Arrestata la madre di Sara Domini la bimba che fu rapita ad Alassio di Filiberto Dani

Arrestata la madre di Sara Domini la bimba che fu rapita ad Alassio Dopo l'angoscia per il sequestro, il carcere per bancarotta Arrestata la madre di Sara Domini la bimba che fu rapita ad Alassio E' una conseguenza del fallimento della "S.p.A. Geloso" di cui la donna è stata per molti annpresidente - Mandato di cattura anche per il marito, l'avv. Domini (dal quale vive separata) (Dal nostro inviato speciale) Alassio, 17 marzo. Un altro amaro capitolo nella tormentata storia della famiglia Geloso-Domini. Gianfranca Geloso-Domini, 42 anni, madre di Sara, la bimba di 4 anni rapita ad Alassio il 30 dicembre 1976, e rilasciata dopo 18 giorni dietro versamento di 2 miliardi di lire, è stata arrestata per bancarotta fraudolenta. L'accusa è legata a un vecchio fallimento, quello della «Società per Azioni Geloso», di cui la donna è stata per molti anni presidente. Il mandato di cattura, firmato a Milano dal giudice istruttore Giuseppe Tarantola, riguarda anche il marito da cui è legalmente separata, l'avvocato Edgardo Domini, 54 anni, già amministratore delegato della società. L'arresto è stato eseguito ieri ad Alassio, dove Gianfranca Geloso-Domini vive con la figlioletta in un rosso castello merlato; a Trieste, dove Edgardo Domini abitualmente risiede, le ricerche sono state invece vane. Soprattutto ad Alassio, la noti¬ zia del mandato di cattura ha suscitato notevole emozione. Qui il ricordo della terribile avventura della piccola Sara è ancora fresco, nessuno dimentica quei 18 giorni di angoscia che hanno spezzato i nervi deLla donna, adesso finita in carcere. La cronaca dell'arresto di Gianfranca Geloso-Domini è scarna. Ore 12 di ieri. La tenenza dei carabinieri di Alassio riceve una telefonata dal nucleo di polizia giudiziaria di Milano: c'è l'ordine di arrestare la ex presidente della Geloso per bancarotta frau dolenta e di accompagnarla nel capoluogo lombardo, a disposizione del giudice istruttore. Ore 14,30. Il capitano Roberto Battaglia, e con lui ci sono due sottufficiali, suona al cancello del castello da cui si domina tutto il golfo. Viene ad aprire un guardiano, è stato assunto dalla nonna della bimba, la vedova di John Geloso, per evitare alla nipotina altre brutte sorprese. Il capitano dice che vuol parlare con la signora e la signo ra, un paio di minuti dopo, gli va incontro. Gianfranca Geloso-Domini apprende che a suo carico c'è un mandato ì di cattura. E' molto scossa, il suo viso scavato dai recenti affanni diventa grigio, ma non fa scene d'isterismo. Chiede il tempo di prepararsi e di salutare la bimba che sta giocando nella sua camera. L'abbraccio tra madre e figlia avviene senza pianti. Sara è abituata alle partenze della madre che spesso, per curare i suoi interessi, va a Milano. ((Tornerò presto», le dice e poi provvede ad affidarla ad una famiglia amica. Prima tappa, la caserma dei carabinieri di Alassio dove si svolge i; rituale della notifica del mandato di cattura. Seconda tappa, e sono le ore 19, dopo un viaggio a bor do di un'auto presa a noleg gio, il carcere genovese di Marassi. E' una tappa forzata, il carcere femminile di San Vittore è al completo. Un capitolo amaro nella storia Geloso-Domini. Era già affiorata nei giorni del seque stro di Sara, quando i rapito ri avevano chiesto un riscatto di 2 miliardi e la famiglia aveva pubblicamente dichia rato di essere nullatenente. Alle spalle dei Geloso-Domini c'era infatti il fallimento della società (con un passivo di 2 miliardi) e nessun bene patrimoniale per tacitare i creditori. Ma il riscatto era stato infine pagato. Da chi? Dalla nonna materna, Franca Geloso, vedova di John, il fondatore dell'industria. L'anziana signora risiede a Lugano e i soldi erano stati importati regolarmente dalla Svizzera, nel rispetto di tutte le norme valutarie. La vedova era stata liquidata prima del fallimento, con 1 miliardo e 400 milioni di allora: quelle lire, portate oltre frontiera e tramutate in franchi, si erano triplicate di valore. Fondata a Milano nel 1931, per iniziativa di John Geloso, l'azienda era diventata un impero industriale, con stabilimenti sparsi nella Penisola e consociate all'estero. Ad un certo punto il nome Geloso era quasi entrato nel costume nazionale: il merito di questo, più ancora delle radio, fu dei registratori, quando ancora non erano niente di più di un oggetto misterioso, complicato da usare. Morto il fondatore, l'azienda era passata alla moglie Franca e alla figlia Gianfranca, sposata con l'avvocato Edgardo Domini. Dopo il pionierismo e il boom degli Anni Cinquanta e di una parte degli Anni Sessanta, il crepuscolo, la crisi, i licenziamenti quando i dipendenti erano ormai ririutti a 600. E il fallimento, i creditori che reclamano, l'intervento della magistratura penale, le accuse di cattiva amministrazione che, in seguito, verranno precisate in una parola: bancarotta. La vicenda della Geloso diventa un grosso dossier del quale ancora oggi non è stata scritta la pagina finale. Il 23 febbraio '73, Edgardo Domini, amministratore delegato, viene arrestato per bancarotta, ma più tardi è scarcerato per mancanza d'indizi. Le accuse coinvolgono anche il presidente della società, Gianfranca Geloso-Domini, ma l'unico provvedimento preso nei suoi confronti è il ritiro del passaporto. Cinque anni dopo, ieri, il mandato di cattura. Dicono ad Alassio: «Ha sempre vissuto i suoi drammi in un silenzioso isolamento». Filiberto Dani Alassio. Gianfranca Geloso Domini con la piccola Sara dopo la liberazione (La Stampa)

Persone citate: Edgardo Domini, Franca Geloso, Giuseppe Tarantola, Roberto Battaglia, Sara Domini