Un altro funzionario in carcere per gli alloggi d'oro del Belice

Un altro funzionario in carcere per gli alloggi d'oro del Belice L'ex capo dell'Ispettorato per le zone terremotate Un altro funzionario in carcere per gli alloggi d'oro del Belice E' l'ingegner Arrigo Fratelli, 54 anni, promosso e trasferito a Roma, al ministero - Quattro miliardi in più sul costo totale delle case (Dal nostro corrispondente) Palermo, 21 marzo. « Un'altra testa è caduta », si commenta a Palermo e a Trapani dopo il nuovo arresto peT gli scandali nel Belice. E' quella dell'ing. Arrigo Fratelli, 54 anni, ex capo dell'ispettorato alle zone terremotate della Sicilia (organo del ministero Lavori pubblici) che da un anno, promosso di grado, è stato trasferito a Roma, al ministero. Come gli altri tredici arrestati il 26 gennaio scorso, il giudice istruttore di Trapani, Antonio Scruto l'ha incriminato per peculato e interesse privato. Il caso per il quale anche l'ing. Fratelli è finito in prigione (arrestato ieri pomeriggio a Roma, sarà trasferito al più presto nel carcere San Giuliano a Trapani) è lo stesso: la costruzione di 125 alloggi popolari a Salemi, nel versante trapanese della valle del Belice. Ultimati in questi giorni dalla ditta di Giuseppe Pantalena di Agrigento (pure arrestato) gli appartamenti sono costati nientemeno che 170 milioni l'uno. L'accusa rivolta a Fratelli è di aver dato il benestare per tre perizie di variante (in tutto per quattro miliardi destinati in aggiunta a somme precedenti, per le case di Salemi) che avrebbero fatto finire nelle tasche di Pantalena un fiume di soldi in più. E — sospetta il magistrato — Pantalena avrebbe «concretamente» dimostrato la sua «gratitudine» in maniera proporzionale all'impegno svolto da ciascun funzionario, piccolo, medio o grosso, che ebbe un ruolo nell'operazione. La nuova chiamata in causa comunque fa pensare che l'inchiesta giudiziaria stavolta non s'è fermata (come in passato altre volte) e che potranno esservi coinvolti altri personaggi, non esclusi uomini politici. A poco meno di due mesi dalla prima ondata di arresti, quello di Arrigo Fratelli ne è la chiara conferma. E' probabile che a far convergere sull'ex ispettore alle zone terremotate il raggio dell'inchiesta sia stata la lunga deposizione resa in carcere dall'ing. Salvatore Maligno, capo della sezione speciale del Genio Civile per le zone terremotate di Trapani. Interrogato per oltre dieci ore il funzionario dimostrò di aver segnalato, con due lettere all'ispettore Fratelli, che verso Pantalena (per altro compaesano dello stesso Maligno) forse si stava adottando un criterio, come dire, di eccessiva prodigalità. Meglio era — invitava Maligno — andare più cauti ed esser meno larghi nell'autorizzare perizie di variante destinate a dilatare davvero oltre misure i costi. Sono ancora rinchiusi nella casa penale di Trapani, assieme ad altri otto, gli ingegneri Vittorio Della Corte e Marco Rugen rispettivamente provveditore alle opera pubbliche per la Sicilia e presidente della sesta sezione del Consiglio superiore dei Lavori pubblici. Come Fratelli, avrebbero chiuso un occhio al momento «giusto», cioè quando Giuseppe Pantalena chiese ed ottenne i quattro miliardi in più? A questa risposta fino a oggi tanto il giudice istruttore Sciuto quanto il p. m. Giangiacomo Ciaccio Montalto hanno risposto affermativamente: essi infatti sono per¬ suasi della responsabilità penale degli arrestati. Soltanto tre, finora, hanno ottenuto la libertà provvisoria: sono in un certo senso elementi di secondo piano. Si tratta del geom. Emidio Alabrese, dipendente del Genio Civile, che presenziò per caso all'inizio dei lavori delle case a Salemi; ring. Marco Zuglian, tecnico di fiducia della «Pantalena» e il geom. Mario Carbonari, già dipendenti dell'Ises, l'Istituto sviluppo edilizia sociale, poi sciolto, che Mancini, allora ministro dei Lavori pubblici, incaricò di progettare la ricostruzione dei quindici paesi del Belice distrutti dalle scosse di terremoto tra l'inverno e la primavera del 1968. La posizione di Pantalena, che non ha neppure chiesto la libertà provvisoria perché sicuro che gliel'avrebbero negata, sembra la più pesante. Il giudice gli ha fatto sequestrare, in trentadue libretti di risparmio intestati a nomi di fantasia (i suoi parenti, le stagioni, i mesi dell'anno) più di quattro miliardi, somma equivalente a quella che egli avrebbe lucrato illegalmente. Tuttavia, per consentire alla ditta di ultimare le case-scandalo a Salemi, il giudice Sciuto il mese scorso svincolò circa un miliardo. Ora i lavori stanno per finire e un centinaio di operai saranno licenziati dalla «Pantalena». Quest'ultimo è uno degli amari, impietosi risvolti dell'assurda, incredibile vicenda costata in tutto il Belice miliardi a palate e che trattiene ancora nelle baraccopoli 43 mila terremotati in attesa d'una casa. Antonio Ravidà