Forse tra i venti ricercati no dei cervelli delle Br

Forse tra i venti ricercati no dei cervelli delle Br I nomi suggeriti dal cervello elettronico del Ministero Forse tra i venti ricercati no dei cervelli delle Br Venti fotografie, venti nomi forniti dal ministero dell'Interno (sembra su «suggerimento» di un cervello elettronico): sono le persone che la polizia sospetta di far parte della «banda armata Brigate rosse». Da anni alcuni di loro sono perseguiti da mandati di cattura, rimasti o quasi dimenticati in archivi polverosi e dei quali ci si è ricordati, all'improvviso, dopo la strage di via Fani. Fra questi personaggi nessuno, per ora, è indicato come responsabile della strage e del rapimento del presidente della democrazia cristiana, on. Aldo Moro, ma per ognuno — sostengono gli inquirenti — esistono dubbi e perplessità. Ciascuno di loro, se rintracciato, potrebbe rap presentare il primo anello di quella lunga catena per arrivare ai terroristi che hanno seminato sangue e morte a Roma e, forse, una settimana avanti, a Torino. Per chiudere ancora di più le maglie, il ministero di Grazia e Giustizia ha ordinato la censura di tut- \ ta la posta dei detenuti nei carceri speciali. L'indicazione di certi personaggi, tuttavia, non può non suscitare perplessità, se non altro per la direzione che le indagini sembrano aver preso. Il nome di alcuni si conosceva, ed era già «logoro» agli inizi degli Anni Settanta, periodo che molti, anche fra gli inquirenti, considerano mitologico per l'eversione. La lunga lista dei «possibili» si apre con il nome del più ambiguo: Marco Pisetta, 28 anni. Quando, per la prima volta le indagini dirette dal sostituto procuratore Guido Viola, di Milano, si concentrarono sulle Brigate rosse, Pisetta diventò personaggio chiave: collaborò con gli inquirenti, ma soprattutto collaborò con il Sid (Servizio informazioni difesa). Stese un memoriale nel quale vennero sapientemente miscelate molte verità e molte menzogne. Il giudice Viola, nella sua requisitoria, attribuisce a Pisetta l'appartenenza ai Gap e alle Br. E aggiunge: «Per noi, è un avventuriero, un individuo senza ideali». Il nome di Giustino De Vuono, in questo elenco, ha sorpreso molti inquirenti. Con altri 22 imputati, fra i quali Carlo Fioroni, il «professorino» introvabile dell'«affare Feltrinelli», De Vuono è stato rinviato a giudizio per il sequestro e l'uccisione dell'ingegnere milanese Carlo Saronio. Il giudice istruttore nel rinvio a giudizio non lo indica come «politicizzato». E' evaso dal carcere di Mantova il 28 gennaio dell'anno scorso. Poche, e non certo illuminanti, le notizie su Enrico Bianco: 26 anni, torinese, furti d'auto, fuga dal carcere di Benevento 111 gennaio 1977; dal ministero non sono giunte su di lui, notizie di conversioni politiche. Poi Pietro Del Giudice: a Milano è conosciuto come un militante nell'Area autonoma, lo sospettano ài essere passato alle Brigate rosse e di avere compiuto un «esproprio» in banca per autofinanziamento. Il Viminale indica altri sei come possibili brigatisti: Domenico Lombardo, 34 anni; Giuseppe Aloisi, di 32; Patri zio Peci, di 25; Franco Bonisoli, di 23; Innocente Salvoni, di 28 e Antonio Favale, di 20. Per gli altri, note meno sfu mate o, come dicono gli inquirenti, sospetti più precisi. Prospero Gallinari, due anni or sono in assise a Torino si dichiarò brigatista rosso. Evase dal carcere di Treviso il 2 gennaio 1977. Nell'organizzazione sembra che abbia ricoperto ruoli rilevanti e, dopo la fuga dalla prigione, sarebbe diventato uomo di punta, presente in molte imprese, anche più sanguinose. Antonio Savino — dicono in questura — è divenuto brigatista rosso soltanto dopo l'evasione dal carcere di Forlì nel giugno dell'anno passato. Prima era stato un fiancheggiatore. Quando i «capi storici» erano ancora in libertà, Corrado Alunni, 30 anni, romano, insieme con Fabrizio Pelli e Susanna Ronconi, aveva nelle Br una posizione critica, forse era addirittura uscito dall'organizzazione: gli inquirenti dicono che sia tornato nel gruppo, per occupare un ruo- | lo di primo piano. C'è, nei suoi confronti, la richiesta di mandato di cattura per l'uccisione dell'avvocato Fulvio Croce. I testimoni l'avrebbero riconosciuto dalle foto segnaletiche. Si sospetta anche che sia stato lui a impugnare la «Nagant» con la quale sono stati commessi altri delitti. Figlia di un ex alto ufficiale j di Marina, Susanna Ronconi, I 27 anni, veneziana, è indicata 1 come la compagna di Alunni. Gli inquirenti la sospettano di essere «la ragazza» presente in numerose azioni Br. E' ricercata per l'assassinio dell'avv. Croce e del maresciallo Rosario Berardi. Di Mario Moretti, 32 anni remano, da tempo si son perse le tracce. Ha fatto parte del primo nucleo milanese di brigatisti; è accusato di aver fatto irruzione nel centro Ucid di Edgardo Sogno a Milano. Sospettato di essere stato protagonista in molti episodi, anche Rocco Micaletto, 32 anni, ex operaio della Fiat, scomparso da due anni. Brunhilde Pertramer, 31 anni, (latitante) è coinvolta in numerose inchieste sulle bierre ed è stata rinviata a giudizio per il sequestro di Carlo Saronio. Il primo settembre 1976 a Biella il vice questore Francesco Cusano venne freddato da due sconosciuti. Gli inquirenti ritengono che gli assassini siano Lauro Azzolini, 35 anni, e Paolo Sicca, 28. I due sareb| bero diventati brigatisti. Fra i ricercati, anche il direttore di una rivista: Antonio Bellavita, 40 anni, milanese, firma dal luglio 1974 Controinformazione. L'archivio del periodico fu trovato nella base rossa di Robbiano della Mediglia. Bellavita scomparve prima dell'arresto, ha fatto pervenire al magistrato un memoriale nel quale nega di essere un brigatista rosso. Vincenzo Tessandori karev vanta una lieve superiorità nella potenza di tiro. Il calibro scelto fu il 7,62 mm. Nagant — E' una pistola a tamburo cecoslovacca da 7,62 mm sulla quale — ed è questa la sua caratteristica — può essere inserito il silenziatore. Al momento dello sparo, infatti, il tamburo viene spinto verso la canna in modo da costituire un corpo unico che evita la fuoruscita laterale dei gas combusti e del rumore cosicché è sufficiente silenziare il foro di uscita della canna per attutire la detonazione. Mab 38 — E' il moschetto automatico Beretta in dotazione dal 1938 all'allora Regio esercito ed ancor oggi usato in alcuni reparti dell'esercito italiano. E' un'arma ingombrante (lunga 80 cm) capace di 550 colpi al minuto. Mario M. Moretti Domenico Lombardo Giuseppe Aloisi