmato nel gennaio '76 in Giamaica e ratificato dall'80 per cento dei paesi membri del Fondo monetario. La novità di quell'accordo sta nell'abolizione del prezzo ufficiale dell'oro e nell'instaurazione, come abbiamo detto, di un regime di libertà che consente di cedere o acquistare il metallo ai prezzi di mercato. L'applicazione della nuova normativa alla situazione attuale porta ad una serie di considerazioni dì fondo. Gli Stati Uniti, vendendo oro, aumenterebbero le loro riserve in valuta (ossia le riserve in marchi, yen, franchi svizzeri, divise cioè sulle quali è puntata l'attenzione degli speculatori) e questo sarebbe senza dubbio un indice preciso della volontà di intervenire a sostegno del tasso di cambio della loro moneta. Al contempo però potrebbe avere, dal punto di vista psicologico, degli effetti controproducenti. Gli americani, si direbbe, data la situazione ormai difficile della loro moneta, sono costretti a vendersi «i gioielli di famiglia». Tenuto conto che l'ammontare delle riserve auree americane non è poi così elevato (11 miliardi di dollari a prezzo ufficiale) il mercato potrebbe trarne la convinzione che la malattia del dollaro sia giunta ormai ad uno stadio molto avanzato. Il quadro generale di riferimento, inoltre, risulterebbe ancora più destabilizzato se la libertà prevista dal nuovo statuto del Fmi dovesse essere usata da tutti i paesi. ] Le banche centrali, decidenI do di acquistare oro, lo faI rebbero probabilmente ven\ dendo dollari e quindi ac! centuando le tensioni sulla ' divisa statunitense. La sola alternativa possibile, allora, è che gli Stati Uniti cedano oro alla GerI mania contro marchi, ag! giungendo questa bombola j di ossigeno agli accordi bila\ ferali siglati nei giorni scorsi. Una misura tampone cioè, dimostrazione di buona volontà, alla quale dovrebbe j far seguito l'impegno degli ! altri paesi a non effettuare transazioni massicce di metallo. Una conclusione che sì riflette anche sull'Italia. Il fatto di non poter vendere oro fino a ieri riduceva ad un valore praticamente nullo la consistenza delle riserve auree italiane (13 miliardi di dollari a prezzi di mercato). Oggi, la possibilità di cedere il metallo dà al conto patrimoniale dell'«Azienda Italia» un significato di grande rilievo. Resta purtroppo un significato virtuaI le, nel senso che sarebbe illusorio pensare di poter ce! dere grandi quantità di mej tallo, per finanziare ad | esempio pesanti deficit di biI lancia dei pagamenti, senza I provocare una forte discesa delle quotazioni di mercato. Al di là di questo, ammesso e non concesso che si arrivi ad una applicazione sia pure bilaterale del nuovo statuto del Fmi, questo evento segna un'ulteriore tappa dei fallimenti seguiti alla crisi monetaria del 1971. Questo ci porta alla proposta britannica di creazione di un super-serpente monetario. In realtà, a ben vedere, si tratta di un accordo, fra alcuni paesi, di reciproco intervento per impedire alla speculazione di spostarsi da una valuta all'altra. Cioè, gli Stati Uniti nella pratica si riconoscerebbero debitori, sul piano politico, della Germania, del Giappone, della Svizzera, per gli interventi a sostegno del dollaro che tali paesi potrebbero effettuare sul mercato. Il fatto poi che di tale accordo facciano parte i paesi a valuta più forte dovrebbe scoraggiare sili nascere qualsiasi tentativo di speculazione. Il fissare in tal modo il dollaro ad un certo tasso di cambio, vincolandone la parità entro una fascia più o meno ristretta di fluttuazione, avrebbe forse il vantaggio di non mettere in moto aumenti di prezzo dei prodotti petroliferi. In un modo o nell'altro, le due proposte appaiono pur sempre dei palliativi, il proseguimento della politica perseguita da tempo del giorno per giorno. Il problema principale resta sempre quello dei diversi andamenti delle economie occidentali. Se i divari reali fra gli Stati Uniti da una parte, Germania, Giappone e in misura diversa Svizzera, Olanda ecc. restano ampi e minacciano di durare, prima o dopo, anche se le proposte di cui si parla dovessero attuarsi, i tassi di cambio riprenderanno a muoversi in modo frenetico. Natale Gilio James Callaghan

Persone citate: Callaghan, James Callaghan