I compagni dei due giovani uccisi dicono: "E' un delitto politico"

I compagni dei due giovani uccisi dicono: "E' un delitto politico" I due extraparlamentari di sinistra assassinati a Milano I compagni dei due giovani uccisi dicono: "E' un delitto politico" Secondo la polizia tutte le ipotesi rimangono valide compresa quella della vendetta maturata nell'ambiente della droga - Che si tratti di un delitto almeno indirettamente politico è l'opinione più diffusa presso gli inquirenti - Duemila studenti hanno ricordato le vittime in piazza del Duomo; funerali a spese del Comune (Dal nostro corrispondente) Milano, 20 marzo. «Tutte le ipotesi rimangono valide, nessuna privilegiata rispetto alle altre», ha detto stamane al palazzo di giustizia il dottor Spataro, sostituto procuratore che coordina le indagini sul duplice omicidio di Lorenzo Jannucci e Fausto Tinelli, extraparlamentari di sinistra, uccisi sabato sera a colpi di pistola, da tre assassini che sono rimasti sconosciuti. Ecco le ipotesi. Due, le principali: movente direttamente politico, e vendetta maturata nell'ambiente della droga. La prima comprende almeno tre possibilità. La prima è che il duplice omicidio fa parte di una reazione a catena del terrore, iniziata con il massacro di Roma ed il rapimento di Moro, e destinata ad accrescersi nelle prossime settimane. E' la convinzione espressa dalla maggioranza dei gruppi della nuova sinistra, dai loro leaders e giornali, da democrazia proletaria. La seconda è che l'agguato è opera di fascisti. E a sostegno di tale opinione, il richiamo ad Alberto Brasili, lo studente-lavoratore ucciso a coltellate tre anni or sono da un «commando» di estremisti di destra che voleva «farsi un cinese», uno a caso, purché avesse «l'aria di un compagno». Brasili vestiva un eskimo, generalmente indossato dai ragazzi di sinistra, e tanto bastò per qualificarlo tale, e sceglierlo a vittima. Jannucci e Tinelli, sabato sera, erano in jeans sdruciti e maglioncino. Dunque avevano l'aspetto di «compagni». Come Brasili, non erano militanti attivi. Il loro impegno si esauriva nel manifestare le rispettive simpatie verso Autonomia operaia (Jannucci) e Lotta continua (Tinelli). Anche il padre di quest'ultimo crede a questa ricostruzione: «Hanno sparato nel mucchio», dice, «colpendo i primi due che entravano al centro sociale "Leoncavallo"». Qualcuno aggiunge che nel quartiere Casoretto (dov'è avvenuto il fatto, in via Mancinelli) la tensione fra opposti gruppi è, da anni, particolarmente forte. Nel '75 fu ucciso Sergio Ramelli (del Fronte della gioventù); seguirono «spedizioni punitive» e sparatorie durante cui fu col- pita anche Chiara Antola, una bambina di 10 anni che stava uscendo da scuola. Nel '76, in via Lombardia, omicidio di Pedenovi, consigliere provinciale del msi; altra reazione di destra con spari e aggressioni «ai rossi». Terza ipotesi è che l'uccisione di Jannucci e Tinelli sarebbe opera di estremisti di sinistra, appartenenti a gruppi avversari. Si ricorda in proposito l'asprezza dei rapporti fra Mls e autonomi ed il recente ferimento del pittore Fausto Pagliano (simpatizzante di «Autonomia»). Gli inquirenti non smentiscono tale eventualità, ma si mostrano scettici. La nuova sinistra la respinge come un assurdo: «Indipendentemente da ogni considerazione di al tro tipo», spiegano, «tutti i compagni sono, evidentemente, molto politicizzati. E dunque non possono non rendersi conto che uccidere due giovani di sinistra oggi, dopo i latti di Roma, significa, obbiettivamente, far salire la tensione a livelli insostenibili». Che questo sia un delitto «almeno indirettamente politico», è l'opinione più diffusa in città. Si fa notare che, in questi giorni, con lo spiegamento di forze, i blocchi, i controlli, le perlustrazioni, la malavita si trova «in difficoltà», tant'è vero che da giovedì scorso (data del massacro e del rapimento Moro) non ci sono stati né delitti né rapine. Si argomenta inoltre che «persino il più sprovveduto ed apolitico dei delinquenti comuni non poteva non immaginare che un simile delitto sarebbe stato immediatamente considerato un atto politico, e avrebbe scatenato conseguenze politiche». L'ipotesi del delitto maturato nell'ambiente della droga rientra in questo campo. Infatti la lotta all'eroina e agli stupefacenti pesanti è impegno comune dei gruppi extraparlamentari di sinistra. Ci sono state irruzioni e deva- stazioni in locali pubblici do ve si riteneva venisse spacciata l'eroina; aggressioni a singoli presunti trafficanti (non di rado legati al «giro» dei «sanbabilini»); articoli, dibattiti, conferenze, proiezioni sull'argomento; c'è stata, e c'è la promessa — la minaccia — della pubblicazione di un «libro bianco» con l'elenco degli spacciatori (sovente insospettabili) e dei posti (altrettanto apparentemente «puliti») dove agiscono. Lorenzo e Fausto potrebbero essere stati uccisi da trafficanti scoperti da loro, o comunque, dai giovani del «Leoncavallo»? Tale eventualità, che sembra godere di qualche credito in questura, è stata però decisamente smentita oggi,' ' tìU-: rante una conferenza stampa tenuta al circolo «Leoncavallo» dai compagni delle vittime. Hanno detto di non avere mai avuto in programma di scrivere «libri bianchi» specificando che, nella battaglia antidroga, Jannucci e Tinelli non risultavano particolarmente impegnati: «Certo, lo erano, come tutti noi». E allora? Allora, se veramente è così, questo duplice delitto è sempre più buio. Oggi, intanto, sono continuate le testimonianze di dolore e di inquietudine, le manifestazioni di cordoglio, i cortei di protesta. Il sindaco Tognoli ha annunciato che i funerali avverranno a spese del Comune; oltre duemila studenti, in piazza del Duomo, hanno ricordato le vittime; il comitato permanente antifascista le ha commemorate anche recandosi, in delegazione, a deporre fiori in via Mancinelli, dove i due ragazzi sono stati uccisi. Ornella Rota Milano. Corteo di giovani nelle strade del centro contro l'uccisione di Lorenzo latinucci e Fausto Tinelli (Tel

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