Impedita la lettura del volantino di Clemente Granata
Impedita la lettura del volantino Impedita la lettura del volantino (Segue dalla 1' pagina) blicità del dibattimento in tutte le forme che gli attuali mezzi contemplano». E precisa che la Corte «intende rigettare qualsiasi forma di interferenza all'interno dell'aula ove non possono inserirsi neppure dubbi sull'insorgenza di caratteristiche di particolarità processuale ». Chiede pertanto spiegazioni alla autorità amministrativa e or dina subito che siano res'.ituiti i registratori ai due av vocati, poiché in tal caso lo stesso diritto di difesa po trebbe subire una limitazione. Prende la parole il dott. Bellofiore: « Il questore informa che le disposizioni sono state diramate dal ministero dell'Interno per ragioni di sicurezza ». Barbaro: « Bene, allora il ministero motivi la sua decisione». Moschella: « La Corte agisce bene, a questo punto però in attesa delle spiegazioni del ministero è bene sospendere il dibattimento: potrebbe essere sollevata infatti un'eccezione di nullità poiché ora non è garantito in modo pieno il carattere pubblico dell' udienza ». Barbaro sospende per « un periodo di ore ». Sono le 10,45. La risposta del ministero si conosce due ore dopo. Ed è un opportuno ripensamento. L'ordine precedente è modificato: gli operatori radiofonici e televisivi e i fotografi sono ammessi per un « periodo limitato ». Moschella: « Non parliamo di conflitto, non parliamo di vittoria nosira. Diciamo che qui si sono riaffermati i diritti costituziona¬ li ». Presidente: « Restano quindi valide le mie precedenti disposizioni ». Diatriba formalistica quella cui si è assistito finoia? Mere esercitazioni dialettiche? Non crediamo proprio. Sono venuti in discussione i principi fondamentali del nostro ordinamento. Che essi siano stati salvaguardati nella loro pienezza, in un processo difficile come questo, è motivo di onore per i giudici e il pubblico ministero. E' la riaffermazione completa dello Stato di diritto. L'udienza riprende, ma si arroventa. Sono venti minuti, tesi, esasperanti. I brigatisti partono all'attacco, provocano, insultano, poi si allontanano dall'aula. L'occasione: la lettura del comunicato numero 11. E' un documento di due cartelle, non contiene il temuto ricatto (« Fuori noi in cambio di Moro»), ma è carico di gravi affermazioni. Presidente Barbaro (in un estremo tentativo di conciliazione): «Il documento non contiene elementi che attengano al processo, ma solo divagazioni. Non potete leggerlo ». Il brigatista Ferrari: « Parlo a nome di tutti i compagni, voglio leggerlo ». Aw. Foti (difensore d'ufficio di Ferrari): «L'imputato può fare le dichiarazioni che ritiene opportune ». Ferrari, con stizza: « Lei stia calmo». Foti: « La difesa ha diritto di verificare che nel documento ci siano solo divagazioni ». Presidente: « Le metto a disposizione il comunicato. Ma ribadisco che contiene divagazioni ». Altra schermaglia giuridica con l'aw. Foti, nella quale interviene anche il pubblico ministero: « L'imputato Ferrari può parlare solo per discolparsi, non per intimidire o insultare ». Ferrari: « Comunque... ». Pres.: « Se lei vuole discolparsi... lo faccia, ma il documento non lo legge ». Ferrari: « Questo provvedimento dà la misura della vostra debolezza e miopia politica. C'è un ben altro processo... » (Si riferisce al « processo » cui le br vogliono sottoporre l'on. Moro, n.d.r.). Presidente: « Il nostro è un processo regolare, normale ». Ferrari: « Ce ne andiamo, restano qui come osservatori Curdo, Ferrari e Buonavita ». I carabinieri entrano nelle gabbie per ammanettare quelli che vogliono uscire. Brigatista Franceschini, urlando: « Questo è un processo politico, lo ha detto anche il p.m. a Panorama ». P.m.: « Non ho fatto questa dichiarazione in aula ». Franceschini: « Lei è un nevrotico. C'è un ben altro processo in corso. Il vero processo si sta svolgendo in un posto più serio di questo». P.m.: « Sia espulso. Gli imputati ripetono anche questa volta la loro attività criminale. C'è un osanna al delitto. Si vergognino. Siano espulsi o mi allontano ». Si toglie la toga. Presidente: «Franceschini, a cominciare da lei siamo tutti seri qui dentro ». Franceschini: « Il p.m. dice che il processo è politico, ma impedisce a noi di fare dichiarazioni politiche ». Presidente: « Dia anche lei un'intervista ». Franceschini: « Il p.m. è un nevrotico, disonora il tribunale e la toga che porta addosso ». P.m.: « Va espulso ». Curcio: « Moro è nelle mani del proletariato e sarà processato. E con lui la de, tutta la classe dirigente e tutto lo Stato ». P.m.: « I delinquenti sono nelle nostre mani ». Franceschini: « Siamo un partito, un'organizzazione comunista combattente. Le Br esistono anche fuori di qui ». P.m.: « E' una banda ». Basone: « Che ha in mano Moro ». Rimangono in aula Curcio, Ferrari e Buonavita. Gli altri nel cortile salgono sul furgone. Curcio reclama carta e penna. Gli sono fornite. La tensione si alleggerisce. Il presidente può leggere la relazione riepilogativa dei fatti. Al termine, e sono circa le 14,30, il p.m. dott. Moschella chiede il sequestro del comunicato numero 11 e l'invio degli atti alla Procura per individuare gli eventuali reati contenuti nel primo e quelli commessi in udienza. Afferma: « Il pubblico ministero non è animato da pregiudizi o animosità particolari nei confronti degli imputati. E' perfettamente consapevole che durante l'udienza i poteri di polizia spettano al presidente che li esercita nella sua discrezionalità ». E precisa: «Afa il p.m. non può rimanere inerte, quando si rende conto che in aula sono commessi reati ». Argomentazioni, che appaiono ineccepibili. Oggi, sesta udienza. Clemente Granata
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